I triestini l’adorano. Per chi viene da fuori è spesso un mistero, anche se si palesa almeno per una ventina di giorni durante l’inverno, la stagione in cui è più frequente. È il vento di bora, tipicamente e tradizionalmente legato alla città. È qui che spazza le rive. Qui che solleva le gonne. Qui che libera il cielo regalando colori straordinari.
Arriva da nord est, soffia discontinua, a refoli, soprattutto da ottobre a marzo, ma non solo. Scende dai varchi montani, dalle Alpi Giulie, dal gruppo del Nevoso e del Nanos, in Slovenia, e piomba sul Carso e su Trieste. Rimane sempre un numero di giorni dispari e può essere anche scura, quando porta con sé pioggia o neve. Cerchi un modo inconsueto per visitare questa città che da sempre mescola caratteri mediterranei, mitteleuropei e slavi? Allora segui il suo vento.
A Trieste, lungo i vicoli che ti riparano dal freddo
Trieste è stata costruita per convivere con la bora. Il suo porto è protetto dal vento nordorientale, in molte strade ripide ci sono passamano per sostenersi in caso di vento intenso, in largo Pestalozzi, nel popoloso rione di San Giacomo, si erge una barriera protettiva pensata per i pedoni. E nei giorni di bora, per passare piazza Unità d’Italia, affacciata sul mare, ci si nasconde nelle “fodre”, le stradine che riparano dal freddo, strette e protette, tra via San Sebastiano e via Pescheria. C’è anche un monumento con bora inclusa. È quello dedicato a Umberto Saba, all’angolo tra via Dante e via San Nicolò. Lo scrittore e poeta è ritratto mentre va alla sua libreria, poco distante, con il bavero del cappotto rialzato da una folata di vento.
Nel museo magico e pieno di poesia
Esiste un depliant con i luoghi della bora, disponibile nell’ufficio turistico di piazza Unità d’Italia (turismofvg.it) e c’è anche una guida naturalistica, Sabina Viezzoli, che propone ventosi trekking urbani. «L’obiettivo è spiegare cos’è la bora, far riconoscere i segni che lascia in città» racconta. «Per esempio gli alberi davanti alla stazione marittima, che crescono con i rami in direzione opposta alle folate o la rosa dei venti, sul molo Audace, che con la bora può anche gelare».
Grazie all’inventiva di Rino Lombardi, un piccolo editore innamorato del vento, è nato anche il Magazzino dei Venti – Progetto Bora Museo, un luogo magico e pieno di poesia (museobora.org). Raccoglie tante collezioni, di tipo artistico e scientifico, e soprattutto curiosità. Propone, per esempio, i suoni del vento e la “sala del soffio” dove si può provare, in prima persona, a sentire la forza della bora sulla propria pelle. Il percorso si conclude con l’archivio dei venti del mondo, inscatolati, imbottigliati, impacchettati, racchiusi in modo curioso e originale.
A riscaldarsi e chiacchierare nei caffè
L’essenza di Trieste, sta anche nei suoi caffè dove scaldarsi quando il vento si fa sentire. Ci sono quelli storici simili ai viennesi, come il San Marco in via Cesare Battisti 18 e il Tommaseo (caffetommaseo.it). Sono templi della cultura in cui trascorrere il tempo con lentezza, leggendo, giocando a scacchi o chiacchierando.
Non mancano, poi, locali più nuovi, colorati e di design, come la Mug Bakery, che punta sui dolci anglosassoni, o il Lettera Viva, pensato come una casa per incontrare gli amici (letteraviva.com). Una volta riscaldati, si può riprendere a seguire le tracce della bora. Salendo sino al polo museale di via Cumano, un’ex caserma che ospita due splendidi musei e che si trova proprio sulla linea che segue il vento per calare in città, dalla frazione di Cattinara. Qui si incanala e sibila forte, tanto da sentirlo anche nelle sale. La visita è doppia.
Il museo di storia naturale stupisce con la settecentesca Wunderkammern, che raccoglie curiosità naturali e create dall’uomo, con il fossile di Antonio, uno dei dinosauri più completi al mondo. Oltre il cortile c’è il museo della Guerra per la Pace de Henriquez, prezioso non solo per la quantità di reperti che raccoglie (sono 15.000), ma anche per l’intento di raccontare la storia di Trieste e della Venezia Giulia, stimolando la voglia di pace e fratellanza.
In bici con il vento a favore
Quando il cielo è terso e la temperatura lo consente la gità più bella parte da una delle 11 stazione del BiTs, il bike sharing cittadino. Funziona con la app BicinCittà e permette di pedalare sulla scenografica ciclopedonale Cottur dal rione di San Giacomo, il borgo operaio dal fascino melting pot, fino alla Val Rosandra, a due passi dalla città. Sono 12 chilometri pianeggianti e panoramici. Arrivati nella valle si parcheggia la bici al centro visite e si sale sul Monte Carso (455 metri di quota, nulla di impegnativo).
Seguendo il segnavia 38 si raggiunge la sella della Bora, e il nome è tutto un programma. Quassù si arriva per liberare lo sguardo, per respirare davvero, per sentire i brividi lungo la schiena. L’emozione è forte perché la vista è spettacolare e arriva fino al mare. Una gita che vale per tutte le stagioni, anche senza la gelida carezza della Bora.
Prima volta a Trieste
Gli imperdibili sono cinque:
1. Le Rive, il lungo mare di Trieste, in pieno centro, con la sfilata di palazzi neoclassici vista Adriatico.
2. Cittavecchia, con le case di pietra e i piccoli cortili di epoca medioevale. Qui c’è la cattedrale di San Giusto.
3. La Sinagoga,che testimonia la grandezza della comunità ebraica triestina di inizio Novecento.
4. La Risiera di San Sabba: nel 1943 divenne campo di prigionia nazista. Oggi è monumento nazionale al ricordo.
5. Il castello di Miramare con lo splendido parco.
Dove dormire
Camere vista mare al Savoia Excelsior Palace (starhotelscollezione.com): doppia con colazione da 194 euro. Pacchetto Discover Trieste, con biglietti per il traghetto che va al borgo di Muggia e a Miramare, da 220 euro.
L’Urban Design Hotel si trova invece nella Cittavecchia (doppia con colazione da 172 euro).
Dove mangiare
Il vino tipico di Triste è il Terrano, che nasce sul Carso, è perfetto da abbinare alle specialità della tradizione che trovi Da Siora Rosa (https://buffetsiorarosa.it)o all’Antico Spazzacamino, in via Settefontane 66. Per una cucina più innovativa c’è Joia (https://ristorante joiatrieste.it).
Fra i piatti tipici ci sono la jota, zuppa a base di crauti e fagioli e il misto caldaia, vari tagli di maiale serviti con il rafano (Kren)