«È imprevedibile, ma in realtà di una logica disarmante. È terribilmente pigra, ma lavora in modo forsennato e rapidissimo. La sua risata e le sue lacrime entrano spesso in collisione; è divertente vederla all’opera, librarsi dalla disperazione al piacere celestiale».

La sua autobiografia

È con queste antitesi esplosive, riepilogo perfetto della sua forte personalità, che Elsa Schiaparelli, nella sua autobiografia Shocking Life (Donzelli editore), descriveva “Schiap”, ossia se stessa allo specchio, come in una delle sue oniriche visioni che traduceva in fantasmagorici abiti e accessori. A 50 anni di distanza dalla sua scomparsa (a Parigi il 13 novembre 1973), la couturière italiana naturalizzata francese, una delle stiliste più incisive del ’900, nata a Roma nel 1890, continua a influenzare il mondo della moda, dell’arte e del design, con le impronte indelebili del suo genio e il suo senso visionario dello stile.

Elsa Schiaparelli inventò il prêt à porter

Elsa Schiaparelli aveva quel talento di inaugurare strade e lanciare tendenze che non sono mai tramontate. I défilé show, che uniscono sfilate a spettacoli di danza, performance musicali o teatrali? Idea sua per promuovere la collezione ispirata al circo Barnum presentata negli eleganti saloni della sua boutique-atelier di Parigi in Place Vendôme 21, la prima in assoluto dove si realizzavano haute couture e “pronto moda da portare via”, costumi da bagno e bijoux. Fu sempre lei a intrecciare il legame tra arte e moda. Il cappello-scarpa o il mitico abito con l’aragosta dipinta sono solo alcune idee frutto della collaborazione con l’artista Salvador Dalí. Jean Cocteau le regalò i suoi disegni da ricamare su cappotti e giacche. Nel 1937, alla pittrice Leonor Fini, Elsa Schiaparelli chiese di disegnare la leggendaria boccetta del profumo Shocking (parola che la definì per sempre) sulle forme della voluttuosa attrice Mae West.

Lanciò la maglieria chic

Ribelle e piena di fantasia sin da bambina, cresciuta in un ambiente familiare colto e raffinato (il padre era un orientalista, la madre un’aristocratica), Elsa Schiaparelli si cimentò all’inizio con la scrittura, pubblicando nel 1911 una raccolta di poesie. La bambina che sulla guancia aveva una costellazione di nei a forma di Orsa Maggiore, divenne una donna che ebbe sempre a cuore la sua libertà espressiva e interiore. Lasciò l’Italia, visse a Parigi, Londra, New York. Sposò un uomo che sparì in fretta dalla sua vita. Si ritrovò in poco tempo senza soldi e con una figlia, Gogo. Poi a Parigi, per caso, l’incontro con il maestro della moda Paul Poiret, che le regalò un intero guardaroba trasformandola in un’icona di stile, accese in Schiap una scintilla. Quando incrociò un’amica americana che indossava un golf fatto a mano, con una trama stupefacente, elastica e resistente allo stesso tempo, ne capì subito il potenziale. Li confezionava Aroosiag Mikaëlian, talentuosa magliaia di origine armena con cui Schiaparelli nel 1927 creò i maglioni capolavoro che segnarono l’inizio di un formidabile successo (la storia di questo sodalizio di talento e creatività è narrata nel libro di Rossella Locatelli Il futuro, qualunque fosse. Elsa Schiaparelli, Electa).

Elsa Schiaparelli coniugò libertà e trasgressione

Il momento era propizio. La “cultura” del corpo e l’attività sportiva diventarono una moda che giustificava un abbigliamento specifico femminile. E se Coco Chanel incorporò la maglieria nel guardaroba femminile, Elsa Schiaparelli seppe fondere funzionalità e stravaganza. Nacque il primo golf trompe-l’oeil, con un fiocco bianco a farfalla su fondo nero: abbinato a una gonna di maglia lunga appena sotto il ginocchio, fece subito furore e gettò le basi di quello che oggi viene chiamato sportswear. L’originalità di Elsa Schiaparelli da allora fu inarrestabile. Non sapeva nulla di sartoria, ma aveva un coraggio senza limiti. Le sue collezioni fatte di libertà e trasgressione misero in crisi il vocabolario della moda.

Il suo stile eccentrico conquistò le dive

Erano creazioni architettoniche come la gonna pantalone o l’abito da sera smoking con la giacca incorporata. Le spalline ridefinivano la silhouette; il rosa shocking, suo colore feticcio, era un’esplosione di energia che irrompeva nel rarefatto mondo dell’haute couture. I tessuti con stampa giornale, l’impiego di mille materiali, gli accessori di plexiglas, i tripudi di ricami e applicazioni a forma di animali, insetti e penne, catene, lucchetti o lecca lecca, le zip come elemento decorativo e la fantasia mimetica nella couture sono alcune delle innovazioni che hanno costellato quasi tre decenni di creatività straripante. Attrici come Katharine Hepburn, Greta Garbo, Zsa Zsa Gábor e trendsetter come Wallis Simpson e Millicent Rogers amavano l’eccentricità di uno stile che sapeva anticipare e cogliere i desideri delle donne, tra sogno e realtà. Una rivoluzione che non si è interrotta neppure nel 1954, quando Elsa Schiaparelli chiuse la sua maison. Continua oggi con Daniel Roseberry, il designer che ha raccolto l’eredità della “più eccentrica di tutte le creatrici”. Nel segno della S, la lettera portafortuna della casa di moda amata da popstar e influencer, da Lady Gaga a Kylie Jenner a Chiara Ferragni. Simbolo intramontabile di stravaganza e successo.