Capisci che esiste una Grecia insospettabile quando all’ufficio dell’ente del turismo ellenico a Salonicco, che ti accoglie con gli onori dell’ospite in missione speciale, insieme alle cartine geografiche e al portachiavi d’ordinanza, ti regalano anche un gigantesco ombrello. Ma perché, in Grecia piove?
Non posso confermarlo, ma sono certa che a gennaio può fare un freddo polare. E se il mondo va all’inverso, ci adeguiamo: voltiamo le spalle al mare e ci rivolgiamo alle montagne, obbiettivo di questo itinerario controtendenza per scoprire che la Grecia vale il viaggio anche in inverno.
Olimpo, la casa degli dei
Puntiamo alto: le vette dell’Olimpo, la più sacra delle montagne elleniche, tra Tessaglia e Macedonia, al centro dell’omonimo Parco nazionale che si estende per 120 Km2, con l’Egeo ai suoi piedi. Alla sommità, a 2917 metri, c’è la punta Myticha, di nome e di fatto, e poco più in basso, le cime Schala e Skolio, che già dai nomi promettono sacrifici a chi non sia scalatore più che abile. Tra cui certo noi, io e la mia giovane guida Greg, appassionati ma non professionisti, consapevoli che ci saremmo accontentati di varcare giusto le porte di ingresso di quella che è considerata la sede residenziale di ben 12 dei, di cui uno, il re, ha sotto vetta una “stanza” panoramica tutta sua didascalicamente chiamata Trono di Zeus.
Il campo base verso l’Olimpo
Ma partiamo dal basso: a Litochoro, ultimo villaggio abitato, indeciso per posizione geografica se essere una località di mare o di montagna, e per questo meta turistica double face, arriviamo a Prionia, campo base oltre il quale si può proseguire solo a piedi. Racchette alla mano, ci si incammina a -8 gradi nel bosco di lecci, querce, faggi, abeti, le cui radici escono ed entrano dalla terra formando un gioco di scalini che ti porta a cascate nascoste la cui acqua, spiega Greg, mantiene in ogni fase della sua discesa la stessa temperatura di 7 gradi, perché la montagna è così ripida da non darle il tempo di scaldarsi.
A pochi passi dal cielo
Meglio risparmiare fiato mentre Greg mi racconta di “strane storie” che accadrebbero sul Monte. Dalle illusioni ottiche alle visioni mistiche, agli incontri ravvicinati con chi ancora oggi crede che l’adorata dozzina di dei sia presente e nel pieno esercizio delle proprie funzioni: Poseidone continua a governare i mari, Ares le guerre, se l’amore vacilla te la devi vedere con Afrodite e così via. A professare questo politeismo specifico sono, traducendo dal greco di Greg, i “dodicideisti fedeli del dodicideismo”, cioè gente che, in occasioni precise, si ritrova sulle olimpiche pendici per celebrare riti che non è dato sapere (o non è dato rivelare).
Sul sentiero verso la cima dell’Olimpo
Procediamo e, dopo due ore e mezzo di cammino, arriviamo al “chiosco”, prima tappa del sentiero E4 che porta fino alla cima, passando per il rifugio Spilios Agapitos, punto di ristoro, conforto e partenza per gli escursionisti che vogliano arrivare davvero a toccare il cielo con un dito. Ma noi dobbiamo tornare giù prima che faccia buio. Invertiamo la rotta e tutto diventa più facile, benché il vento abbia iniziato a ululare tra gli alberi con acuti da lupo: le foglie ghiacciate ti fanno da tappeto e se scivoli un po’ non importa, l’acqua che scorre da qualche parte è ora amica nota, ritrovi le stesse radici a farti da scalino, ma adesso ti senti più leggero, diverso. Forse perché stai scendendo o, invece, per il bagno di spiritualità che questo trekking comporta.
Il paradiso in terra
Di certo, causa stanchezza, hai acquisito potere nell’interpretazione dei segni: quella pietra a forma di mano chiusa, con l’indice puntato verso “l’uscita”, che vedi ai tuoi piedi, è la prova inconfutabile dell’esistenza di Zeus. Il quale, bontà sua, in pochi minuti ti porta sano e salvo alla macchina e poi con le gambe sotto il tavolo di un altro paradiso in terra: lo chalet-taverna Agnanti (Belvedere) nel villaggio tradizionale di Agios Pantaleimonas, dove io e Greg ci godiamo, invece che polenta e funghi, un piatto di Bughiurdì (misto caldo di formaggi) e uno strepitoso Zygouri sti Gastra (montone in umido cotto per ore), il tutto innaffiato da Raki, il “bombardino” locale.
Lasciandoci alle spalle il castello di Platamos (vale la visita), facciamo ritorno a Salonicco e ora che tra noi e l’Olimpo c’è di mezzo il mare ci si sente un po’ orgogliosi per la missione compiuta sul sacro Monte. Che ci riserva ancora una sorpresa mentre ne guardiamo il profilo dal lungomare della città: non è il sole a tramontare, ma l’Olimpo che ogni sera lo nasconde sorgendo dalle acque.
Monte Olimpo: info
Per info sulla zona: www.visitgreece.gr
Per una sosta: nel villaggio tradizionale Agios Pantaleimonas, la taverna Agnanti (www.agnanti-olympos.gr ), offre cucina casalinga e camere con vista.