Asilo nel bosco: un progetto che arriva dal nord Europa
Diffusa nel Nord Europa, l’esperienza del Waldkindergartden, si trasforma in un progetto di educazione all’aria aperta nel 2014, a Ostia Antica. Il cartello “Qui non è vietato” diventa il simbolo di un piccolo pezzo di mondo dove vigono regole differenti: un luogo dove essere bambini è possibile, spontaneo; esplosione di gioia, ricerca dei sensi, sperimentazione, libertà. Un bambino autonomo, creativo e con una sana autostima è in grado di cavarsela in qualsiasi situazione, ecco un principio fondamentale spiegato da Paolo Mai fra le pagine di L’asilo nel bosco: queste tre condizioni costituiscono valori importanti, in grado di cambiare il modo in cui consideriamo i piccoli e influenzare prepotentemente il loro approccio alla vita. Che cosa ci impedisce di attuare questo cambiamento di prospettiva?
Come trascorre una giornata all’asilo nel bosco
All’asilo nel bosco la giornata inizia con il Cerchio delle Emozioni: attraverso la canzone del buon giorno, in cerchio, tutti seduti, si dà e riceve lo sguardo dei compagni, ci si accorge di chi non c’è, si condivide ciò che accade. Un modo alternativo per fare l’appello e imparare a rispettare quando è il turno di un altro: l’ascolto insegna a comunicare. Il compagno della giornata? Lo zaino. Ogni bambino ha il suo, con una borraccia, un cambio e tutto lo spazio per raccogliere i tesori della natura da conservare. Gli zaini dei maestri contengono teli da pioggia, quaderni bianchi da trasformare in diario, frutta e libri. Crescere ha il sapore di un’avventura quando la giornata è fatta per arrampicarsi sugli alberi, osservare gli animaletti e le foglie, esplorare il mondo.
L’importanza del gioco
Aula all’aperto, la figura del maestro come facilitatore, esperienze dirette e l’emozione al centro: giocando si impara a vivere. Le casette sugli alberi, l’orto e i grandi spazi verdi costituiscono la scenografia di un modo di fare scuola all’insegna della libertà e della scoperta. Attraverso il gioco si impara l’importanza delle regole e a fare gruppo, si sviluppano nuove abilità, si incontrano nuovi amici. «L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca» scriveva Friedrich Schiller, poeta, filosofo, drammaturgo e storico tedesco.
Qual è la strada da seguire per dare ai bambini un’educazione che sia di nuovo umana? «A noi piacciono quelle non asfaltate, non temiamo la polvere e le pozzanghere. Amiamo sporcarci di fango e con i bambini capita che il marrone non sia sempre terra. Il selvatico per noi è mistero da sondare e siamo certi che sia portatore di nuova meraviglia. Gli animali indomabili, come lupi e asini, ci insegnano che non tutti accettano di essere dominati, ma se non spaventati, tutti accettano di avere un rapporto o più semplicemente di essere amati. Perché amare è il percorso, la meta e il fine» ricorda Danilo Casertano.
I problemi della scuola italiana
La scuola italiana oggi ruota intorno all’importanza, centrale, data alla dimensione cognitiva: contare, imparare una nuova lingua, assorbire nozioni (a memoria più che attraverso la sperimentazione) costituiscono lo stile educativo a cui i bambini devono abituarsi fin da piccolissimi. Il risultato? Sono numerosi gli esperti dell’infanzia che iniziano a riflettere sulle conseguenze di questi approcci. Peter Gray, psicologo e biologo, nei suoi studi spiega che il rischio è crescere bambini iper-competenti e… poco sicuri di sé. Conoscere tante cose non è sufficiente per imparare a muoversi e restare in bilico, funamboli sul filo dell’esistenza. Abbiamo bisogno di sentire la nostra forza, esplorare i limiti, sbucciarci le ginocchia (qualche volta!) e afferrare la mano di chi ci aiuta a rialzarci.
SAPERNE DI PIÙ
Educare i bambini alla libertà, un lungo cammino verso la consapevolezza: all’inizio del Novecento Maria Montessori apre la prima Casa dei Bambini nel quartiere San Lorenzo di Roma. Libertà, autonomia, costruzione dell’autostima i valori che ancora oggi abbiamo bisogno di potenziare, trovando una nuova chiave per un sistema educativo in costante evoluzione.