Cos’è la bellezza, se non gli occhi che si posano su qualcosa di soggettivamente gradevole riscoprendone la forza? Cos’è, se non un concetto mutevole, la cui potenza dovrebbe portarci a esplorare ogni suo confine? A rispondere a queste domande è l‘ultima campagna di Valentino, apparsa sui suoi canali social (e non solo), e accompagnata da questa didascalia: «Una libertà di espressione e un apprezzamento per l’illimitatezza dell’individualità contraddistinguono la nuova campagna #ValentinoCollezioneMilano».

Il protagonista della campagna scattata da lui stesso è l’artista, fotografo e modello americano Michael Bailey-Gates. Bello, soggettivamente e oggettivamente. Ha un aspetto androgino, un viso angelico, i tratti delicati e la chioma bionda e fluente.

Bailey Gates emerge, in una posa sinuosa e provocante, da antiche colonne romane. È completamente nudo, vestito della sola iconica borsa di Valentino, la Roman Stud.

Il fiato si spezza. C’è qualcosa nel suo sguardo, nella sua posa, che conquista. E guardando la foto si comprende che non si tratta di un mero scatto pubblicitario. È qualcosa che va oltre. Ed è qualcosa che oggi, ora, sta anche ravvivando il dibatto mai spento e sempre attuale sulla bellezza e sugli stereotipi di genere.

Lo scatto, così come la campagna, celebra l’estetica queer e ridisegna i canoni estetici, cancellando i confini tra maschile e femminile. Immortala il corpo di un uomo lontano dagli stereotipi sulla virilità.

I peli “anacronistici” su gambe e petto ne tratteggiano la mutevole sessualità. È un uomo nudo, con una borsa da donna. E così i cliché si rompono, si infrangono. E resta un grido liberatorio, che promuove la fluidità di genere.

In questo senso, l’autoritratto di Michael Bailey-Gates è un inno all’autodeterminazione, alla libertà di espressione e alla tolleranza. Tuttavia, non tutti ne hanno apprezzato la bellezza.

Se alcuni utenti si sono detti entusiasti, molti altri si sono dichiarati decisamente infastiditi. E c’è anche chi si è spinto più in là, arrivando a risultare denigratorio.

Questi reazioni negative hanno portato Pierpaolo Piccioli, Direttore Creativo della maison, a esporsi, a dire la sua. A prendere la posizione con delle parole che lasciano il segno:

«L’odio non è un’espressione, l’odio è una reazione alla paura e la paura può facilmente trasformarsi in violenza, che può essere un commento o un’aggressione a due ragazzi che si baciano in una metropolitana. Dobbiamo opporci e condannare ogni forma di violenza, odio, discriminazione e razzismo e sono orgoglioso di usare la mia voce e il mio lavoro per farlo, ora e per sempre».

Ha poi aggiunto: «Stiamo assistendo a un grande, enorme cambiamento nel genere umano. I movimenti di autocoscienza sono tutti guidati dalla stessa idea: l’evoluzione è possibile se l’uguaglianza è possibile, se è possibile l’inclusività, se i diritti umani sono difesi e la libertà di espressione è protetta e nutrita».

Anche lo stesso Michael Bailey Gates è poi intervenuto su Instagram, dicendo la sua e portando l’attenzione sulla diffusa transfobia americana che – purtroppo – negli ultimi anni si è politicizzata.

«Apprezzo il supporto che ho ottenuto dopo questo scatto, così come le conversazioni che ne sono derivate. Apprezzerei se la stessa attenzione potesse essere rivolta ai terribili progetti di legge per i giovani trans che vengono proposti e approvati negli Stati Uniti».

Bailey Gates ha citato per altro l’artista e scrittrice Kimberly Drew, curatrice d’arte ed esponente del mondo queer: «Come scrive Kimberly Drew: Non mi interessa cosa sia la moda ‘di genere’ quando ai giovani trans viene negata l’assistenza sanitaria e l’intero settore non fa nulla per aiutarli».

Il modello, dunque, ha spostato l’attenzione da sé a temi più ampi, più importanti e urgenti. E ciò conferma che la campagna di Valentino, dunque, non è uno scandalo.

Non è sconvolgente. È un grido contro odio, bigottismo, omofobia, transfobia, contro gli stereotipi di genere. È una carezza alla diversità che ci rende unici.