E’ un dato ormai noto, che non suscita più nemmeno troppo clamore: dopo la nascita di un bimbo, e ancora più frequentemente, dopo la nascita del secondo figlio, molte mamme italiane smettono di lavorare. Le cifre parlano addirittura di una mamma italiana su dieci. Le cause, si sa, sono svariate: insufficienza degli asili nidi; assenza di strutture di sostegno e supporti necessari alle mamme lavoratrici; mobbing sul posto di lavoro e via dicendo.
Oggi vogliamo parlare di tutte quelle mamme che invece, pur continuando a lavorare, hanno scelto di rinunciare alla loro carriera per dedicarsi ad un lavoro forse meno retribuito, forse meno affascinante, ma che gli permette di passare molto, ma molto più, tempo con i loro bambini.
Abbiamo parlato con alcune di loro e quel che è emerso è che si tratta sempre di donne, istruite e preparate, che ritengono che lavorare debba essere un diritto per tutte: perché è necessario per l’economia della famiglia e perché è necessario per il loro equilibrio psico-fisico. Dichiarano però – senza remore – di voler fare le mamme, fino in fondo. Fare le mamme per loro significa avere del tempo per stare con i propri figli, riuscire a prenderli all’uscita di scuola e poi accompagnarli a fare lo sport, aiutarli nei compiti, insomma passare con loro il tempo che serve per stargli accanto, per crescerli, per non perderseli per strada.
Se ci sono donne che hanno scelto liberamente di non avere figli anche per dedicarsi al lavoro, con la stessa intensità con cui ci si dedica ad una famiglia,ce ne sono altre che hanno deciso di rinunciare alla loro carriera per non perdere il loro femminile.
Ci piacciono entrambe.