I giganti dormienti si stanno svegliando. Sono antichi monasteri abbandonati, edifici monumentali dal passato importante, ex opifici da decenni vuoti e silenti. Conficcati tra i vicoli del centro storico, sono cantieri aperti che stanno reinventando spazi urbani e itinerari turistici. Una Napoli inedita, sconosciuta agli stessi napoletani, che si riscopre tra riqualificazione architettonica, sostenibilità, cantieri creativi in piena attività e iniziative come “Il Faro”, la nuova sede della Regione progettata dallo studio Zaha Hadid Architects, che potrebbe persino ridisegnare lo skyline della città.

Nuovi spazi nei luoghi simbolici di Napoli

In questa trasformazione, alcuni luoghi simbolici hanno già cominciato a cambiare volto e per turisti e napoletani diventano spazi tutti da scoprire: a marzo si è aperto il portone dell’ex Convento cinquecentesco delle suore di Sant’Anna a Capuana, nel borgo di Sant’Antonio Abate, quartiere antico e popolare, noto per il vivace mercato rionale che i napoletani chiamano ’o buvero.

Un gioiello ritrovato di 4000 mq, dove è appena nato Obù Spazio culturale della Fondazione Terzoluogo: qui ci si ritrova per partecipare a laboratori di lettura, musica e fotografia.

Arte, musica e performance nell’ex lanificio

A poca distanza c’è una meta imperdibile per chi passa da queste parti: l’ex Lanificio Borbonico di piazza Enrico de Nicola, raro esempio di archeologia industriale nel centro della città e primo grande progetto di rigenerazione urbana a Napoli. Ad accogliere i visitatori, la scritta sul portale d’ingresso e le due ciminiere in mattoni nel grande cortile: narrano la storia di questi luoghi, fabbrica di lana per l’esercito del Regno delle Due Sicilie nella seconda metà dell’Ottocento.

Il Lanificio Sava, dal nome del suo fondatore, inglobava anche parte del complesso monastico di Santa Caterina a Formiello e in particolare il chiostro piccolo: qui, nel 2010, è iniziata l’opera di recupero che ha riportato alla luce l’architettura rinascimentale, gli affreschi tardo-cinquecenteschi e l’essiccatoio ligneo dell’ex opificio borbonico.

I nuovi spazi di Napoli
L’ex Lanificio Borbonico e l’Officina Keller nel chiostro di Santa Caterina a Formiello.

Oggi la Fondazione Made in Cloister abita il chiostro con mostre d’arte contemporanea e progetti site-specific (fino al 31 maggio si visita la mostra Il Sol dell’Avvenir, madeincloister.com). L’antico sito produttivo si è via via ripopolato e oggi è un’insula creativa dove si va per ascoltare musica (Lanificio 25), esplorare for- me d’arte visive e performative (Punto Zero Atelier di Valeria Apicella) e mostre d’arte contemporanea (Galleria Solito).

Nel sottotetto di uno dei bracci del chiostro ha trovato posto l’Officina Keller, fondata dall’architetto visionario Antonio Martiniello: un presidio vivo e operoso dove giovani artigiani del quartiere incontrano artisti e designer per uno scambio concreto di idee e competenze (officinakeller.it).

Spazi ritrovati e Community Hub in città

Creatività e innovazione animano anche gli spazi ritrovati dell’immenso complesso della Santissima Trinità delle Monache, più conosciuto come Ex Ospedale Militare. Dopo più di trent’anni di oblio e incuria, lo scorso dicembre la città si è ripresa questo spazio con la formula della rigenerazione temporanea. In pratica è un cantiere in progress, ma al tempo stesso accoglie La Santissima Community Hub, una variegata comunità creativa che spazia dal teatro all’arte, dalla musica al design, con proposte originali come il Pessoa Luna Park (dal 13 giugno e per tutta l’estate, pessoalunapark.it).

I nuovi spazi di Napoli
La Santissima, un hub nel cuore di Napoli dove si fa rigenerazione urbana temporanea. Foto: Amedeo Benestante

Qui c’è tutto quello che serve per passare una giornata da grandi divertendosi come bambini. Il chiostro propone (in bicchieri rigorosamente riutilizzabili) cocktail preparati con le spezie e gli agrumi coltivati nell’orto urbano, ma i veri protagonisti sono giochi da tavolo XXL progettati con la logica del riuso. Ogni weekend ci si ritrova per partecipare da soli, o con il proprio gruppo, a un torneo in notturna. Il mercato green e il picnic della domenica, ma anche l’angolo “drive-in scassato” dove si vedono film cult accoccolati sui vecchi sedili di una Fiat 500, completano il programma eventi.

I nuovi spazi di Napoli il Pessoa Luna Park
Il Pessoa Luna Park, progetto culturale allestito nel Parco dei Quartieri Spagnoli. Foto: Giuseppe Salerno

Non andartene senza aver visitato il mastodontico edificio di 7000 mq, un tempo uno dei monasteri più grandi d’Europa, con giardini e vedute mozzafiato sul golfo: conserva ancore le tracce del suo passato seicentesco e di quello più recente di ospedale militare.

Un tour tra gli spazi recuperati di Napoli

In questo tour dei grandi spazi recuperati si arriva, tra la collina di San Martino e il centro storico, a ridosso dei Quartieri Spagnoli, un tempo intrico di vicoli famigerati, oggi vivace melting pot di voci, immagini, odori e frotte di turisti. Merito anche della Fondazione Foqus che da oltre dieci anni partecipa al cambiamento e alla crescita del quartiere. Nel 2013 ha raccolto uno spazio vuoto e privo di futuro, l’ex Istituto Montecalvario, per farne una comunità produttiva (foqusnapoli.it). La corte cinquecentesca è una moderna agorà che intreccia saperi e sapori, eventi e socialità: dal mercatino vintage a quello di Slow Food (ogni prima domenica del mese), dai concerti al cinema. Di qui sono passati anche Jovanotti e Ghali per parlare di bellezza e inclusività. All’interno della corte, il bar bistrot Quostro si muove sul binario cibo-cultura proponendo cucina locale, stagionale e sostenibile, dalla colazione all’aperitivo.

I nuovi spazi di Napoli nei Quartieri Spagnoli
Fondazione Foqus, un progetto di rigenerazione urbana nei Quartieri Spagnoli. Foto: Salvatore Laporta/Kontrolab

Non lontano, in vico Tiratoio, sono iniziati i lavori per il restauro dell’ex Mercato di Sant’Anna, edificio degli anni ’80 ritenuto un unicum. “Opera di eccellenza” nella lista delle Architetture italiane del secondo Novecento, entro fine anno sarà spazio di ritrovo con street food tradizionale, botteghe di artigianato e una scuola di teatro: una sorta di Covent Garden napoletano con uno scalone scenografico, mercato e performance teatrali a sorpresa.

Il leit-motiv di tutti questi progetti è riempire i vuoti di volumi umiliati da anni di abbandono e incuria. Sta accadendo anche al grande gigante di Piazza Carlo III: il Real Albergo dei Poveri, colossale edificio (100mila mq di superficie e una facciata di 400 metri lineari), voluto da Carlo di Borbone nel 1751. Finanziato con circa 148 milioni di euro, l’intervento prevede nuovi spazi per l’Università, il Museo archeologico e la Biblioteca nazionale con la creazione di una Public library, su modello parigino, con sale di lettura e caffetteria. Un nuovo hub culturale che la città aspetta da tempo.

Dove dormire

Casa Pacifico Napoli è un raffinato B&B di design al quarto piano di un palazzo storico, con vista sull’antica Chiesa di San Giovanni a Carbonara e a pochi passi dai Giardini di Re Ladislao, altro bel progetto di recupero (doppia da 90 euro, casapacificonapoli.it).

Arte e ospitalità si incontrano da SuperOtium, boutique hotel in un antico palazzo accanto al Museo Nazionale, 7 camere e un grande living che ospita mostre e incontri d’arte (doppia da 141 euro, superotium.it).

Dove mangiare

Quartieri Spagnoli 1536 è la prima libro-pizzeria d’Italia, idea di Raffaele e Giancarlo Esposito. Presidio culturale e gastronomico: si consultano e comprano libri e si mangiano pizze veraci (via Lungo Gelso 84, tel. 388 4607060). The Florist Bar è il delizioso bar bistrot di Stefania Salvetti. Architetto e agricoltrice urbana, ma soprattutto un progetto di rigenerazione a pochi passi dall’Orto Botanico. Torta di lavanda, centrifughe di frutta, insalate e couscous vegetali (via Michele Tenore 8, tel. 3284383919).