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L'intelligenza passa anche attraverso le emozioni. Ed è molto importante apprenderla fin da piccoli
05.06.2014
Intelligenza emotiva: essere intelligenti non significa solo avere un buon quoziente intellettivo. Essere intelligenti significa anche saper riconoscere, esprimere, e gestire, le proprie emozioni ed i propri sentimenti: permettendo loro di influenzare (positivamente) ed indirizzare in modo costruttivo la nostra vita.
Ogni bambino può avere un’intelligenza diversa secondo la propria indole. Tu sai riconoscere quella di tuo figlio?
L’abilità nel disegno può essere indice di intelligenza? Un quesito che è stato oggetto di una ricerca durata 10 anni.
Intelligenza emotiva è un concetto ampiamente spiegato da David Goleman nel suo Intelligenza emotiva, che cos’è e perché può renderci felici: “Quell’intelligenza che consente di governare le emozioni e guidarle nelle direzioni più vantaggiose, è la capacità di capire i sentimenti degli altri al di là delle parole, spinge alla ricerca di benefici duraturi piuttosto che al soddisfacimento degli appetiti più immediati”.
Tutte noi possediamo l’intelligenza emotiva: l’importante è saperlo e svilupparla, per beneficiarne al massimo, sul lavoro e nella vita privata.
Utilizzando la nostra intelligenza emotiva saremo in grado di conciliare meglio famiglia e lavoro, gestire al meglio le nostre relazioni interpersonali e trarre le maggiori soddisfazioni da entrambi.
I bambini andrebbero educati sin da piccoli all’intelligenza emotiva: imparare il linguaggio delle emozioni, consentirà loro di non avere poi molte difficoltà, proprie dell’adolescenza e dell’età adulta.
Goleman spiega che il prezzo che la vita moderna sembra imporre ai ragazzi è quella che potremmo definire come ignoranza emotiva: lacune nella conoscenza delle proprie emozioni e sentimenti, che si trasmette dai genitori ai figli.
Imparare ad utilizzare la propria intelligenza emotiva significa per un bambino ed un ragazzo: imparare a gestire la propria aggressività, gestire i prepotenti, prevenire la depressione e i disturbi alimentari tipici dell’adolescenza.
Per farlo però, ci vuole un genitore o un educatore in grado di mostrare cosa sia: una persona emotivamente intelligente.
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