Nella storia della medicina forse non esistono altri disturbi che hanno catalizzato un numero così alto di falsità. Intorno all’autismo si sono scatenati dibattiti agguerriti e sono circolate tante, troppe fake news. Al centro di tutto questo, loro: bambini vittime di un disturbo del neurosviluppo che impatta su ogni sfera dell’esistenza. Determina difficoltà a relazionarsi, parlare, capire gesti, sguardi e sentimenti e porta a rifugiarsi in un proprio mondo, fatto di comportamenti ripetitivi. Il 2 aprile è la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo. L’Onu, che ha istituito l’appuntamento nel 2007, ha voluto insistere proprio sul termine consapevolezza, perché c’è ancora tanto bisogno di informare. E di smontare definitivamente fake news come quelle che sfatiamo qui.
Non è vero che i malati di autismo sono in aumento
Periodicamente leggiamo numeri inquietanti. I dati dei Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie riportano un incremento di 10 volte negli ultimi 40 anni. Mentre le stime dell’Istituto superiore di sanità parlano, in Italia, di un bambino su 77. «Quello che non si dice è che a essere cresciuto non è tanto il numero dei malati ma quello delle diagnosi. Casi che fino a ieri sarebbero stati definiti come disabilità intellettiva oggi vengono identificati come autismo» precisa Giovanni Battista Ferrero, professore di Pediatria alla Scuola di Medicina di Torino e tra gli autori di uno dei più grandi studi mondiali sull’autismo.
Un tempo si arrivava a dare un nome al problema quando il paziente aveva già compiuto 8 anni, oggi si riesce ad avere una diagnosi intorno ai 3. Il pediatra coglie dei segnali nei primi 24 mesi di vita e successivamente il neuropsichiatra, con sedute di gioco, osserva il comportamento del bambino: guarda, per esempio, se è in grado di interagire e se cerca lo sguardo altrui. Poi esegue test specifici, anche sul linguaggio. «Ormai sappiamo che la malattia ha origine nel Dna: alcuni geni “mutano” e causano l’autismo. Purtroppo il contesto sociale ci sta portando a fare figli sempre più tardi (l’Istat dice che in Italia, in media, il primo arriva a 31 anni, ndr) e questo incide sul rischio di sviluppare problemi genetici» nota Antonio Persico, membro del Comitato scientifico della Fondazione italiana per l’autismo e professore di Neuropsichiatria infantile all’università di Messina. «Quello che sappiamo con sicurezza è che ogni bambino è una storia a sé, tanto che i manuali usano il plurale e parlano di disturbi dello spettro autistico».
Quello dei ragazzi geniali, alla “Rain Man”, è un mito da sfatare: solo due, tre autistici su 10 hanno abilità particolari e un buon q.i. gli altri soffrono di una o più disabilità intellettive
Non è vero che è colpa dei vaccini o delle mamme
Il collegamento tra autismo e vaccinazioni è stata una delle bufale più grandi dell’ultimo decennio. Lanciata nel 1998 dal medico inglese Andrew Wakefield, è stata smentita dall’Organizzazione mondiale della sanità e da decine di ricerche internazionali. Così come la teoria delle “mamme frigorifero” con cui lo psicanalista Bruno Bettelheim puntava il dito contro una figura materna fredda e inadeguata. Ribadisce il professor Ferrero: «A lungo abbiamo ignorato le cause del disturbo e, come sempre, quando la scienza non offre risposte si fanno largo le teorie più astruse».
Oggi però c’è molta più chiarezza. «L’autismo è un problema dei neuroni che ha radici genetiche» spiega Alfredo Brusco, professore di Genetica medica all’università di Torino che, insieme allo stesso Ferrero, ha partecipato alla ricerca dell’Autism Sequencing Consortium, una delle più grandi mai fatte. «Sono stati coinvolti 35.000 soggetti, tra genitori e bambini: gli affetti dalla patologia erano quasi 12.000. In passato, sequenziare tutto il Dna di un individuo era un lavoro enorme. Grazie alle nuove tecniche siamo diventati molto più veloci. Così abbiamo individuato un centinaio di geni che variano e causano il disturbo. Ma pensiamo che i responsabili siano un migliaio e andremo avanti in questa direzione». «La ricerca sgombra definitivamente il campo da paure e sensi di colpa» aggiunge il professor Ferrero. «Traccia la direzione per conoscere meglio la malattia e, un giorno, curarla. Fare i test genetici permetterà poi ai malati di avere diagnosi sempre più accurate».
Non è vero che l’autismo si cura con ossigeno o vitamine
Sul fronte terapie abbiamo sentito di tutto. Per qualche anno tanti specialisti hanno usato la camera iperbarica, altri hanno puntato su musicoterapia e vitamine. «Le uniche cure con evidenza scientifica sono quelle riabilitative: possono migliorare il disturbo» spiega il neuropsichiatra Antonio Persico. «Ne esistono di due tipi e in entrambe si stimolano con giochi e attività le funzioni carenti, come la capacità di socializzare e comunicare. Musica o attività con gli animali possono essere uno stimolo ulteriore, ma per ora sui loro effetti non ci sono evidenze scientifiche. Invece, possiamo aiutare questi pazienti con farmaci classici che curano i problemi legati all’autismo, dall’epilessia all’insonnia fino all’autoaggressività. Ora è iniziata la sperimentazione clinica di due molecole che si sono dimostrate efficaci per migliorare aspetti come la difficoltà a comprendere gesti, espressioni e sentimenti: agiscono sui meccanismi biologici e tra un paio d’anni potrebbero essere sul mercato».
Il 2 aprile l’italia si tinge di blu
Con piazze e vie blindate dal coronavirus, quest’anno la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo sarà sicuramente diversa dalle altre, ma non per questo meno importante. I grandi monumenti italiani si tingeranno di blu, colore che è stato scelto per rappresentare il disturbo. La Fondazione italiana autismo lancerà #sfidAutismo20, campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi. Dal 30 marzo al 12 aprile si può inviare al numero 45588 un sms solidale del valore di 2 euro; chiamando da rete fissa, la donazione sarà di 5 o 10 euro (www.fondazione-autismo.it).