Pian piano che i bambini crescono, lo scetticismo e il bisogno di dare delle risposte razionali alle domande di cui sopra, o ad altre simili, è una reazione più che normale.
Sono molti i genitori che pensano che non sia il caso di spiegare nulla al bambino ma che sia meno traumatico fargli scoprire la verità da solo componendola come si fa con un puzzle.
Gli esperti, gli psicologi in particolare, spiegano che in genere il bambino realizza da solo e senza bisogno di una chiara presa di posizione dei genitori che il leggendario Santa Claus è appunto un’illusione fantastica.
Pare che l’età in cui i bambini cominciano ad allontanarsi dal mito di Babbo Natale, sia intorno ai 7 anni, quando il pensiero magico comincia a sparire. Gli psicologi consigliano di non bruciare le tappe e lasciare che il rito dei regali che si materializzano sotto l’albero si ripeta senza problemi.
Si può cominciare a porsi il problema di dover rivelare la non esistenza di Babbo Natale quando il bambino ha raggiunto un’età in cui diventa difficile continuare a credere senza incorrere nello scherno o nelle critiche dei propri compagni di giochi. Superati i 9 anni la persistenza della magia di Babbo Natale diventa un segnale di infantilizzazione, immaturità, educazione incompleta.
Questo è il momento in cui è necessario scegliere con cura le parole per evitare di perdere al credibilità agli occhi dei bambini (aver mentito fino a ora per loro potrebbe essere doloroso) o di ferirli. Quella di Babbo Natale è poi una realtà che racchiude così tanti sogni e speranze che se detta in modo brusco può provocare un trauma ed un contraccolpo emozionale da non sottovalutare. Gli ingredienti migliori sono sempre: tatto, sensibilità, dolcezza e rispetto.
In ogni caso la cosa importante è trasmettere il messaggio che Babbo Natale ha un significato figurativo, un personaggio che rappresenta dei valori importanti da conoscere presto e che per essere salvaguardati sono trasmessi in modo semplice sin ai più piccoli.