È nato il Burkini. Detto così sembra uno scherzo di cattivo gusto, di quelli destinati a far imbestialire intere nazioni peggio di una qualsiasi vignetta satirica, perché questo nome, che deriva dalla fusione tra i due termini burka e bikini, sa tanto di bufala.
È, infatti, lecito chiedersi cosa abbiano in comune il capo più coprente e quello più striminzito della storia della moda, eppure…strano ma vero!
Il Burkini esiste e si colloca proprio a metà tra questi due diversissimi pezzi d’abbigliamento. E già dall’altra parte del globo ci si appresta ad aggiornare l’anagrafe della moda da spiaggia per fare spazio al nuovo arrivato nella famiglia dei costumi da bagno: il Burkini, fratellastro casto e illegittimo del nostro amato e striminzito bikini, appena nato e già desideroso di imporsi sulle passerelle di tutto il mondo.
La madre naturale di questa controversa creazione è Ahiida Zanetti, una pimpante ragazza australo-libanese di religione musulmana, destinata a divenire un’eroina per tante sue coetanee costrette a soffrire il caldo dell’estate a causa delle restrizioni della religione.
“Andavo spesso in spiaggia vestita con abiti normali, jeans e maglietta di cotone, ma nuotare in quelle condizioni era molto difficile”, racconta Ahiida che ha fatto di questa sua difficoltà virtù.
Stanca di dover rinunciare ai piaceri dell’estate, ha infatti deciso di trovare una soluzione al problema dell’abbigliamento da mare.
Le sue ricerche, dopo vari tentativi, hanno portato alla creazione di un capo ibrido capace di rispettare le prescrizioni del corano e, contemporaneamente, di tener conto delle esigenze delle giovani musulmane.
Fatto di poliestere il Burkini ha, infatti, tutte le caratteristiche tipiche del costume da bagno: leggero, aderente, facile da asciugare.
È, tuttavia, un costume integrale, in quanto non lascia scoperta alcuna parte del corpo eccezion fatta per le mani, i piedi ed il viso.
Il velo, tipico elemento dell’abbigliamento di molte donne musulmane è stato, inoltre, sostituito da un cappuccio allungato che copre completamente i capelli, proteggendoli anche dall’acqua salmastra.
Ci si può chiedere come questa invenzione sia stata accolta dalla comunità musulmana sia australiana che internazionale.
Per il momento ciò che è certo è che ben 9000 esemplari di questo “burka da spiaggia” sono già stati venduti, ad un prezzo che varia dai 125 ai 160 dollari.
E molte sono le ordinazioni provenienti dal resto del mondo. Il Burkini non è, infatti, solo un capo comodo. Esso è anche alla moda, realizzato in modelli e colori diversi tra loro e capaci di soddisfare le esigenze più disparate.
Grazie alla trovata rivoluzionaria di questa giovanissima Mary Quant dell’Islam, la vita delle ragazze musulmane è destinata a cambiare, come afferma una delle prime clienti di Ahiida:
“Sono nata in Australia dove il mare e il sole sono parte della vita quotidiana dei ragazzi. Adesso, grazie al Burkini, mi sento più partecipe”.
Anche il governo australiano non manca di sottolineare la forte innovazione che questo capo porta con sé. Grazie ad esso ha potuto, infatti, aprire anche alle ragazze musulmane i corsi per diventare bagnine, facendo un immenso balzo in avanti verso una sempre maggiore integrazione.
E già, dalla nostra parte del globo, il Burkini fa nascere opinioni e sentimenti contrastanti.
Da una parte quelle di chi, senza alcuna preoccupazione, già immagina stupende bagnine, completamente coperte, correre avanti e indietro in salvataggio di questo o quello sventurato bagnante.
Dall’altra, invece, quelle di chi grida allo scandalo vedendo nel costume integrale una ennesima violazione della dignità femminile.
Quale che sia la nostra posizione, ci limitiamo a credere che ognuna di noi, in burkini, bikini, o anche vestita di tutto punto, pagherebbe pur di trovarsi sulle dorate spiagge australiane, piuttosto che combattere con questo vento gelido che ci fa apparire l’estate ancora troppo lontana. E irrigidisce i pensieri.