Nella Parigi della metà degli anni ’50, con il suo stile inconfondibile, minimalista e sofisticato, Gabrielle Chanel segnava il suo grande ritorno partendo da un accessorio: la borsa Chanel 2.55. Dopo 15 anni di silenzio si riprendeva la scena, che in fondo non aveva mai perso neppure quando aveva deciso di chiudere, nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, le porte della sua maison. E se, dopo il conflitto, il New Look di Christian Dior aveva rilanciato gli abiti strizzati in vita, per Chanel era arrivato il momento di rimettersi al lavoro e riportare in auge la sua idea di moda disinvolta e pratica, .

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Chanel 2.55: l’intuizione diventa icona

A 72 anni il suo segno più distintivo rimaneva quello sguardo acuto con cui aveva ridefinito per sempre le regole dell’eleganza attraverso linee semplici e fluide come quelle dei suoi avanguardistici tubini neri, l’uso di tagli magistrali uniti a materiali inaspettati come il tweed o il jersey, declinati in creazioni dall’allure sportiva e, allo stesso tempo, incredibilmente raffinate. E le innovazioni non erano di certo finite. Proprio un anno dopo quello storico ritorno, Coco era pronta a lanciare una delle sue più geniali intuizioni, che sarebbe diventata un’icona senza tempo: la borsa 2.55. Nata, come conferma il suo nome, nel febbraio del 1955, oggi compie 70 anni ed è tra le più celebri al mondo. Essenziale, chic e versatile, divenne subito un classico.

Kate Moss (Shutterstock)

La sacca militare diventa chic

«Sono stanca di tenere le mie borse in mano e smarrirle» diceva Chanel, che già negli anni ’20 aveva cominciato a lavorare intorno a questo accessorio con l’intenzione di renderlo più maneggevole per liberare le donne da ogni costrizione. Se il design rettangolare si ispirava alle sacche dei soldati, il motivo delle impunture matelassé della Chanel 2.55 richiamava l’amato mondo dell’equitazione. La fodera interna, bordeaux come l’uniforme indossata da Gabrielle nell’orfanotrofio di Aubazine quando era bambina, serviva a trovare con facilità gli oggetti riposti. Ma la novità più grande era un’altra: una tracolla per portare la borsa a spalla.

borsa chanel 2.55 Margot Robbie
La 2.55 indossata da Margot Robbie nel film C’era una volta a Hollywood

La rivoluzione parte dalla catenella

«Quella lunga cinghia a catena d’oro o d’argento, formata da una serie di maglie piatte, che consente di portare la borsa a mani libere, sopra la spalla, è stata come un atto di liberazione per le donne, emblema di lusso e indipendenza, un inno all’essere prive di ogni vincolo» afferma Sophie Gachet, autrice di Borse (L’ippocampo), volume che mette insieme oltre 200 regine degli accessori svelandone storie e segreti. «La Chanel 2.55 è stata rivoluzionaria perché elegante e funzionale allo stesso tempo. Per questo ha contribuito a ridefinire la storia delle borse. Oltre alla tracolla, anche la pelle morbida fu un’innovazione, perché le rese più leggere».

Chanel 2.55: la borsa delle trendsetter

Composta da 60 pezzi, la 2.55 è contraddistinta da una chiusura rettangolare che si apre ruotando un perno e che è chiamata “Mademoiselle”, come lo status di donna non sposata rivendicato sempre con orgoglio da Chanel. La 2.55 ha sette tasche, compresa una esterna posteriore, la Monnalisa, per via della forma di sorriso come quello della Gioconda leonardesca. Al suo interno, ha piccoli vani, tra cui quello specifico per il rossetto e uno scomparto ideato per celare i segreti, come le lettere d’amore che Chanel, pare, nascondesse proprio lì. Negli anni ’60 e ’70, la 2.55 accompagnò trendsetter come Jackie Kennedy e dive del cinema come Brigitte Bardot e Romy Schneider.

Romy Schneider con accessori Chanel e borsa 2.55
Romy Schneider (Shutterstock)

Il tocco magico di Lagerfeld

A consacrarla definitivamente come must-have fu però Karl Lagerfeld. Nel 1983, appena arrivato alla direzione creativa di Chanel, modernizzò la borsa sostituendo la chiusura geometrica con il logo delle due C intrecciate. Nasceva così la 11.12, dal numero di serie A01112, considerata l’attuale borsa Classica di Chanel. Nel 2005, per celebrare i 50 anni dal lancio, fu sempre lui, il Kaiser della moda, a far tornare la 2.55 in passerella con la collezione autunno-inverno. Era un modello fedele ai canoni originari, cucito come una creazione prêt-à-porter, dall’interno verso l’esterno, tutt’oggi presente nelle collezioni della maison.

Sfilata Chanel autunno 2005

Chanel 2.55: un accessorio da collezione

Le borse 2.55 e la Classica, realizzate in pelle e in varie misure, sono state reinventate, di stagione in stagione, attraverso i più diversi materiali, dal velluto al denim, senza mai perdere il loro inconfondibile design. L’incredibile successo è dimostrato dal valore economico, che è aumentato nel tempo e continuerà a crescere per via dei costanti aumenti di prezzo operati da Chanel. Prodotte con un’altissima artigianalità, le 2.55 richiedono fino a 18 ore di lavorazione e circa 180 passaggi, eseguiti da un team di 15 persone. Costano, in base alle dimensioni, dai 5.000 agli 11.000 euro circa. Considerate pezzi da collezione, sono trattate come opere d’arte e rivendute nel mercato second hand persino dalle più importanti case d’aste. «Le più rare e ambite sono quelle prodotte in edizione limitata, che hanno condizioni impeccabili» commenta Morgane Halimi, Responsabile Globale Borse e Moda di Sotheby’s. «I nostri risultati dimostrano che la domanda per queste borse resta elevata. All’asta di Parigi del luglio 2024, quasi il 90% delle Chanel 2.55 ha superato le stime massime. In particolare, un esemplare della collezione Métiers d’Art Paris-Byzance Pre-Fall 2011 è stato venduto per quasi tre volte la sua stima minima».

Collezione Chanel P/E 2025

Un simbolo di lusso e di indipendenza

Il segreto del successo senza tempo della Chanel 2.55 combacia con la creatività di una donna che aveva conquistato la libertà con il suo saper fare sfidando il proprio tempo. Ma questa borsa ancora oggi «preserva la carica simbolica della storia di Gabrielle Chanel. E funge da “distintivo di status” universale» sottolinea Pénélope Blanckaert, esperta di vintage di lusso, curatrice d’aste e fondatrice della piattaforma online Penelope’s Auction, specializzata in aste di moda.«È una borsa che trascende differenze di cultura, stile o età. Parla e si adatta a tutte». Molto più di una semplice borsa, è una pagina del racconto della moda che si intreccia con il percorso dell’emancipazione delle donne. Come simbolo eterno di indipendenza, di desiderio e di sogno trasformato in realtà.