Per pochi minuti, Atelier Pronovias ha portato i suoi 1200 ospiti in un viaggio spettacolare attraverso le quattro stagioni, ispirazione della collezione 2024 “Seasons of Light”. Ad aprire la sfilata la top model internazionale Blanca Padilla, mentre è stato l’ex angelo di Victoria’s Secret, Sara Sampaio, a chiuderla con un grande abito a matrioska che sembrava un fiore ma che al suo interno racchiudeva un’incredibile tuta sexy, realizzata con un tessuto interamente perlato.

Atelier Pronovias: le 4 stagioni

A raccontarci nei dettagli gli abiti couture che abbiamo appena visto sfilare, c’è Alessandra Rinaudo, Direttrice Creativa del Gruppo Pronovias, una donna che respira moda e soprattutto “gioca” con gli abiti da sposa sin da piccola. Perché il bridal è un affare di famiglia da generazioni.

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Quattro generazioni di donne che hanno creato l’abito del grande giorno per tante donne e continuano a farlo. Ci racconti la vostra storia?

È iniziato tutto con mia nonna: era una sarta bravissima e molto stimata. Siamo nel dopoguerra e non esistevano i negozi dedicati alle spose. Ci hanno pensato mia mamma e mio papà. Sono cresciuta in quel negozio dove tutta la mia famiglia cuciva. Ma come tutti gli adolescenti dicevo “Io non farò mai questo lavoro”. Finito il liceo sono andata a Milano e ho conosciuto una stilista di abiti da sposa che mi ha consigliato le scuole giuste. Anche per Nicole è andata così. Dopo l’università è stato fisiologico che entrasse in azienda, questo mondo le scorreva nelle vene. L’ho sempre portata con me, le ho fatto vivere le relazioni con le clienti. Il mondo bridal è tutt’altra cosa rispetto alla moda: le ragazze vengono a provare un abito importante, significativo. E Nicole se n’è innamorata.

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Blanca Padilla in Atelier Pronovias

La collezione che abbiamo visto sfilare si chiama Seasons of Light. Ci racconti la tua ispirazione?

Per Atelier Pronovias ho pensato a un viaggio attraverso le stagioni, con un taglio decisamente emozionale per due motivi. È nel periodo del matrimonio che le emozioni sono più intense e la natura è un grande sostegno, ci rigenera, ci aiuta a vedere il cambiamento. E poi mi sono fatta ispirare dall’arte e dagli artisti che hanno lavorato ed elaborato questo concetto. Dalle stagioni di Vivaldi nella musica, ai paesaggi di Monet, Gauguin. Tanti spunti che abbiamo inserito nella nostra ricerca di ricami e pattern e che abbiamo trasportato sulle silhouette di Atelier Pronovias.

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Un abito per ogni stagione. Ci dai una descrizione?

Per l’inverno i ricami sono molto bianchi, tanti cristalli, ti danno la sensazione di essere su un ghiacciaio. La primavera è fluida perché ricorda il vento nelle prime giornate e poi tanti petali, boccioli. L’estate è un’esplosione di fiori, gli abiti sono rigogliosi. Infine l’autunno con delle tonalità più calde, quelle delle sete.

Il progetto #WeDoEco

Un abito da sposa può essere sostenibile?

È un processo lungo ma ci stiamo impegnando. Abbiamo un progetto articolato globale, forse siamo l’unica azienda nel bridal con un piano di sviluppo costante e programmato. Ci sono modelli che usano già un crêpe eco che ha un’ottima qualità ma anche dei limiti, per esempio nei pizzi e ricami. Con il progetto #WeDoEco abbiamo già fatto passi avanti nel packaging, nella sacca dell’abito, nell’etichetta. Per gli abiti #WeDoEco non solo si usano tessuti con filiera controllata, ma i fornitori devono firmare un codice di condotta a tutela del benessere e dei diritti dei dipendenti.

Le spose oggi sono più esigenti in termini di sostenibilità?

Le influencer, la stampa chiedono gli abiti sostenibili. La sposa è più legata alla bellezza dell’abito e al suo prezzo. Quello che proponiamo alle clienti è di dar una seconda vita all’abito, che per tradizione si usa una volta sola. Interveniamo sulla lunghezza, magari aggiungiamo un dettaglio colorato, togliamo la manica. Insomma lo risistemiamo ed è pronto per un uso diverso.

Tutte le donne sognano l’abito da sposa importante, come nelle favole. Lo consiglieresti anche a una donna sopra i 40?

Dipende da cosa intendiamo. Se è un abito torta direi di no, a me piace che ci sia armonia, proporzione, ecc. Credo che per una donna come me sia più giusta una silhouette più fluida. Detto questo, non c’è una regola. Ci sono donne che riescono a portare certi volumi con disinvoltura.

Anche in seconde nozze?

In seconde nozze le donne sono più consapevoli e più libere. Non hanno più bisogno dell’approvazione di tutti, scelgono loro, hanno raggiunto una maturità diversa, si conoscono di più e sanno cosa gli sta bene.

Un abito da “sentire”

Su Instagram scrivi: non ci sono limiti ai sogni. Quanti sogni realizzi con i tuoi abiti?

Ogni ragazza è unica, ognuna ha la sua storia. Dico sempre alla sposa: non devi solo guardarti allo specchio, vederti elegante, il vestito va sentito. Mentre cammini, mentre ti muovi, senza guardare lo specchio perché quel giorno devi essere in condizione di goderti uno dei momenti più importanti della tua vita.

Hai già disegnato gli abiti per un matrimonio gay?

Sì, già 15 anni fa, per due ragazze che si sono sposate in Spagna, in Italia non era ancora consentito. Avevano scelto due completi identici ma di colori diversi. Oggi capita più spesso: c’è chi sceglie lo stesso abito di colori diversi, chi lo stesso colore con due stili differenti.