Le separazioni e i divorzi sono sempre difficili e dolorosi: sapere quali sono i diritti di ciascuno può rendere le cose più facili. L’Avvocato Corinna Marzi ci spiega cos’è e come funziona l’assegno di mantenimento.
Avvocato Marzi, cos’è l’assegno di mantenimento?
L’assegno di mantenimento è il contributo economico che un coniuge o un genitore deve corrispondere all’altro in caso di separazione, di divorzio o di necessità. Si tratta di una somma di denaro mensile che un soggetto deve versare ad un altro al fine di partecipare alle spese per il sostentamento del coniuge più debole o dei figli fino alla loro effettiva indipendenza economica. Trattandosi di somma di denaro da versarsi nel tempo, l’assegno di mantenimento è soggetto all’annuale adeguamento secondo gli indici stabiliti dall’ISTAT.
Le donne hanno sempre diritto all’assegno di mantenimento?
Non sempre. Bisogna, infatti, distinguere se si tratta di semplici conviventi oppure se parliamo di coniugi. Nel primo caso il diritto per la convivente, ad oggi, non sussiste mai. Nell’altro caso i presupposti sono da valutarsi caso per caso: si tiene conto, infatti, della capacità reddituale e patrimoniale della richiedente e dell’obbligato, del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, del godimento della casa coniugale.
Avvocato Marzi, può capitare che siano le donne a dover versare un assegno al proprio marito?
Si, può capitare che il coniuge più debole sia proprio il marito. La legge, infatti, non distingue fra uomini e donne: parla di diritto riconosciuto al coniuge più debole, che pertanto può essere benissimo l’uomo, qualora ne sussistano le condizioni. Nella realtà, si tratta di una ipotesi molto remota e perseguita dai Tribunali solo nel caso in cui il reddito della moglie sia esageratamente più alto rispetto a quello del marito.
Quanto “pesano” i figli nella determinazione dell’assegno di mantenimento?
I figli sono gli unici veramente tutelati dal diritto in tema di mantenimento. Ad essi spetta sempre una somma mensile, anche minima, fino a quando non siano indipendenti economicamente, cioè fino a quando non abbiano trovato un lavoro che permetta loro di mantenersi da soli. I genitori, quando decidono di separarsi, possono accordarsi liberamente su una somma da versare per i figli, ciascuno in misura proporzionale al proprio reddito. Nella determinazione dell’ammontare della somma spettante ai figli la legge stabilisce che, comunque, bisogna tenere conto delle esigenze attuali del figlio, del tenore di vita goduto in costanza di convivenza di entrambi i genitori, dei tempi di permanenza presso ciascun genitore e delle risorse economiche di entrambi i genitori (considerando anche il valore economico dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore).