Girare i corridoi dei supermercati, cercare i prodotti più adatti, ma a volte ritrovarsi a non sapere quali scegliere. Oppure comprare cibi senza rendersi conto di cosa contengono. Può essere capitato a molti e proprio per aiutare nella scelta da qualche tempo sono state messe a punto diverse app.

Come funzionano le app per i cibi sani

Le app sono comode, a portata di “clic”: nella maggior parte dei casi funzionano semplicemente avvicinando il proprio smartphone all’alimento in questione, un po’ come Shazam: scansionando il codice a barre, compare la lista degli ingredienti, ma non solo. Spesso è affiancata da un semaforo a colori, che in modo intuitivo permette di classificare il prodotto e capire quanto sia “sano” oppure no. Si va dalla conosciutissima Yuka a Edo, passando per NUNA. E ce ne sono molte altre. Eppure non tutti gli esperti sono convinti che siano il modo migliore per guidare la scelta di cosa mettere nel carrello prima e in tavola poi. In realtà esistono app che funzionano nello stesso modo anche per i cosmetici, come nel caso di INCIBeauty, Greenity-Bio Inci cosmetici o Biotiful.

Cos’è Yuka e come funziona

La app per cibi più famosa è senza dubbio Yuka, usata da più di 20 milioni di persone in 11 Paesi al mondo e che funziona indicando gli ingredienti non solo di prodotti alimentari, ma anche cosmetici. Ha un database di 1,5 milioni di cibi e 500mila tra trucchi, rossetti e creme varie, in continuo aggiornamento. Disponibile sia per iOS che per Android, classifica i prodotti in base a una scala (eccellente, buono, mediocre o scarso), accompagnata da un colore rosso o verde a seconda che siano “promossi” o “bocciati”, quindi consigliati o da evitare, sulla base di una serie di parametri nutrizionali: il contenuto di zuccheri, sale, le calorie, la quantità di fibre e grassi, che rappresentano insieme il 60% della valutazione. Sono tenuti in considerazione anche l’eventuale presenza di additivi (circa il 30% del “voto”) e il profilo bio (pesa per il 10%). Nel caso dei prodotti cosmetici, invece, a fare la differenza sono la possibile presenza o uso di sostanze chimiche, innocue o potenzialmente dannose.
Come spiega la app, «per quanto riguarda i prodotti valutati scarsi o mediocri, Yuka ne suggerisce di simili ma più salutari, in modo del tutto indipendente». Per trasparenza la applicazione chiarisce di essere «indipendente», fornendo la lista dei sostenitori, tra i quali non figurano imprese produttrici che potrebbero creare un conflitto di interessi. Si fa riferimento, invece, al libro La guida all’alimentazione sana, dei due autori francesi Julie Chapon e Anthony Berthou, quest’ultimo «nutrizionista che si occupa di sport e salute», come spiega Yuka.

La app Edo

Yuka non è la sola app che si propone di aiutare i consumatori nelle scelte consapevoli. Ad esempio, c’è anche Edo, che funziona in modo analogo. Il motto è «Sai cosa mangi?». Altrettanto chiaro il funzionamento: scansionando il codice a barre, indica il contenuto degli alimenti indicando «quanto è sano per te con un punteggio da 0 a 10». La app segnala anche la presenza di glutine, lattosio, “Pro e Contro” degli ingredienti e dei valori nutrizionali; può essere impostato in modo da guidare la scelta in caso di utenti vegetariani, vegani, donne in gravidanza, persone allergiche a determinati ingredienti o tenendo conto dei «parametri fisici” e del livello di «attività fisica per elaborare risultati su misura che ti permettano di scegliere quanto di più idoneo per la tua dieta». Edo è stato sviluppato con la supervisione della Facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università di Bologna, elaborando un punteggio che “su misura” che tiene conto anche di indicatori personali come l’età e il genere del consumatore.

La app NUNA

Anche NUNA è una app messa a punto con la collaborazione di un ateneo, in questo caso quello di Firenze. Il nome è l’acronimo di nutritional navigator, è un’app disponibile sia per sistemi Android che App, si può scaricare gratuitamente e promette di fornire aiuto al momento della spesa. In particolare sono analizzati i nutrienti dei cibi comprati, sempre tramite codice a barre, in rapporto alla classica piramide alimentare: i mattoni saranno verdi o gialli se si scelgono prodotti salutari, oppure rossi, se ritenuti da limitare o evitare. Il Punteggio Piramide indica quanto gli acquisti sono considerati “sani” in base a quanto previsto dalla Dieta mediterranea. Anche in questo caso, è possibile inserire parametri personalizzati, ad esempio senza glutine, senza zuccheri aggiunti, senza lattosio ecc., oppure preferenze (prodotti DOP, biologici o Made in Italy).

Le polemiche sulla app Yuka perché usa il sistema a semaforo

L’idea, quindi, è di fornire supporto a scelte consapevoli, eppure tutti questi strumenti sono stati oggetto, in misura più o meno grande, di qualche dubbio e in alcuni casi di aperte critiche. L’ex ministra Teresa Bellanova, ad esempio, aveva liquidato la app Yuka come «semplicistica e sbagliata» perché l’applicazione francese si basa sul metodo di etichettatura Nutriscore a semaforo, mentre in Italia si usa il Nutriform Battery, che elenca la composizione nutrizionale in rapporto alle porzioni consigliate giornaliere. Per lo stesso motivo anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva avviato un’istruttoria su Yuka. «Diciamo che il rischio è di demonizzare alcuni alimenti, specie alcuni tipici della dieta Mediterranea, bollandoli come negativi o da evitare, mentre hanno dei pregi. È il caso, per esempio, del grana o del parmigiano: l’etichettatura a semaforo li penalizza per il contenuto di grassi e sale, ma nelle giuste quantità hanno anche una quota di proteine utili ed evitano l’aggiunta di sale, contenendone già di naturale» spiega la dietologa Michela Barichella, responsabile dell’Unità operativa di Nutrizione clinica della ASST Gaetano Pini – CTO di Milano.

Non esistono alimenti “buoni” o “cattivi” in assoluto

Le attenzioni, quindi, sono a non generalizzare in modo eccessivo: «Il sistema a semaforo è molto semplice e intuitivo, ma valuta un singolo ingrediente in base alla sua composizione, come per esempio la percentuale grassi saturi, sale, zuccheri o calorie. Ma occorrerebbe avere una visione più generale della dieta, che deve essere equilibrata nel suo insieme. Spesso a fare la differenza sono le quantità. Prendiamo, ad esempio, la frutta secca: contiene fibre e grassi utili, ma è chiaro che non se mangeranno mai 100 grammi alla volta, mentre le indicazioni in etichetta spesso si riferiscono a questa quantità – spiega l’esperta – Un altro esempio è l’olio d’oliva: è forse l’alimento più calorico in assoluto, ma non va per questo escluso perché ha proprietà nutrizionali importanti, ciò che conta è quanto se ne usa. Per esempio, è pressoché privo di colesterolo. A questo proposito è esemplare anche il caso delle uova: è possibile che l’etichetta a semaforo le sconsigli proprio per il contenuto di colesterolo, ma l’albume è ricco di proteine e noi dietologi ne consigliamo il consumo fino a 3 o 4 alla settimana. Potremmo fare altri esempi, come quello dei salumi come prosciutto cotto, crudo o bresaola che noi dietologi consigliamo, ma in certe quantità, mentre l’etichettatura francese considererebbe in modo negativo».

Come scegliere in modo consapevole

Da qui l’invito a scegliere con equilibrio e soprattutto consapevolezza: «Le app possono essere strumenti utili per iniziare ad avere un’idea di cosa si sta acquistando, perché spesso non si conoscono neppure gli ingredienti o il loro elenco non è di facile lettura. Poi, però, bisognerebbe imparare a scegliere contestualizzando e avendo una visione più ampia, considerando una dieta almeno giornaliera. I dolci, per esempio, non sono banditi se non in casi particolari, ma è chiaro che se un giorno ci si concedeuna maggior quantità di zuccheri, magari sarebbe bene ridurne l’apporto da altri alimenti, ad esempio riducendo la frutta in quella giornata – consiglia la dietologa – Teniamo anche presente che ciascun individuo ha caratteristiche proprie di metabolismo, di salute, ecc. Quindi, cerchiamo di conoscere ciò che mangiamo, ma focalizziamoci sui singoli cibi».