Maria Montessori: biografia
Maria Tecla Artemisia Montessori nasce a Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 agosto 1870. I genitori sono Renilde Stoppani, figlia di proprietari terrieri, e Alessandro Montessori. Nel 1875 il padre diventa funzionario presso il Ministero delle Finanze, per questo la famiglia si trasferisce a Roma, dove Maria effettuerà i suoi studi. Dopo la maturità, ottenuta con ottimi voti, Maria Montessori, che possiede una grande passione per la matematica, decide di iscriversi all’Università di Roma presso la facoltà di Fisica, Matematica e Scienze Naturali. Nel 1892 viene ammessa al corso di Medicina e in seguito entrerà nella Clinica Psichiatrica di Roma. La tesi di laurea di Maria Montessori, sul tema Allucinazioni a contenuto antagonistico, è seguita da Sante De Sanctis, psichiatra e psicologo, considerato il padre della neuropsichiatria infantile in Italia.
Prima donna medico in Italia
Maria Montessori sarà la prima donna a laurearsi in Medicina in Italia. Dopo la laurea inizia a prestare servizio all’Ospedale San Giovanni in qualità di assistente, dove lavora al fianco di De Sanctis e Montesano. Giuseppe Ferruccio Maria Montesano, psicologo, psichiatra e tra i fondatori della neuropsichiatria infantile in Italia, insieme a Maria contribuisce alla realizzazione della Lega nazionale per la protezione del fanciullo, nel 1901. Fra i due si crea una profonda unione a livello professionale e umano: divampa la passione e dalla relazione nasce Mario. Tuttavia, un figlio al di fuori del matrimonio costituisce una vergogna per l’Italia dell’epoca e la madre di Montesano rifiuta categoricamente le nozze.
La Casa dei Bambini di Maria Montessori
Giuseppe Montesano, che non riconoscerà mai il figlio, inizialmente dice a Maria di voler dare al bambino il suo nome e decide di affidarlo alle cure di una terza persona fin dalla nascita. Promette alla compagna che un’unione per la vita, pur senza matrimonio, invece meno di un anno dopo si sposa con un’altra donna. Maria è devastata; avendo ormai accettato di abbandonare il figlio, vede raramente il bambino, che non conosce l’identità della vera madre. Questa donna di successo, coraggiosa e intelligente, cade in una profonda crisi, eppure dal tormento e dal dolore di una vita travagliata nasce uno sguardo capace di andare oltre la propria storia per aprirsi alla sorte di tutti i bambini coltivando speranza, accoglienza, amore. Nel 1907 nasce la prima Casa dei Bambini nel quartiere San Lorenzo di Roma, fino ad allora un luogo difficile, con un’alta mortalità infantile, povertà e condizioni igienico-sanitarie allarmanti.
Dal fascismo ai viaggi in India
Il celebre Metodo Montessori inizia a essere tradotto in tutto il mondo, le scuole si diffondono ovunque. Tuttavia, gli anni del fascismo interrompono questo momento di grande entusiasmo e apertura. Sembra che Mussolini di lei abbia detto: “Una gran rompiscatole!”. Maria prende la decisione di continuare altrove i suoi studi e inizia a viaggiare molto. Sarà l’India ad accoglierla: in questo Paese, che la chiama Grande Maestra, si sveste degli abiti neri per indossare, finalmente, il colore bianco. Inizia uno dei periodi più fertili della vita.
Metodo Montessori
Quando ha quindici anni ed è ormai un adolescente, Mario incontra Maria: da questo momento i due rimarranno confidenti e amici, tanto da fondare insieme l’Associazione Internazionale Montessori. Alla fine della sua vita Maria Montessori, che negli anni continua a definire Mario un nipote o un figlio adottato, finalmente rivela la verità: “il figlio mio” ammette pubblicamente e finalmente il cuore sembra poter ritrovare pace dopo un tormento durato anni. Il volto delle mille lire di Maria Montessori diventa il simbolo di un nuovo modo di apprendere, una scuola nuova, in grado di incontrare e considerare i più piccoli attraverso uno spirito indipendente. L’amore verso il figlio per cui la donna non ha saputo sfidare la società del tempo si trasforma nel progetto di una pedagogia che desidera aiutare lo sviluppo di esseri umani liberi, autonomi: pensatori critici capaci di assumersi la responsabilità della propria esistenza.