Il piercing ai genitali
si colloca sulla linea di confine tra una semplice decorazione del corpo e un vero e proprio atto di liberazione sessuale.
Molti di quelli che lo utilizzano appartengono alle comunità che amano le pratiche sado-masochistiche, alcuni lo fanno per puro spirito di trasgressione e altri ancora per aumentare il piacere sessuale.
Una cosa è certa, lo amano sia uomini che donne. I primi prediligono il didoe (una barretta alla base del glande), l’ampallang (una barretta che attraversa trasversalmente il glande) o il guiche (barretta posta nella zona tra lo scroto e l’ano) mentre le seconde utilizzano un cappuccio sul clitoride o anelli sulle labbra.
Attenzione però, al di là delle motivazioni che possono spingere a questo gesto, il piercing ai genitali non è faccenda da prendere alla leggera e comporta diversi rischi. Anche chi si affida a professionisti che utilizzano strumenti rigorosamente sterilizzati ( un prerequisito indispensabile) ha un’alta percentuale di di soffrire di infezioni e rigetti data la delicatezza della zona.
In particolare sono state segnalate infezioni genitali, trasmissione di epatite B e C, tetano, o AIDS. Tra i sintomi meno gravi si registrano sanguinamenti, rossori, dolori locali e per le donne difficoltà al momento del parto. Inoltre, per riprendere l’attività sessuale è necessario attendere 1 o 2 mesi.
Il prezzo si aggira tra gli 85 e i 120 euro ed è tassativamente vietato effettuarlo sui minorenni.