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L'esperta ci aiuta a fare chiarezza
di Maddalena De Bernardi
26.10.2015
LA TEORIA DEL GENDER NON ESISTE
Di recente un'ondata di panico ha investito i genitori dei bambini che frequentano scuole elementari e materne. Dopo lunghi anni di lotta qualcuno vorrebbe farci credere che il genere, gender in lingua inglese, costituisca un modo per attuare un'educazione discriminatoria invece di essere, quale è, uno strumento per la promozione di una cultura della parità, in cui uomo e donna, bambini e bambine, possano esprimere la loro diversità, liberi di essere e avere pari diritti. La Dott.ssa Marzia Cikada, psicologa e psicoterapeuta, ci ha aiutato a fare chiarezza sull'argomento. A che cosa si riferisce il termine gender? «I Gender Studies esistono dagli anni Settanta: nascono dall'incontro di più discipline e hanno come obiettivo la riduzione di pregiudizi e discriminazioni legate all'orientamento sessuale o all'essere uomo o donna. La Teoria del Gender, invece, non esiste», spiega l'esperta. Ecco la prima cosa importante da tener presente: la fantomatica Teoria del Gender è stata inventata traducendo in maniera scorretta il termine Gender Studies, ovvero gli studi di genere, un approccio multidisciplinare che si è interrogato sui ruoli maschile e femminile nelle diverse società. Fa parte di questa ricerca la nuova impostazione dei test farmacologici con dosaggi diversi per donne e uomini, in vista di una sensibilizzazione più consapevole del valore della differenza. Perché abbiamo gli stessi diritti, ma non siamo uguali. La vera uguaglianza è la scoperta della diversità che caratterizza ognuno di noi.
IL PATTO DI CORRESPONSABILITÀ
«Quello che è stato fatto è fingere ci fosse una Teoria del Gender per sovrapporla come rumore che confonde, come timore che attanaglia. In questo è diventata reale, nel suo essere paura» chiarisce Marzia Cikada, che aggiunge: «È facile spaventare parlando di infanzia. La paura, utile complice di diversi errori storici, è sempre di più una compagna per i genitori, che vorrebbero solo il meglio per i loro figli. Urlargli di fare attenzione al mostro in agguato, anche se il pericolo non c’è, rende l’orco reale pur non esistendo. Determinate correnti di pensiero e associazioni, spesso legate ad un certo mondo politico e purtroppo, alcuni professionisti a vario titolo, si sono fatti portavoce di questa fantomatica “Teoria Gender” esprimendosi contrari. Il paradosso è che quanto dicono di combattere non esiste. Non hanno preso in prestito niente perché non c’è una Teoria Gender. Hanno camuffato, travisato, utilizzati ingredienti come paura e disinformazione per ottenere il risultato che volevano ottenere, contrastare una cultura dove che facesse posto alle necessità di tutti, nel rispetto di ogni singolo bambino e ogni singola famiglia. Il patto di corresponsabilità, che si diceva di non firmare ai genitori, è un esempio di come si inventa un mostro. Nel momento di cui si dicono le cose come stanno, la lunga ombra della paura si riduce velocemente, fino a scoprire che non serve e il mostro diventa un buon compagno di giochi».
ALLA SCOPERTA DELLA DIFFERENZA
Qual è la vera educazione di genere? «Educare al genere è mettere in luce gli aspetti del sentirsi maschio o femmina, del viversi nella sessualità (che non è semplicemente il sesso), riflettendo cosa significano le relazioni e le emozioni che si provano. Lo facciamo continuamente, ma è bene essere consapevoli delle scelte educative che si mettono in pratica». Marzia cikada aggiunge: «Il gioco è lo strumento magico attraverso cui possiamo passare significati di questo tipo».
IL VALORE DEL GIOCO
I bambini amano i colori e considerano un grande divertimento dipingersi la faccia: possiamo pensare al concetto di maschera, che esiste in ogni popolo. Truccarsi non è solo make up affascinante, bensì il gesto dell’attore, l’atto rituale. In questo senso, forse dovremmo riflettere di più sul fatto di restituire anche alle bambine la possibilità di dipingere il volto per trasformarsi, divertirsi invece che per il lato sexy. Eppure in alcune scuole materne si è generata la paura di bambini costretti a truccarsi da femmina dai programmi scolastici, scena a dire il vero piuttosto inverosimile. «Travestirsi è da sempre uno dei momenti divertenti e insieme di crescita che i bambini vivono giocando, e non solo i bambini. La maschera ha un valore antropologico, magico, personale e si presta a visioni sempre diverse. Permette di sperimentare, giocare ruoli differenti, raccontare storie intime e riscoprire parti di sé ad ogni età. Il trucco per i bambini è una possibilità di scoprirsi e non ha a che fare solo con il rimmel ed il rossetto. Giocare a truccarsi è un’esperienza per tutti, credere di doversi dipingere la faccia da donna grande per essere apprezzata e vista è una violenza. Pensiamo alle bambine che in tanti concorsi di bellezza sono costrette a imitare comportamenti adulti e sexy solo per compiacere gli adulti, mentre magari avrebbero voglia di saltare in qualche pozzanghera».
CULTURA DELLA CONSAPEVOLEZZA
È possibile aiutare i genitori a uscire da questa sensazione di panico? «I genitori hanno bisogno di essere rassicurati: fanno un mestiere complicatissimo, sempre con il timore di sbagliare scelta» spiega la psicologa, chiarendo: «Diamo ai genitori la sicurezza di cui hanno bisogno, non bugie che spaventino. È scientificamente provato che stereotipi, pregiudizi, una certa violenza sessista e omofoba nasce proprio dalla mancanza di una cultura capace di vivere le differenze come ricchezza, nutrita sin da piccoli dall’educazione familiare, dalle scelte delle parole che si usano, da chi diventerà nostro amico, da quello che i media e gli adulti di riferimento ci comunicano».
A CHI RIVOLGERSI
«Accompagnare ad una cultura diversa è responsabilità di tutti. Come psicologi, si stanno creando molti eventi per dare informazione, creare una cultura serena, capace di rispondere in maniera informata alla paura. Tutto parte da lì. Come Ordine regionale degli Psicologi del Piemonte, di cui sono Consigliera, abbiamo patrocinato eventi di questo tipo, per avvicinare gli adulti al cambiamento in atto, perché possano essere genitori sereni. Non solo, in tutta Italia, con l’Associazione di psicologi Altrapsicologia, abbiamo realizzato e sostenuto eventi informativi proprio perché sappiamo quanto sia difficile e lento il cambiamento» dice Marzia Cikada: «Se pensiamo, appunto, alla rivoluzione che è avvenuta nelle famiglie con il divorzio, a come poteva sentirsi il primo figlio di genitori separati, abbiamo una idea di come nessuna società accetti con facilità il cambiamento. L’intervento tra i genitori parte dall’accoglierne le domande, i dubbi, le paure. Noi in Italia non abbiamo mai avuto una vera educazione sessuale, capace di rendere forti gli adulti davanti ad un argomento naturale e necessario come la sessualità e l’identità sessuale. Invenzioni assurde nate per rallentare il cambiamento, non sono protettive per nessun bambino ma ne saranno ancora inventate. Ho fiducia nella responsabilità che abbiamo noi professionisti per esserci ogni qual volta questo accadrà».
IL RUOLO DEGLI ADULTI
La legge 107 del 13 luglio 2015 detta La buona scuola spiega che: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Perché la parità di genere viene percepita come pericolosa? «Viene percepita come pericolosa perché viene così viene descritta: quanto dice la legge è stato travisato. Se gli adulti si rendessero consapevoli del loro ruolo di facilitatori della felicità per i bambini, proprio perché preparati ad accogliere le loro domande, sarebbero adulti in grado di crescere bimbi sereni e tutelati. I genitori hanno il potere di trasformare la paura del diverso in possibilità, in crescita armonica, in ricchezza. È un potere che il genitore scopre quando impara ad affrontare temi come la sessualità senza vergogna, quando si accetta che un bimbo può nascere geneticamente maschio ma sentirsi intimamente femmina o scoprire di amare qualcuno del proprio sesso e non farlo sentire un errore. Tutto nel rispetto delle naturali fasi della crescita. Senza affrettare tempi e modi. Ma per arrivare ad essere consapevoli si passa attraverso la paura e molti, per tanti motivi, restano impigliati nella rete dell’omofobia, del pregiudizio, del timore di quello che si allontana da quanto è conosciuto. Inoltre, la parità di genere mette in discussione quanto si crede debba essere l’ordine delle cose. Da questo timore all’omofobia il passo è breve: rappresenta una difficoltà ad accettare non solo chi è diverso da sé, ma anche accettare la propria stessa diversità rispetto a quanto considerato normale (omofobia interiorizzata) arrivando a negare e negarsi la possibilità di una vita serena. Agire sulla cultura è l’antidoto alla notevole sofferenza che troppi adulti e minori vivono per non sentirsi visti e amati per quello che sono».
COMUNICARE CON I BAMBINI
«Viviamo ancora in una cultura dove è difficile parlare di sessualità e ancor peggio di intimità, basta vedere la confusione degli adolescenti e quanto per loro sia più facile imparare facendo sesso, con le conseguenze spesso dolorose del caso, che confrontandosi con adulti» riflette l’esperta: «I bambini hanno dei diritti fondamentali e non appare tra questi essere come il genitore lo desidera. Ogni bambino è unico a suo modo ma i bisogni sono universali. Sarebbe bene che naturalmente venisse raccontato ai bambini il mondo com’è. Ricco di possibilità e diversi modi di essere. I bambini non vanno mai sottovalutati, sono aperti e pronti alle sfide se gli permettiamo di crescere serenamente. Non farebbero fatica a fare proprio un mondo di uomini e donne che si amano tra di loro come coppie eterosessuali o omosessuali. La fatica gliela insegniamo con le nostre reticenze e le nostre paure. Il modo per spiegare le cose è sempre lo stesso, dall’inizio alla fine, con parole semplici ed esempi chiari».
AFFRONTARE LA MASTURBAZIONE
Una tappa del processo di crescita riguarda la masturbazione, argomento spinoso nel dialogo fra genitori e figli. Marzia Cikada chiarisce: «La masturbazione infantile esiste e non è un’invenzione degli studi di genere: finora è stata trattata in modo punitivo e facendo leva sul senso di colpa, eppure oggi la scienza sa che si tratta di una fase che ogni persona deve affrontare nel percorso di crescita. Dunque, come comportarsi di fronte a un bambino scoperto mentre tocca il suo corpo? La masturbazione è un fatto. Non verrà insegnata nelle scuole: si accoglierà e spiegherà, nel caso, in quanto la naturale curiosità spinge i bambini a scoprire il corpo, accompagnandolo nel rispetto della crescita. I bambini si toccano, in maniera diversa gli uni dagli altri e con motivazioni diverse, cercando in quel momento la risposta a bisogni differenti ( auto-consolatori, protettivi, etc). Il bambino che si tocca e viene “scoperto” non ha bisogno di colpe e di punizioni, ma eventualmente di regole e di ascolto. Il confine tra il pudore e il bisogno personale viene tracciato dalla cultura familiare del singolo bimbo, è dentro alle relazioni in cui si muove».
LA DIFFERENZA NON SPAVENTA
Conclude l’esperta: «I bambini sono sempre più svegli e naturalmente capaci di capire, ma scoprono il mondo attraverso i modi e le parole degli adulti di riferimento e ancora troppi di questi temono che l’omosessualità sia una malattia e che si possa contagiare. La ricerca ci insegna che crescere con genitori eterosessuali non ci renderà necessariamente eterosessuali e viceversa, ma sarà fondamentale come i genitori sappiano accogliere quel bimbo, etero, omosessuale o trans che sia, perché si possa prevedere una sua crescita serena nel mondo, integrato e integro nella sua realtà. Aiutare i genitori ad aiutare i bambini a vivere sentendosi liberi di essere semplicemente se stessi è il primo antidoto alla violenza che vivono in molti. Per fortuna oggi ci sono molti strumenti per facilitare i genitori e gli educatori nell’affrontare l’argomento, professionisti preparati, libri illustrati che rendono tutto più facile e divertente: una cultura che, si voglia o no, si sta trasformando per fare posto a tutti, con dignità e serena accettazione delle mille sfumature di vita possibili».
OGNI FAMIGLIA È UNICA
Come spiegare a un bambino che l’amore può avere forme diverse? L’esperta risponde: «Ci sono mamme che amano mamme, papà che amano mamme, papà che amano papà e bambini che possono essere felici in ognuna di queste famiglie. Punto. Fare propria questa semplice verità non significa portare via la festa della mamma e del papà, o cancellare la famiglia che potremmo chiamare “classica”/eterosessuale, se seguiamo l’immaginario collettivo vigente. È naturale che le cose cambino. Lo stesso istituto familiare è sempre cambiato nei secoli: è fisiologico per qualunque sistema arrivare a trasformarsi per sopravvivere, accogliendo le nuove necessità storiche, emotive, culturali. Il cambiamento spaventa, porta con sé delle possibilità altre che non sempre si è capaci di accettare. La ritrosia o resistenza viene spesso cavalcata da chi vorrebbe che tutto restasse immobile, ma è perdere tempo che potremmo dedicare a costruire un mondo più accogliente e gentile. Si urlava contro il divorzio come contro il voto alle donne, ma sono urla che si perdono nel vento: le battaglie fatte in direzione della storia hanno sempre vinto, sta alla maturità di una cultura di ogni singola nazione definirne i tempi. Mi auguro per tutti noi che saremo capaci di vincere questa paura e approfittare del bello presente in ogni diversità, arricchendo il futuro dei nostri bambini invece che renderlo più povero di possibilità».
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