Come comportarsi quando un bambino si arrabbia ? Spesso questa emozione, così naturale e fisiologica, manda in crisi i genitori e gli educatori. Invece, attraverso la rabbia e la sua gestione, si cresce e si apprendono le dinamiche relazionali più importanti. Mai ridicolizzare le arrabbiature dei nostri bambini, sì invece a un atteggiamento di vicinanza emotiva e di interessamento sincero
Un modo naturale per esprimere il dissenso
Un pianto disperato , urla, morsi, chiusura emotiva e musi. La rabbia dei bambini si manifesta in molti modi diversi, anche a seconda dell’età. Ma come va interpretata dagli adulti ?
«La rabbia ha una valenza relazionale in quanto, attraverso la rabbia, il bambino (così come l’adulto) esprime il suo dissenso , la frustrazione, il conflitto intrapsichico o nei confronti del mondo esterno» chiarisce la dott.ssa Fumi.
«Di fronte alla rabbia dei bambini e alle sue manifestazioni (morsi, urla, atteggiamenti aggressivi, provocazioni ) molti genitori ed educatori vanno alla ricerca di risposte chiare e precise, indicazioni e suggerimenti per poter meglio affrontare questi comportamenti e atteggiamenti, che spesso destabilizzano e preoccupano gli adulti che si prendono cura dei bambini» continua l’esperta.
«Innanzitutto, è opportuno chiarire che esiste un processo di crescita (evolutivo) entro cui si situa anche la rabbia , definibile come atto comunicativo con cui il bambino si relaziona e interagisce con il mondo esterno» conclude la dott.ssa Fumi.
La funzione dei genitori
Una volta preso atto che, anche nei bambini, la rabbia è un’emozione “necessaria”, resta il problema della sua gestione da parte dell’adulto. Vero e proprio dilemma, che si snoda tra il rimprovero e la comprensione.
«La rabbia è un’emozione che fa parte dell’essere umano, ha una importanza evolutiva fondamentale: la funzione genitoriale a cui mamma e papà sono invitati ad assolvere è proprio quella di insegnare la gestione efficace del conflitto» chiarisce l’esperta.
«Innanzitutto, è importante comprendere e interpretare la rabbia come una modalità di comunicazione e relazione del bambino con il mondo esterno, senza giudizi o pregiudizi. Se intendiamo la rabbia e le sue manifestazioni come modalità di comunicazione di qualcosa che il bimbo fatica a comunicare (un malessere , un disagio), possiamo essere di aiuto e di sostegno nel momento in cui si trova appunto in difficoltà» ci spiega la dott.ssa Fumi.
«Chiediamoci anche se c’è stato qualche evento esterno , destabilizzante, traumatico e emotivamente importante, per il quale il bambino è possibile provi e manifesti sentimenti contrastanti e distruttivi. Alcuni esempi plausibili: la nascita di un fratellino , un trasloco, un lutto, una separazione, una malattia, il rientro al lavoro della mamma , la disoccupazione del padre…)» conclude l’esperta.
Un momento critico da affrontare insieme
Quando il bambino perde “il controllo”, può arrivare a manifestare la rabbia anche in modo decisamente eclatante. Non sono pochi i bimbi che iniziano a tirare testate contro il muro, picchiano i compagni o il fratello , decidono di entrare in fase di negazione totale . Mantenere la calma , nel ruolo di genitori, è molto difficile ma non impossibile. L’importante è utilizzare la giusta chiave di lettura del momento e non ridicolizzare o sminuire il mondo delle emozioni, anche se quest’ultime sono negative.
«Nei casi di manifestazioni aggressive della rabbia, è importante usare il rimprovero , un “Non si fa!” deciso, chiaro, coerente, ad altezza bambino (guardandolo negli occhi alla sua altezza, inginocchiandosi davanti a lui)» spiega la dott.ssa Fumi.
«Evitiamo invece di ridere e deridere il bambino, ma favoriamo il dialogo e il confronto. Chiediamogli direttamente le motivazione della rabbia e di un gesto aggressivo, cercando di capirne le ragioni e il contesto dove tale comportamento si è manifestato» conclude l’esperta.
Prova a fare così
Esistono quattro fasi, secondo l’esperta, attraverso le quali è necessario passare per gestire al meglio la rabbia dei bambini. Ovvero, canalizzare l’emozione in modo costruttivo e funzionale alla crescita dei figli.
«La prima fase è il riconoscimento della rabbia , intesa come emozione costruttiva e utile alla crescita. “Sei arrabbiato? A volte anche mamma e papà sono arrabbiati… è normale !”» spiega la dott.ssa Cristina Fumi.
«La fase successiva consiste nell’accettazione del sentimento della rabbia. “Capisco che tu sia arrabbiato…”. Il terzo step, invece, indaga e si pone come obiettivo la comprensione della rabbia: “Perché sei arrabbiato?”» chiarisce l’esperta.
«Infine, arriva l’ultima fase: la vicinanza . Si tratta di far comprendere al bambino che l’adulto gli è vicino, chiedendogli “Come posso aiutarti ?”» conclude la psicologa.