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Aiuta la loro crescita con un linguaggio consapevole
di Maddalena De Bernardi
08.07.2015
«Se fai questo, dopo...»
Può essere la promessa di una ricompensa per l'ultimo boccone da finire, o viceversa trasformarsi nella minaccia del "Se fai così, la mamma si arrabbia", o ancora, "Se fai così sei cattivo/buono": promettere e minacciare non sono mai una buona soluzione perché punta l'attenzione sull'altro (la mamma, o qualsiasi altra persona citata), invece di spiegare il reale motivo alla base. L'autentico scopo dell'educazione è aiutare a acquistare maggior consapevolezza, ecco perché è importante impostare una spiegazione semplice e sincera in grado di far capire al bambino che la responsabilità di una certa azione è solo sua, non di altri. Bambini più responsabili, adulti più consapevoli.
«Che cosa diranno gli altri?»
Questa frase, che troviamo riprodotta in infinite varianti (“Hai fatto fare alla tua famiglia una figuraccia davanti a tutti”), ci ricorda quanto spesso guardiamo verso gli altri per modellare (e giudicare!) il nostro comportamento. Interrompi questo circolo vizioso. Forse anche tu durante l’infanzia dovevi affrontare il paragone continuo rispetto agli altri: ora hai la possibilità di modificare questo modello educativo. Oltre a essere umiliante, mettere gli altri come centro di paragone non aiuta i bambini a sviluppare il senso di sicurezza e auto-centrarsi. Il fine non è guardare cosa fanno gli altri, ma osservare se stessi valutando bisogni e azioni secondo la propria coscienza: vale per i bambini, ma anche per gli adulti.
«Non c’è bisogno di piangere!»
Chi ha detto che non c’è bisogno di piangere? È incredibile quante volte tentiamo di convincere i bambini a superare paure senza vedere le nostre. Come ti sentiresti se in un momento di sconforto qualcuno ti ordinasse di non piangere e evitare di fare tragedie, minimizzando ciò che provi? Ecco proviamo innanzitutto a non ferire chi abbiamo di fronte, che sia un adulto o un bambino, e avere la sensibilità in grado di dimostrare la nostra partecipazione emotiva, senza per questo cadere nell’ansia. Di fronte a un pianto prova semplicemente a chiedere “Perché piangi?” e rimani in un atteggiamento di apertura e serenità, senza consolare, né minimizzare, rispettando il momento di pianto, rabbia o silenzio. Quando accettiamo queste emozioni forti senza bloccarle, immediatamente esse si calmano e ci sentiamo più leggeri: prova a farlo anche con te stessa e con chi ti circonda, aprirà nuove modalità di relazione.
«Con tutto quello che faccio per te»
Sì, è vero: ogni figlio contrae un debito che non ripagherà mai nei confronti di un genitore perché gli deve la vita. Tuttavia, questo non significa che sia necessario ricordarlo ogni istante, del resto questo debito è lo stesso che tu hai verso chi ti ha cresciuto. Frasi come queste (“Mi fai morire”, “mi farai ammalare”), anche se dette in modo innocente, lentamente contribuiscono a creare un senso di colpa crescente. Insieme all’insicurezza, il senso di colpa è una delle eredità più pesanti che possiamo passare a un figlio, perché crea la sensazione di un peso da cui è difficile liberarsi, anche in età adulta. Se durante l’infanzia qualcuno ha accentuato il tuo senso di colpa verso le cose, affronta questo nodo emotivo e impara a dare ai tuoi figli una prospettiva differente, più libera e felice.
«Non ti vergogni?»
La curiosità verso il sesso e il senso del proibito rappresenta una fase importante della crescita, che è opportuno trattare con altrettanta delicatezza e un atteggiamento curioso: mai trascinare nel discorso il concetto di peccato o la morale, meglio fornire spiegazioni semplici e chiare. Un atteggiamento aperto e fluido rispetto ciò che accade, i piccoli e grandi problemi della vita quotidiana, aiuterà il bambino ad affacciarsi con più consapevolezza all’adolescenza e all’età adulta, distinguendo i comportamenti funzionali al suo benessere (bere responsabilmente, fare esperienza senza mettersi in pericolo, salvaguardare la propria salute) dagli atteggiamenti disfunzionali. La vergogna è un’emozione di profondo disagio e porta a condannare se stessi: evitiamo di far cadere i bambini in questa trappola. Impariamo a ridere insieme degli imbarazzi e giocare sulla leggerezza, sapendo che tutti sbagliamo e condannarsi non serve. Liberare le emozioni, tenersi per mano nell’avventura della vita e aiutare un bambino a sviluppare fiducia, forza, consapevolezza è un viaggio che accade giorno dopo giorno, con pazienza e infinito amore.
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