Come riconoscere e incoraggiare le qualità positive del bambino
E a proposito di autonomia…
mangiare da soli, tenere in ordine i giocattoli…sono conquiste importanti per la loro crescita, aiutiamoli così
«La scelta migliore è iniziare fin dalla nascita a concedere un po’ di indipendenza» sostiene il dottor Albani. «Regola base: accettare senza sensi di colpa i piccoli disagi che il bambino incontrerà sulla strada dell’autonomia. Faccio un esempio: a un neonato di solito non diamo la possibilità di piangere nemmeno cinque minuti perché ci precipitiamo a prenderlo in braccio. Ma se ha mangiato, dormito e sta bene, ti chiama solo perché si annoia. Prova a lasciargli il tempo per cercare di intrattenersi da solo e stai tranquilla: non lo stai abbandonando e quel pianto non gli farà male. Anzi, a poco a poco, vedrai che comincerà a guardarsi intorno, a toccarsi le manine, a prendere un oggetto».
Passiamo a un’altra situazione classica: a un anno vuole mangiare da solo, la pappa finisce dappertutto. Meglio aiutarlo? «Lascialo fare, nel giro di poco imparerà» consiglia il pediatra. Ricorda anche di scegliere bene la tempistica.
«Fare questi esperimenti al momento giusto è fondamentale. Per insegnargli a vestirsi da solo, invece che al mattino, quando devi scappare al lavoro, fallo nel fine settimana o in vacanza. E non criticarlo : mette le scarpe al contrario o la maglietta alla rovescia? Non cascherà il mondo».
Capita che un bimbo sappia camminare o lavarsi da solo, ma si rifiuti di farlo.«Non pensare che sia pigrizia» spiega Giacomo Mancini, specialista in psicoterapia infantile. «Forse è stato privato del gusto di essere autonomo da genitori troppo protettivi.
Per esempio, lui comincia a correre e tu lo segui con ansia temendo che cada. Ma così rischi di togliergli il piacere di sentirsi grande, capace di fare qualcosa. Per fargli ritrovare l’entusiasmo della conquista, lascialo libero: sei lì vicino, cosa può capitare di male?».
Ci sono dei piccoli che vogliono fare tutto da soli, non piantano grane quando li lasciamo all’asilo e stanno con gli altri senza problemi. È bene incoraggiare la loro indipendenza?
«Dipende da cosa vogliono fare: se a 4 anni si mettono in testa di voler attraversare la strada senza mamma o papà, dobbiamo fermarli. Ben vengano le cose da bambini, non quelle da adulti» consiglia Mancini.
Nasce il fratellino e tuo figlio torna a fare la pipì a letto o cerca il ciuccio che aveva dimenticato. «Periodi difficili possono portare regressi, ma non spaventarti» sostiene il dottor Mancini. «Crescere è come salire le scale: si fa una rampa e si conquista il pianerottolo, qualche scivolata è possibile, ma si possono sempre recuperare i gradini persi.
Dagli pure il ciuccio e rassicuralo con frasi del tipo “Lo rimetterai via quando ti sentirai pronto”» suggerisce l’esperto. «In fondo anche la sua richiesta è una forma di autonomia: ha imparato a consolarsi da solo con il succhietto e per questo lo cerca. Questo discorso vale quando i regressi sono lievi e brevi. Se invece continuano, o si associano ad altri come sonno disturbato o pipì a letto, allora è bene parlarne con il pediatra».
«Gestire le proprie cose per un bambino è un anticipo di quello che farà da grande con la sua casa e il lavoro. Quindi prima di andare a scuola, lascia che prepari lo zaino, senza intervenire. E se dimentica qualcosa, fai in modo che ne provi le conseguenze, ma non sgridarlo: se gli manca il libro non potrà seguire bene la lezione, ma la volta successiva non ripeterà l’errore» suggerisce il dottor Mancini.
«Coinvolgilo anche nelle faccende domestiche» aggiunge il pediatra Albani. «Attenzione, però, non farlo solo con le figlie femmine, ma anche, e soprattutto, con i maschi: non vorrai mica che diventi un uomo imbranato con le cose di casa? Chiedigli di riordinare i giochi, all’inizio con te, poi da solo. O di aiutare ad apparecchiare e sparecchiare portando un piatto alla volta» prosegue Albani. «Ma potrà anche iniziare a prendere confidenza con il bucato, dividendo i panni da lavare in base ai colori».
Insomma il rischio deve essere calcolato: concedi fiducia ma, allo stesso tempo, fai sentire la tua presenza. Come? «Fissando dei paletti. Se lo lasci in casa da solo, stabilisci in anticipo come impiegherà il tempo durante la tua assenza, se inviterà degli amici, che giochi faranno, cosa gli è concesso fare e cosa no» dice lo psicoterapeuta Giacomo Mancini. «Poi verifica che il vostro accordo sia stato rispettato».
E con il denaro come comportarsi? «Dai quanto basta per piccoli acquisti adeguati alla sua età. Se è piccolo, pochi centesimi per le figurine, poi passerai a qualche euro per una merenda con gli amichetti. Quando sarà più grande, invece, concorda una vera paghetta settimanale: sarà una bella prova di fiducia».
L’indipendenza a quest’età si nota anche nella vita sociale e nella scelta dei compagni: è il momento dell’amico del cuore, inseparabile. «Ai bambini un legame di amicizia forte fa bene, dà conforto» spiega Mancini.
E se vuole giocare solo con lui e ti sembra che stia diventando troppo dipendente da quell’amicizia? «Cerca di capire perché, ma proponigli anche delle alternative. Per esempio, spingilo a invitare un nuovo amichetto e a fare con lui gli stessi giochi che con l’altro gli piacciono tanto. Vedrai che si divertirà comunque e, un po’ alla volta, comincerà ad allargare il suo giro di conoscenze».