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Responsabilizzare i bambini, ma come? Facciamo chiarezza, con i consigli dell'esperto
di Serena Allevi
08.05.2015
I bambini e il senso di responsabilità: si tratta di un rapporto, per forza di cose, fonte di numerosi dubbi. Questi ultimi affliggono sia il genitore sia l'educatore esterno alla famiglia, come l'insegnante.
Infatti, il confine tra responsabilizzare e colpevolizzare il bambino spesso è così labile che si rischia di fare confusione. Abbiamo cercato di fare chiarezza, per comprendere meglio quando e come responsabilizzare i bambini, con l'aiuto del prof. Roberto Pani, specialista in Psicologia Clinica.
E con compiti e delusioni scolastiche, come comportarsi?
Dai primi passi
Una delle prime domande che assillano il genitore è quando iniziare a responsabilizzare il bambino, ovviamente in relazione alla sua età.
«Si dovrebbe iniziare sin dal primo anno di vita, quando il bambino comincia a camminare e a riconoscersi visibilmente allo specchio» spiega il prof. Pani. «Responsabilizzare non nel senso “vero” della parola, lo scopo è invece far sentire al bimbo che, non stare alle regole di minimi e piccoli giochi, ha un costo e una potenziale penalizzazione» conclude l’esperto.
Non servono lunghi discorsi
Un altro dubbio tipico di mamma e papà, è come far comprendere al bambino l’importanza di prendersi alcune responsabilità.
«Bastano davvero poche parole, ciò che conta è semplicemente comunicare “questo non si fa“. Molto importante è anche il ruolo della paracomunicazione, offerta dai modelli del proprio comportamento di adulto» spiega il prof. Roberto Pani.
Quindi, anche in questo caso, l‘esempio gioca un ruolo chiave nell’educazione dei figli.
Mediare
Come fare a responsabilizzare i figli, senza intaccare la legittima spensieratezza dell’età infantile?
«I modelli familiari dovrebbero meta-comunicare messaggi che contengano in sé la mediazione, e non essere incoerenti né tantomeno contraddittori» afferma il prof. Roberto Pani.
Quindi, esercitarsi nella comunicazione (non solo verbale) affinché questa sia equilibrata e chiara, è un compito primario per genitori ed educatori in generale.
Fare chiarezza dentro se stessi
Ci sono genitori che de-responsabilizzano i figli perché temono di far loro del male, di ferirli e di colpevolizzarli. Ve ne sono, poi, altri che agiscono nel modo esattamente opposto. Più che un comportamento corretto, in questo caso, è opportuno che il genitore faccia chiarezza dentro di sé. Il messaggio, per essere comunicato e meta-comunicato, dovrebbe prima di tutto essere chiaro all’educatore.
«Spesso i bambini sono colpevolizzati, senza capirne il motivo. Ciò accade perché i modelli che seguono sono fuorvianti e contraddittori, la società stessa lo è. Infatti, i genitori stessi non riescono a essere completamente convinti sul metodo educativo da seguire, manca chiarezza perché in questo tipo di società tutto è, al tempo stesso, vero e falso» spiega il prof. Pani.
Un tema scottante
Quando si affronta il discorso scuola, i dubbi si moltiplicano generando spesso conflitti tra genitori e figli, così come tra genitori e istituzioni. Capita di frequente, infatti, che siano gli stessi insegnanti a responsabilizzare più i genitori riguardo all‘operato di bambini e adolescenti. Ovvero, se il bambino ha uno scarso profitto scolastico, spesso il genitore è portato dall’ambiente scolastico a provare un enorme senso di colpa e inadeguatezza.
«I genitori dovrebbero essere invitati a collaborare dalla scuola e dagli insegnanti, non essere responsabilizzati (salvo eccezioni) nell’educare i bambini» chiarisce il prof. Roberto Pani.
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