È tempo di bilanci e anche noi abbiamo stilato la nostra top ten fashion, prendendo spunto dal libro 100 abiti che sconvolsero il mondo di Massimiliano Capella, storico dell’arte e della moda (24 ORE Cultura).
Capella è partito dal chitone greco, noi ci siamo focalizzate sul primo quarto di questo millennio e su quello che di indimenticabile la moda ha proposto fra il 2000 e il 2024. Non (solo) creazioni da sogno, ma pezzi che hanno lasciato un’impronta indelebile per design, innovazione e impatto culturale. Non sono, e non hanno mai voluto essere, solo abiti, ma simboli ribelli, portavoce molesti, espressioni provocatorie che hanno rappresentato momenti chiave di incontro (e scontro) tra moda, arte, cultura, politica, società. Il 2025 sta appena iniziando e già, per dirla alla Blade Runner, abbiamo visto cose che… Scommettiamo che di queste proposte ti ricorderai per sempre?
11 abiti rivoluzionari che hanno fatto la storia della moda
1. L’abito spray di Coperni
Alla Paris Fashion Week del 2022 Bella Hadid entra in scena in perizoma. La attendono scienziati che le nebulizzano sul corpo un liquido bianco di polimeri, biopolimeri e solventi ecologici che, in pochi istanti, si solidifica dando vita non solo a un sorprendente cocktail dress, ma al primo spray dress della storia. Questa art-performance diventa virale in un istante, sottolineando il legame tra moda e tecnologia e sollevando importanti temi ambientali.
2. Gli abiti spazzatura di Moschino
Alla sfilata autunno-inverno 2017/18, le modelle sfoggiano bottiglie di plastica, ruote di bici, contenitori di detersivi e scarti di ogni genere. Il designer Jeremy Scott manda in passerella la moda-recupero e invita a riciclare tutto, trasformando i rifiuti in creazioni glam. Il messaggio è chiaro: se la moda non si decide ad agire per il benessere del Pianeta, sarà difficile immaginare un futuro migliore.
3. Il vestito da (non) sposa di Carrie Bradshaw
Era il 2008, ma siamo tuttora sconvolte per quella scena di Sex & the City in cui lei si presenta a Mr Big vestita con il favoloso cloud dress di Vivienne Westwood, di raso duchesse avorio e taffetà radzmir. Ma lui la rifiuta e quell’abito diventa deprimente. È stato rispolverato nello spin-off And just like that, trasformandosi in favolosa mise da Met Gala, simbolo di rinascita e resilienza. A volte l’upcycling guarisce più dello psicologo…
4. Il meat dress di Lady Gaga
Indossato agli MTV Video Music Awards del 2010, era fatto di carne vera e cucito al momento, direttamente su Lady Gaga. Il meat dress ha diversi significati, ma la Germanotta rilascia questa dichiarazione: «Se non difendiamo ciò in cui crediamo, presto avremo gli stessi diritti che ha questa carne. E io non sono un pezzo di carne». Insomma, l’arte comunica con il potere delle impressioni. Bisogna solo decidere cosa, per noi, è arte e cosa no.
5. Gli abiti meme di Viktor & Rolf
Per la collezione haute couture 2019, il duo olandese realizza capolavori di tulle (ne hanno usati 8 chilometri!) decorati con maxi patch che esprimono pensieri concisi, come un semplice ma gigantesco “NO”. Qui l’ironia incontra l’eleganza per mandare in corto circuito un sistema che vorrebbe le donne sempre accondiscendenti, gentili, perfette. Non certo libere di scrivere a caratteri cubitali ciò che pensa no e che, ancora troppo spesso, non dicono.
6. L’abito oscurante di Balenciaga
È il look di Kim Kardashian per il Met Gala 2021: lei si presenta in incognito con un outfit nero che la ricopre tutta, viso compreso. Cosa succede se, quando le star fanno di tutto per apparire, una di loro sceglie di non mostrarsi affatto? Lo stilista Demna Gvasalia gioca sul concetto dell’anonimato, della perdita di identità. La pandemia che ci chiudeva in casa in quel periodo ci ha fatto riflettere anche così.
7. Il maxi dress di Giambattista Valli per Lizzo
Rosso cremisi, effetto nuvola, nel 2022 accompagna la cantante, vincitrice degli Emmy Awards, nel suo discorso sul rispetto. Appariscente e infuocato, ha lo scopo di trasmettere autostima a tutte le donne, indipendentemente dalla silhouette o da qualsiasi altra caratteristica che non le renda omologate. Spesso la moda dimentica i suoi buoni propositi, compreso quello di favorire l’inclusione.
8. La mise total red di Doja Cat
Ospite alla sfilata haute couture di Schiaparelli primavera-estate 2023, la rapper opta per il rosso dalla testa ai piedi. Ma, come se non bastasse, dipinge la sua pelle e la ricopre con 30.000 cristalli Swarovski applicati a mano, uno a uno, per 5 ore, dallo staff della make up artist Pat McGrath. La cosa più bella? La didascalia per il look pubblicata sui social di Doja: «La cosa più preziosa sono io».
9. L’abito scultura di sabbia di Balmain per Tyla
Il tema del Met Gala 2024, Sleeping Beauties – Reawakening Fashion, ispira il direttore creativo Olivier Rousteing, che veste la cantautrice con un abito effimero. Lo realizza con una tecnica unica in cui sabbia e micro borchie di cristallo sono state pressate sul tessuto modellato da un calco in gesso del busto della cantante. Obiettivo? Trasformare un materiale transitorio in un capolavoro eterno. No, non smetteremo mai di voler fermare il tempo…
10. Il miniabito di nastro adesivo DHL di Vetements per Gigi Hadid
Quanto siamo disposti a spendere per un sacchetto di plastica, un paio di scarpe rotte o il miniabito di nastro da imballaggio DHL indossato da Gigi Hadid alla sfilata di Vetements lo scorso settembre? Guram Gvasalia mette in discussione il valore percepito del lusso, portando il logo di un’azienda di logistica nel mondo luxury. Rendendo desiderabili oggetti indesiderabili. E facendoci sentire molto stupidi.
11. Il tuxedo gown di Christian Siriano per Billy Porter
Non c’è niente di più elegante di uno smoking in velluto di seta. Sul red carpet degli Academy Awards nel febbraio 2019, l’attore Billy Porter ha sfoggiato la versione di Christian Siriano, con gonna ultra vaporosa e giacca impeccabile. La moda elogia lo stile no gender attraverso questa e tantissime altre mises che vanno oltre le solite, rigide etichette, incoraggiando tutti a non smettere mai di cercare il modo migliore per esprimere se stessi. Anno dopo anno.