Essere alla moda nel XXI secolo significa andare a caccia di cosa si indossava dieci, venti, cinquant’anni fa girando per le bancarelle dei mercatini o, ancora meglio, frugando negli armadi delle nonne e nelle cantine, reinventando qualche capo o qualche accessorio, stravolgendo così lo stesso concetto di moda non necessariamente destinata a rinnovarsi ad ogni nuova collezione.
C’è sempre di più interesse per i banchi dei mercatini, alla ricerca di un capo unico, con un passato da raccontare.
Che sia un tentativo di opporsi alla globalizzazione che porta all’omologazione?
Forse, ma oggi lo spirito boheme degli abiti d’annata o di seconda mano sta lasciando spazio al vintage griffato: abiti vecchi sì, ma pur sempre firmati.
E gli stilisti si adeguano al trend, riproponendo le copie, rivisitate in chiave moderna, delle loro collezioni di 20/30 anni fa.
Perché il nuovo glamour sta nel mixare in libertà e armonia il vecchio e il nuovo creando una moda personale e piena di charme.
Nelle cantine umide dell’abbigliameto usato d’epoca più che il profumo di polvere si sente l’odore di stoffe che hanno abbracciato chissà quali e quanti corpi.
Quante storie avranno visto dall’alto i cappellini che oggi vediamo dalle vetrine dei negozi vintage in tutto il mondo.
Chissà che segreti avranno nascosto le borse di Gucci o di Luis Vuitton, oggi nella top ten dell’usato griffato.
Il marchio fa laumentare vertiginosamente i prezzi.
Basta il logo di Yves Saint Laurent o Chanel in bella mostra a renderle tra le prede più ambite dagli amanti del vintage di lusso.
Il vintage oggi non si limita a vestiti e accessori: bijoux, pizzi e bottoni in stile retrò, meglio se retrò e basta, sono oggetti del desiderio di irrinunciabili e fanatiche fashion victim.
Come nelle favole i vintage addict italiani hanno come meta un castello: quello di Belgioso, in provincia di Pavia, dove ad aprile si tiene il Fashion Vintage Show, unica mostra mercato del genere che è un appuntamento a cui non si può dire di no.
Frugare tra i banchi degli espositori, trovare l’agognato abito di Valentino anni Settanta o il foulard di Roberta di Camerino. Scoprire che sul mercato è rimasto ancora un modello di Hermès alla nostra portata. Il paradiso è lì.
Ma la tendenza non è solo verso il vintage di lusso di abiti e borse firmate, in Italia sta riscuotendo un grandissimo successo il negozio dell’usato, più comunemente chiamato “mercatino” che però non sembra essere un termine adatto dato che ci si sta evolvendo verso un modello di mercatino dell’usato sempre più bello e coinvolgente. Pulizia e ordine, oggetti selezionati, cordialità e disponibilità, servizio orientato alle esigenze del cliente.
Questa tendenza è diventata di moda (vintage, modernariato, personalizzazione) tanto che ben lontani dall’essere arrivati alla saturazione del mercato, i mercatini dell’usato sono presenti in tutte le province, anche in quelle più “consumiste” dove, l’acquisto di prodotti già utilizzati da altri, non avrebbe potuto sembrare una tendenza capace di diffondersi.
Insomma si delinea un forte interesse del consumatore che sicuramente caratterizzerà sempre di più il modo di fare acquisti nei prossimi anni.
Cos’è e come funziona il mercatino dell’usato?
Per mercatino dell’usato intendiamo un’Agenzia d’Affari organizzata come attività di intermediazione tra privati che utilizza il sistema del conto vendita.
In sostanza l’agenzia non è altro che una struttura che ospita oggetti usati che privati cittadini mettono a disposizione di possibili acquirenti.
Il responsabile di tale struttura non è un commerciante, in quanto non pone in vendita direttamente merce della quale detiene il titolo di proprietà, ma si configura come un promotore di affari. La sua opera viene ricompensata da una commissione in percentuale sul valore della transazione.
Se il cliente sta portando degli oggetti (e quindi è un venditore) è necessario stipulare un mandato di vendita (il contratto attraverso il quale l’agenzia può vendere gli oggetti del venditore) con la definizione delle percentuali di provvigione dei vari oggetti. Normalmente gli oggetti sono catalogati per categoria merceologica alla quale corrisponde una specifica provvigione.
E’ importante sottolineare che il contratto tra l’agenzia e il venditore deve prevedere, allo scopo di rendere più appetibili gli oggetti invenduti, una diminuzione di prezzo in percentuale dopo che sono trascorsi un certo numero di giorni dal carico.
Attraverso la funzione di "abbassa prezzi" il titolare dell’agenzia è quindi nelle condizioni di aumentare in modo significativo la vendibilità degli oggetti. Questo strumento va ovviamente usato con criterio e con metodo. Ricordiamo infatti che abbassare il prezzo di vendita di un articolo significa abbassare il proprio margine di guadagno.
Anche l’abbassa prezzi è un operazione che deve comparire sul registro vidimato degli affari.
E per saperne ancora di più visitate il sito www.mercatopoli.it, la catena di franchising per chi vuole aprire un negozio dell’usato, e il sito www.secondamano.it.