Gli Italiani e il Bullismo è una ricerca condotta da AstraRicerche per Siamo Tutti Capitano a inizio progetto per sondare conoscenza e sensibilità sul tema . Un fenomeno di cui il 40% degli Italiani dichiara di essere stato vittima durante la propria esperienza scolastica e che non sembra esclusivamente legato all’età dell’adolescenza ma che si sta diffondendo anche tra i bambini.
Importantissimo è anche assumere gli atteggiamenti giusti in famiglia per evitare di crescere piccoli bulli o potenziali vittime. Ecco cosa fare…
Nella mente degli italiani le azioni maggiormente classificate come atti di bullismo sono quelle che si rifanno al bullismo fisico (97,4%); seguite a breve distanza da quelle del cosiddetto bullismo verbale (minacce, prese in giro, appellativi dispregiativi, 90,2%). Gli aspetti caratteriali sono il primo elemento, secondo chi ha risposto al sondaggio, che scatenano atti di bullismo (44%) e il bisogno di attirare l’attenzione su di sé sembra essere l’elemento che principalmente muove i bulli (61%). Gli Italiani pensano che soprattutto apertura e dialogo siano gli atteggiamenti giusti per affrontare questo problema (92,6%), che si può prevenire secondo un italiano su due proponendo a bambini e ragazzi modelli di comportamento vincenti e positivi ma non aggressivi.
“È fondamentale, per prevenire l’insorgere di comportamenti che possono degenerare in fenomeni di bullismo , intervenire proprio laddove avvengono le prime esperienze di interazione sociale tra i pari – spiega lo psicologo Nicola Iannaccone, consulente del progetto Siamo Tutti Capitano – educando a comportamenti positivi per sé e per gli altri e facendo emergere la forza positiva del gruppo . Il percorso didattico che abbiamo sviluppato si rivolge ai bambini, ai loro educatori e alle loro famiglie coinvolgendo l’intero sistema sociale nel quale i bambini sperimentano e sviluppano le loro capacità relazionali”. Ma come insegnare ai bambini a decodificare le emozioni? Il progetto si avvale della “collaborazione” di 10 figure stimolo rappresentate da altrettanti animali che portano i bambini alla scoperta delle capacità relazionali individuali all’interno delle dinamiche del gruppo. Grazie ad attività ludico-didattiche i bambini sperimentano le loro abilità caratteriali, identificandole in ciascun animale.
Ogni bambino ha in sé tutte le caratteristiche dei 10 Superpoteri relazionali rappresentati dagli animali: il leone è il “generatore di decisioni” e sa affrontare in modo costruttivo le situazioni, guida il gruppo e si assume la responsabilità di prendere decisioni costruttive. Poi troviamo il castoro che sa aiutare chi si trova in difficoltà, non si nasconde e affronta i problemi in modo costruttivo. Il gatto sa affrontare in modo versatile le situazioni quotidiane, esplorando le alternative e le loro conseguenze sapendo esprimere liberamente ciò che desidera. Ci sono ancora il falco dal senso critico , la tartaruga comunicativa , il pavone con una forte consapevolezza di sé. Infine il procione rappresenta l’empatia, lo stambecco gestisce lo stress, il gufo dalle emozioni d’acciaio e il cammello sa costruire relazioni indistruttibili. Identificandosi con gli animali il bambino deve solo riuscire a riconoscere le proprie emozioni, applicandole alle situazioni quotidiane, per imparare come relazionarsi con il gruppo. E imparare ad diventare Capitano: cioè leader positivo, né prepotente né vittima!
Ma come funziona in pratica il progetto Siamo Tutti Capitano? Tramite kit didattici , inviati agli istituti scolastici o scaricabili dal sito siamotutticapitano.it . I kit comprendono sia una guida docenti che spiega il metodo educativo e propone le attività da svolgere in classe, sia una guida famiglie dedicata ai genitori, per proseguire la scoperta dei “superpoteri relazionali” anche a casa. L’insegnante ha un ruolo fondamentale in questo percorso di crescita: la sua figura è essenziale sia per trasmettere conoscenza sia come punto di riferimento da imitare. Ma gli insegnanti devono essere anche osservatori che aiutano i bambini a essere consapevoli del loro comportamento e delle loro emozioni. Le attività proposte vengono sempre adattate e contestualizzate alla realtà e ai bisogni del gruppo. Il progetto passa poi dai banchi di scuola a casa: anche le famiglie vengono chiamate a svolgere un lavoro coordinato sul tema, per rendere il lavoro fatto a scuola ancora più efficace.