In un ex magazzino con il personal shopper
Dai loft che occupano gli ex mattatoi del Meatpacking District di New York alla Tate Modern che espone Mirò e Rothko in una centrale elettrica sulle rive del Tamigi, gli esempi di riqualificazioni virtuose sono già tanti nel mondo ma non serve andare oltreoceano o al di là della Manica. A Brescia, nell’area prima destinata a un magazzino ferroviario di 5.000 metri quadri, oggi si può dormire in suite con quadri d’autore, incontrarsi la domenica a pranzo, lavorare in coworking. È l’hub Areadocks progettato dallo studio Arearredo che ha firmato un piano di riqualificazione premiato dal comune di Brescia e da Confesercenti per l’unicità del progetto che dà nuovo uso a un complesso dei primi del Novecento (areadocks.it).
Oggi qui, se sei ospite del boutique hotel, dimentichi la macchina e giri con gli scooter elettrici messi a disposizione dall’albergo magari in compagnia di un personal shopper (in più ogni cosa, dal comodino in stanza alla poltrona del cocktail bar, è in vendita). Con quattro ristoranti, sei cocktail bar, una pasticceria e una gelateria l’idea è offrire un’esperienza che coinvolga i cinque sensi, primi tra tutti gusto e olfatto visto che il ristorante Oriental, in una sala-biblioteca dalle pareti ricoperte di libri, propone la vera cucina giapponese, mentre la steak and fish house Seconda Classe cuoce le materie prime su brace di legno d’ulivo. Tutto nel cuore della città dove ancora sono aperte alcune mostre, tra cui quella di Yayoi Kusama, di Brescia capitale italiana della cultura.
Nella sartoria Max Mara per scoprire l’arte contemporanea
Due piani e 43 sale con ampie vetrate e pilastri di cemento grigio: dal 1957 al 2003 lo stabilimento della casa di moda Max Mara, in via Fratelli Cervi 66 a Reggio Emilia, è stato il quartier generale della griffe che ha creato il prêt-à-porter italiano. Già dagli anni ’70 il fondatore Achille Maramotti aveva iniziato una collezione di opere d’arte contemporanea che volevano essere uno specchio delle idee più avanzate del tempo e che venivano esposte nei luoghi di passaggio come fonte di ispirazione. Fino a che, nel 2005, l’azienda si è spostata altrove e i dipinti hanno “invaso” ogni spazio diventando padroni assoluti dello stabilimento (collezionemaramotti.org).
Chi non sa nulla di Transavanguardia, Pop art romana, New Geometry americana ed è affascinato dai movimenti che con le loro novità di rottura hanno cambiato il modo di fare arte, non dovrebbe perdersi la possibilità di partecipare a una visita guidata qui. È gratuita ma su prenotazione. E, fino al 10 marzo, si può visitare la mostra L’improduttiva della pittrice e ricercatrice femminista Giulia Andreani. L’opera che dà il nome all’esposizione è ispirata a una fotografia degli anni Quaranta che ritrae le allieve della scuola di taglio e confezioni aperta a Reggio Emilia da Giulia Maramotti, madre del fondatore della griffe.
Sulla rambla ad ascoltare musica elettronica
Dopo aver visitato la fondazione Maramotti non lasciare subito la città ma regalati una passeggiata insieme ai locals sulla “rambla”. Hanno soprannominato così il viale di Reggiane Parco innovazione dove ci si rilassa nel verde, tra edifici riqualificati con architetture dagli anni Venti agli Ottanta, ci si mette alla prova sulla tavola in uno degli skatepark più grandi d’Europa e si gusta una pizza gourmet al Pirru Café. Questo è lo spazio delle storiche Officine Meccaniche del quartiere Santa Croce, oggi diventato un hub di innovazione con incubatori di start up e aree sportive (parcoinnovazione.it).
A primavera l’ex mangimificio Cafarri aprirà le porte per ospitare la compagnia teatrale MaMiMò, la scuola di pugilato Reggiana Boxe e il centro di riciclaggio creativo Remida. Del resto, l’idea di creare uno spazio di cultura affonda le radici nella storia delle vecchie officine dove già si organizzavano incontri e spettacoli per gli operai. Di qui sono passati Carlo Levi, Renato Guttuso e Italo Calvino. Ora in programma c’è la terza edizione del festival di musica elettronica Omi che l’anno scorso ha visto sul palco Lazza, Benny Benassi e Shiva (omifestival.com).
Nell’ex fabbrica che parla d’amore
Dove un tempo si lavoravano ammoniaca e alcool etilico, oggi si ammirano opere di Arnaldo Pomodoro e Marco Lodola (fino al 28 febbraio rimarranno aperte le tre mostre della Biennale di Fiber Art), si vedono gli spettacoli del Teatro Secci, si partecipa a laboratori e si fa shopping d’autore nel caffè bookshop. Siamo all’interno del Centro Arti Opificio Siri, per tutti Caos, nato dalla riconversione dell’ex fabbrica chimica Siri a Terni (caos. museum). Lo stabilimento ha vissuto per vent’anni in uno stato di completo abbandono fino a quando l’area industriale è stata riqualificata dal comune.
Al museo di arte contemporanea si aggiunge quello archeologico Claudia Giontella: un percorso alla scoperta dei segreti di questo territorio affascinante e misterioso. Qui forse sentirai parlare per la prima volta dei Naharti, il popolo proto-umbro che si era stabilito lungo il corso del fiume Nahar, l’attuale Nera. E qui ti sveleranno nuovi aneddoti su Terni, la “città dell’amore” dove è sepolto San Valentino. Pochi anni fa è stata scoperta una tomba con le ossa di due fidanzati, Sabino e Serapia, il cui amore era stato benedetto proprio dal Santo.
Al lavoro!
Si chiamano istinto, passione e coraggio i tre menu degustazione proposti dalla giovane brigata guidata dallo chef Davide Marzullo che in un solo anno dall’apertura si è aggiudicata una stella Michelin. Per provarli bisogna fare rotta su Lomazzo (Co) e cercare un ex cotonificio dell’Ottocento che, assieme alla Trattoria Contemporanea, ospita coworking e aziende. «Il ristorante stellato nasce in uno spazio di rivoluzione culturale» dice Luca Di Pierro, co-founder con altri imprenditori (trattoriacontemporanea.it). Ci sono uffici flessibili, spazi di coworking per lavorare da soli o in team, area lounge per rilassarsi, sale meeting per organizzare e partecipare a eventi e iniziative di formazione in ambienti plastic free.