Coco Chanel amava dire che, mentre la moda passa, lo stile resta. E infatti, a 140 anni dalla sua nascita (era il 19 agosto 1883), lo stile Chanel è ancora vivo e attuale, sinonimo di una donna moderna, sofisticata e dinamica. Tenace e rivoluzionaria, è considerata colei che ha dato libertà alle donne, creando per loro abiti ispirati al guardaroba maschile ma cuciti per adattarsi al corpo femminile. All’inizio del ’900 era ancora vivo il ricordo dei sontuosi abiti di Charles Frederick Worth, il primo vero couturier, imperavano le creazioni dal gusto orientaleggiante di Paul Poiret e le donne indossavano corsetti e lunghe gonne che ne limitavano i movimenti.
Gli esordi di Coco
La giovane Gabrielle (il suo nome di battesimo), che mal sopportava le mode contemporanee, iniziò il suo lavoro di sottrazione. Come Michelangelo scolpiva “per via di levare”, Chanel procedeva eliminando dai cappelli piume, fiori e tutti quei dettagli che rendevano le teste delle signore simili a fantasiosi paralumi. Poi, il punto di svolta: la Prima Guerra Mondiale, un evento di portata epocale che rese le donne la principale forza lavoro. Le gonne si accorciano, le silhouette si semplificano per consentire l’agilità dei movimenti.
Coco Chanel e la scoperta del jersey
Gabrielle si trova nel posto giusto al momento giusto. In Normandia, a Deauville, dove aveva aperto la sua prima boutique, arrivarono molte signore dell’alta società parigina: col morale basso certo, ma pronte a farsi rivestire dalla testa ai piedi. Per loro Chanel creò gonne dritte, giacche alla marinara, camicette e scarpe con il tacco basso, ovvero l’uniforme per tutte le attività quotidiane. La vera intuizione fu adoperare il jersey, un tessuto elastico, realizzato a maglia, che avvolgeva il corpo senza costringerlo. Di solito veniva impiegato soprattutto per la biancheria, ma da quel momento troverà ampio utilizzo non solo nelle mise da giorno. Il jersey fece la fortuna di Chanel e di Rodier, l’industriale tessile francese che nel 1916 le fornì una partita di questo tessuto morbido e confortevole.
Negli anni ’20 definì il suo stile
La rivoluzione di Mademoiselle era fatta, e negli anni ’20 il suo stile era già definito: abiti dritti e semplici, giacche morbide e colori neutri, come il bianco e il nero, il beige e il blu. Se la “petite robe noir”, l’abitino nero, è l’apice della semplificazione dell’abito formale, il vero territorio di sperimentazione di Chanel è l’abbigliamento informale e quindi i completi, composti da giacca, gonna e blusa coordinate. Il tessuto prediletto per i tailleur è il tweed, che Coco acquista direttamente dalla Scozia. Questa lana, protagonista degli abiti maschili, consistente e allo stesso tempo morbida, si rivela perfetta anche per il guardaroba femminile. Soprattutto per le giacche dalla struttura studiatissima: lineari e fluide, con quattro tasche dai toni a contrasto, bottoni gioiello e una catenella interna nell’orlo inferiore che garantiva la vestibilità perfetta. È certamente il capo che più di altri ha ridefinito l’immagine femminile per diventare, nei decenni successivi, la chiave del power dress.
Coco Chanel fra abiti funzionali e bijoux
Permettere alle donne di muoversi liberamente, senza sentirsi mascherate, senza dover cambiare atteggiamento a seconda dell’abito che indossano, era per Coco Chanel la parte più difficile del lavoro. Semplificare, eliminare gli orpelli e creare uno stile funzionale era la sua missione. L’abbigliamento maschile e sportivo furono d’ispirazione, ma Mademoiselle non voleva vestire le donne da uomo, bensì assicurare eleganza e comodità al loro guardaroba. Creò una vera e propria uniforme per una donna dinamica e partecipe del mondo circostante, ma non dimenticò la forte componente identitaria dell’abito, tanto che giocò con i gioielli come elemento di personalizzazione.
Non diamanti o pietre preziose, ma bijoux, perché per Coco lo scopo non era far sembrare ricca una donna (che non dovrebbe mettere i suoi soldi al collo), bensì adornarla. Collane, bracciali, spille diventano un accessorio irrinunciabile, da indossare a cascate. Dopo aver creato un everyday look elegante e funzionale e aver sdoganato la bigiotteria, Chanel pensò che fosse il momento di liberare le mani delle donne dall’impiccio della pochette. Il risultato è una delle it-bag più desiderate di sempre, la 2.55, il cui nome ricorda la data di nascita, febbraio 1955, della borsetta di pelle matelassé con una catenella per indossarla a spalla: elegante e pratica, era il tocco finale allo stile Chanel.
Coco Chanel e un nuovo modo di vivere
Il Victoria&Albert Museum di Londra celebra l’eredità della stilista con una retrospettiva, Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto, che sarà inaugurata il prossimo 16 settembre. La mostra ospiterà le sue creazioni più iconiche per ricostruire l’evoluzione di uno stile visionario, ancora capace di influenzare il modo di vestire delle donne. Danielle Whitfield, curatrice del Fashion and Textiles Department della National Gallery of Victoria di Melbourne, in Australia, afferma che Coco Chanel ha saputo riscrivere le convenzioni della moda. È stata lei a mescolare alto e basso, introducendo nell’haute couture nuovi tessuti come il jersey o il tweed e semplificando le silhouette. Il risultato del lavoro della stilista è un nuovo modello di femminilità, non convenzionale e libera dal superfluo: lì sta, ancora oggi, la sua forza. L’estetica della maison Chanel, scaturita dalla creatività di una donna nata in piena Belle Époque, continua ad alimentare l’immaginario degli anni Duemila. Bisogna riconoscerlo: Chanel non è soltanto un modo di vestire, è un modo di vivere.