I quattro imperdibili borghi in Umbria

Distano pochi chilometri uno dall’altro e ognuno merita una sosta. A Scheggino c’è il Museo del Tartufo Urbani, a S. Anatolia di Narco il Museo della Canapa, a Vallo di Nera un castello fortificato, mentre Cerreto di Spoleto prende il nome dalle foreste di cerri della zona. A parte la visita ai borghi e ai musei, è il territorio che li circonda a rapire lo sguardo, la verde Umbria su cui spiccano gli edifici in pietra, a volte intatti altre volte recuperati.

Un borgo tornato a nuova vita in Umbria

Quando si arriva non si ha la percezione dell’insieme, poi basta scendere più in basso, dove si trovano la piscina e il centro benessere, per rendersi conto dell’incastro di torre, chiesa e case che compongono, come un quadro cubista, il Castello di Postignano in Valnerina. Qui hanno deciso di vivere degli stranieri dopo aver acquistato casa, qui trascorrono il weekend turisti che nel borgo fanno bellissime esperienze. Nella Chiesa si tengono concerti, in un’apposita sala chiamata Tavola Rossa ci si siede in 12 per gustare i piatti dello chef Vincenzo Guarino. Per raggiungere tutto questo si sale con un ascensore, si cammina verso camere e alloggi, si scende alla Terrazza delle Rose per godersi il paesaggio. Anche la colazione è con vista sulla valle e i piccoli portoni racchiudono l’intimità di suite “affordable”, un lusso non ostentato, il calore di un camino, tendaggi morbidi che lasciano spazio a finestre-quadro. Uscendo, si respira l’aria frizzante di una campagna che è fatta di piccoli paesi come Sellano, di cui presto si sentirà parlare a proposito del ponte tibetano più alto del mondo (poi sicuramente, quando si tratta di record, partirà il carosello delle misurazioni), con un dislivello di 60 metri e che si inaugurerà l’anno prossimo.

Il recupero architettonico dal 1992

Ad accorgersi della bellezza del posto, e di un borgo che meritava di essere recuperato, furono negli anni Novanta gli architetti Gennaro Matacena e Matteo Scaramella. Il borgo era stato abbandonato dal’63, tanti anni di incuria volevano dire degrado, assenza di manutenzione, piante che crescevano fra le pietre, tetti sfondati da cui entrava la pioggia e, a causa di uno smottamento, pochi erano rimasti ad abitarlo. Nel 1992 l’anno della svolta con l’inizio dei lavori e, oggi, ci si trova di fronte a un bene doppiamente vincolato: dalla Regione come bene paesaggistico e come bene architettonico dal ministero dei Beni Culturali, cosa che garantisce a queste pietre che risalgono al X-XI secolo lunga vita. Parlo di pietre perché, dopo il terremoto del ’97 che fermò i lavori, vennero catalogate e riportate sul luogo ricostruendo con quelle anche la memoria storica del posto. E poi vennero fatti interventi tanto importanti quanto invisibili per sostenere la struttura in un territorio a rischio sismico, come l’utilizzo edilizio del neoprene che fa da ammortizzatore. La lunga storia del recupero si ripercorre nella sala dove un video mostra i diversi momenti degli interventi. E per chi ama la fotografia ci sono le foto del fotografo e architetto Norman Carver Jr che venne qui nel 1979 quando il borgo era ancora disabitato e che si possono ammirare anche nel libro Borghi Collinari Italiani (editrice Clean) e quelle più recenti di Mimmo Jodice.

Tutto in un weekend

Trascorrere anche solo un weekend nel Castello di Postignano permette di capire come si possa rigenerare luoghi che, tornando a nuova vita, rimettono in circolo energie e proposte artistiche, con poeti e musicisti che animano la rassegna Un castello all’orizzonte. A curarla è l’architetto Scaramella e se vi capita di incontrarlo sarà piacevolissimo sentire l’intera storia di questo borgo davanti a un ottimo bicchiere di vino al ristorante del borgo La Casa Rosa. Scoprendo che fra i suoi potenziali acquirenti ci furono all’inizio un’università americana, poi il progetto di trasformarlo in una cittadella del bridge. «Un borgo così antico o viene convertito in modo da renderlo vivibile o viene abbandonato o diventa un museo» spiega Matteo Scaramella. «Bisogna diventare interpreti del cambiamento. Ogni epoca ha portato qui il suo contributo e modernità vuol dire rispettare la storia del posto e la sua evoluzione. Abbiamo recuperato anche la memoria degli antichi abitanti, sappiamo cosa c’era prima in corrispondenza di ogni appartamento».

Castello di Postignano in Umbria

L’esperienza della Tavola Rossa

E che il borgo sia vivo lo si capisce anche partecipando a una delle cene dello chef Vincenzo Guarino, con un percorso che parte dalla bottega dove in vendita ci sono i prodotti del territorio e continua nella sala della Tavola Rossa per poi finire in un salottino adiacente dove gustare ancora dolcetti e digestivi.
Campano di Vico Equense, Vincenzo Guarino vanta esperienze internazionali e si è specializzato in cucina da alta hôtellerie. Nei suoi piatti lo stile mediterraneo si unisce a quella di altre culture, frutto delle sue esperienze in Cina e negli Emirati Arabi.

Destinazione Rasiglia in Umbria

Se la nominate, Rasiglia, può capitare che qualcuno vi dica: la conosco! Il minuscolo borgo a 18 km chilometri da Foligno è diventato un fenomeno Instagram, in particolare lo specchio d’acqua della Peschiera, con alle spalle il lanificio che ora appartiene a Giovanni e Maurizio Tonti, architetti, diventato il loro atelier e dove si tengono incontri come quelli avvenuti a fine agosto nell’ambito di Risorgive letterarie. La loro presenza a Rasiglia è legata al fatto che qui ha vissuto il padre e nel 2002 Giovanni propose al fratello di ritornare nel luogo d’origine con un progetto. L’idea era di recuperare la memoria di un luogo che era un avamposto militare nel 1400, in una zona di confine con una preziosa sorgente d’acqua, indispensabile per la lavorazione della lana, sorgente che ora dà dai 400 agli 800 litri al giorno e che alimenta il fiume Menotre.

Rasiglia in Umbria

Il massimo splendore del borgo si ebbe dai primi del ‘900 alla Seconda guerra mondiale, quando comparve il nuovo telaio e la produzione perse di competitività, l’attività laniera chiuse i battenti nei primi anni Settanta e poi ci fu il terremoto del ’97. Un’intera filiera, che prevedeva filatura, tessitura e colorazione della lana andò perduta in Umbria. Se oggi in questo borgo dell’Umbria arrivano frotte di turisti il merito è dei fratelli Tonti, che hanno acquistato la vecchia centralina, l’ex lanificio Accorimboni e hanno cercato di riportare in vita Rasiglia vincolando alcuni edifici. È stato un lavoro lungo, dettato dalla passione e dall’impegno. «Nell’area dove a dicembre si fa il Presepe vivente» spiega Maurizio Tonti «un tempo era tutto pieno di rovi, il canale dove ora scorre l’acqua era inesistente, a fianco della centralina antica ne è stata realizzata una moderna e oggi le scolaresche vengono a vederla e a capire come funziona».

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La nuova produzione firmata Tonti

È proprio il paesaggio di questo piccolo borgo attorniato dall’acqua che porta Maurizio Tonti a riprendere la tessitura con motivi decorativi e geometrie ispirati alla natura e riprodotti su sciarpe e stole tessute in cashmere e foulard in seta, un omaggio all’antico splendore antico della tessitura jacquard. Per realizzarli si utilizzano tessuti di pregio, il cashmere e la seta, le collezioni sono uniche e originali: un filato esclusivo a due capi per quanto riguarda le stole in cashmere, seta, crepe de chine e twille per i foulard (https://mauriziotonti.it/).

Umbria da scoprire

DOVE DORMIRE

A Sellano: Castello di Postignano Relais, 22 suites in un borgo della Valnerina, con il ristorante la Casa Rosa aperto al pubblico e La Tavola Rossa per fare un’esperienza gourmet. E poi ci sono la piscina riscaldata, un percorso e centro benessere, la sala biliardo e la sala biblioteca. In vendita, appartamenti dai 50 ai 160 mq restaurati nel rispetto delle caratteristiche originarie. Il realis chiuderà a novembre per riaprire in primavera (castellodipostignano.it).

A Foligno: per una tappa in città, è comodissimo l’Hotel Poledrini. Non distante dalla stazione e a due passi dal centro, ha camere moderne e a colazione una sfilata di dolci (www.hotelpoledrini.it).

DOVE MANGIARE

A Sellano, a La Fojateria si gusta la tipica torta salata, la fojata, una sfoglia sottilissima ripiena di erbette, uova e formaggio e di cui esistono diverse versioni (Località Pupaggi, 43, tel. 0743677100).
A Foligno, per una sosta e acquisti nel negozio c’è la Norcineria Massatani 1913, dove gustare piatti e prodotti tipici o fare la spesa prima di lasciare la cittadina. Sempre a due passi dalla Cattedrale c’è l’Osteria Bacerotti, dove gustare spaghettoni alla carbonara, pappardelle al ragù di coniglio battuto al coltello, trancio di maiale nero brado con carciofi (via della Zecca 30, tel. 0742 263901).