Negli ultimi anni, soprattutto dopo le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19, la voglia di viaggiare è fortemente aumentata. Contestualmente, però, sono saliti anche i prezzi dei biglietti aerei, diventati in alcuni casi proibitivi. Soprattutto durante il periodo estivo o nei giorni di festa, prendere un volo per raggiungere la meta desiderata può diventare un problema. Ma chi ama girare il mondo, si sa, non si ferma davanti a nulla e ha scovato una pratica per risparmiare qualche euro: lo “skiplagging“, che però nasconde i suoi rischi. Vediamo di cosa si tratta.
Cos’è lo skiplagging
La pratica dello “skiplagging”, conosciuta anche come “città nascosta” o “biglietto usa e getta“, consiste nell’acquistare un biglietto aereo meno costoso con uno scalo nella città in cui si vuole viaggiare e poi non prendere il secondo volo. In sintesi, se io devo andare dal punto A al punto B e le tariffe per la tratta diretta sono sconvenienti, quello che dovrò fare è cercare un volo che porti dal punto A a un punto C, ma che faccia una fermata intermedia al punto B, lo scalo che sarà la mia reale destinazione, saltando quindi la coincidenza con il punto C. In pratica, non salendo sul secondo volo. Così è possibile risparmiare anche il 20% del prezzo del biglietto.
I rischi dello skiplagging
Questa pratica, sempre più utilizzata soprattutto da chi viaggia molto, ha però diversi svantaggi e pericoli. Il primo è non si possono portare bagagli in stiva. Questo perché se la destinazione finale del biglietto è il Punto C, è lì che verranno spediti i bagagli dei passeggeri, senza la possibilità di poterli ritirare durante lo scalo, ovvero al Punto B, la vera destinazione. Bisognerà, quindi, viaggiare con il solo bagaglio a mano e anche piuttosto piccolo, così da evitare che la compagnia aerea chieda di metterlo in stiva per mancanza di spazio sul velivolo.
Il volo andata e ritorno è “pericoloso”
Volendo usufruire dello “skiplagging”, acquistare un biglietto di andare e ritorno è però “pericoloso”. C’è, infatti, il rischio che le compagnie aeree, una volta che si accorgono che sul secondo volo non è salito nessuno, annullino il biglietto di ritorno.
La città di scalo potrebbe cambiare
Infine, e forse è questo il rischio maggiore per il passeggero c’è la possibilità che la città di scalo in cui si vuole arrivare (il Punto B) non sia effettivamente quella in cui si finisce. La programmazione, i cambi di rotta e la logistica complicata sono, infatti, parte integrante della pianificazione dei voli. A quel punto ci si ritroverà in un posto che non si era preso minimamente in considerazione.
L’odio delle compagnie aeree per lo “skiplagging”
Le compagnie aeree non amano particolarmente la pratica dello “skiplagging” e cercano di combatterla in ogni modo. Innanzitutto perché i vettori fissano i prezzi dei biglietti in base al mercato e alla concorrenza, non necessariamente in base alla distanza del volo. In secondo lungo, perché un posto vuoto è anche un posto che avrebbe potuto essere venduto a un altro passeggero. Quando un viaggiatore non prosegue verso la destinazione finale le compagnie perdono denaro. Dunque, tutte le compagnie aeree vietano esplicitamente lo “skiplagging” nei loro termini di servizio, con vari gradi di conseguenze se si viene scoperti, dall’annullamento dei punti accumulati con i voli, fino al divieto di viaggiare con un determinato vettore o addirittura a un’azione legale. Tuttavia, lasciare l’aeroporto nella destinazione del proprio scalo non è generalmente contrario alla legge.