Educare alla libertà e autonomia: una missione estremamente difficile. Impara a affrontare le emozioni, tue e dei tuoi figli. Insegna ai piccoli che non sempre si vince: grazie agli errori e alla genuina curiosità diventiamo persone migliori.

Trovare forza interiore

LA FORZA PER RIALZARSI

“Amore, non piangere, altrimenti la mamma diventa triste”. “Ti sei fatto male? Te lo avevo detto che saresti caduto!”. Quante volte capita di dire parole del genere ai piccoli? Effettivamente sono tante le volte in cui siamo capaci di prevedere qualcosa che i figli (adolescenti compresi!)) non sanno ancora vedere: questo succede grazie all’esperienza e all’intuito accumulati negli anni. Tuttavia, la capacità di previsione ha bisogno di essere sviluppata. Come è possibile diventare abili del decodificare le situazioni se qualcuno, magari per troppo amore, previene le nostre cadute? Questi due frasi sono due esempi molto frequenti di… non empatia. La costruzione dell’identità passa attraverso le emozioni positive così come i momenti difficili: è allora, durante l’infanzia, che impariamo a superare il dolore di una separazione, una delusione. Si tratta del primo incontro con il dolore e la morte, ecco perché educare diventa condividere, accompagnare. Ci vuole molto amore per lasciare che un figlio faccia le sue esperienze, pur sapendo che cadrà. Accompagnare la crescita di un essere umano significa nutrire una profonda fiducia nelle sue risorse, tanto da aiutarlo a vederle, costruirle, rinsaldarle.

Costruire la propria autostima

TUTTE LE EMOZIONI SONO LEGITTIME

«Non chiediamo ai bambini di essere resilienti», spiega Mariagrazia Contini, docente di pedagogia dell’infanzia e delle  famiglie, che presso l’Università di Bologna si occupa di un tema  estremamente attuale: educazione alle relazioni di coppia e famiglia. In psicologia la resilienza è la capacità di superare gli eventi traumatici trovando le risorse che possono aiutarci a riorganizzare la nostra vita in modo positivo. Tuttavia, parlare di resilienza durante l’infanzia può diventare pericoloso. È importante evitare di esercitare pressioni sul bambino e accompagnare i piccoli nella libera espressione delle emozioni. Paura, morte, dolore possono discorsi difficili da affrontare anche per un adulto, ma imparare a stare con ciò che c’è è la chiave per costruire la propria autostima con consapevolezza. Può essere che l’altro non abbia voglia di parlare. Anziché arrenderci di fronte ai silenzi di un figlio iniziamo a rispettarli: si può stare vicini anche in silenzio e persino a distanza, magari mentre uno cucina e l’altro legge. L’importante è non sottrarsi agli sguardi, né alle domande. Sapere che è sempre possibile parlare: essere visti e considerati è fondamentale se vogliamo coltivare una relazione basata sulla fiducia.

Bisogno di contatto

GIOCARE CON I CINQUE SENSI

Riconoscere le proprie emozioni è coltivare la sintonia con il proprio mondo interiore, nutrire la connessione con la nostra forza vitale, trovare ispirazione. Altrettanto fondamentale si dimostra la capacità di esprimere ciò che sentiamo. Aiuta tuo figlio a liberare e riconoscere le emozioni del momento. Perché limitarsi al linguaggio verbale? I bambini in questa fase hanno fame di esperienze e amano terribilmente ciò che noi adulti abbiamo ormai paura di fare: cambiare. Prenditi tempo per giocare con i bambini, lasciati coinvolgere. Sollecitare i cinque sensi permette ai bambini di sviluppare abilità su piani differenti. Dipingere con le mani, giocare a piedi nudi permette di ritrovare il contatto con la terra e usare il proprio corpo in modo creativo, fuori dall’ordinario. I bambini amano ciò che è fuori dall’ordinario perché si lasciano stupire: agiscono senza schemi, pura empatia rispetto alle nostre sensazioni. Da piccoli siamo esseri naturalmente empatici e curiosi, si tratta di continuare a allenarci ogni giorno e in fondo, come i bambini, lasciarci sorprendere dalla magia delle cose.

Parlare con i figli

COMUNICAZIONE AUTENTICA

Il senso di frustrazione che ogni essere umano conosce costituisce una tappa evolutiva. Prima di essere genitori si è figli. Da figli possiamo comprendere emozioni che nel ruolo di genitori non riusciamo più a dire: proviamoci, soprattutto durante l’adolescenza, quando le spiegazioni semplicistiche non sono più sufficienti. Che cos’è l’empatia? «Prima di giudicare una persona cammina nei suoi mocassini per tre lune». La saggezza degli Indiani d’America utilizza un’immagine estremamente efficace per ricordare che mettersi nei panni di qualcuno è il primo modo per comprendere gli altri veramente. Le scarpe, simbolo del nostro procedere nell’esistenza, sono uniche per ognuno di noi perché prendono la forma del nostro piede. Imparare a mettersi nei panni dell’altro significa provare a immergersi nel suoi mondo, senza giudicare. Per un genitore è estremamente difficile e doloroso non avere soluzioni da offrire, eppure sapere che saremo ascoltati, anche se non si può far nulla per risolvere una certa situazione, ci rende esseri umani più forti, addestrati alla vita, capaci di affrontare, insieme, le gioie e i dolori di cui è fatta l’esistenza.