Tra il 2024 e il 2025 si terrà ad Abbiategrasso “Genius Loci: Franco Moschino – XXX anni dal Kaos”. Una mostra organizzata dall’Associazione Iniziativa Donna con la direzione artistica di Alberto Clementi per celebrare i 30 anni dalla scomparsa dello stilista Franco Moschino. Insieme alla mostra, nel corso dell’anno si susseguiranno esibizioni interattive, video-interviste, racconti, spettacoli. Un vero e proprio «anno Moschiniano», realizzato in autonomia da amici e associazioni nella sua città natale: occasione per ricordarlo e celebrare il genio ancor prima del brand.
Di Abbiategrasso, pur vivendo a Milano, non si conosce quasi nulla. A separare il piccolo centro dalla città ci sono un ponte rialzato e un biglietto maggiorato, quanto basta per tenere in tanti lontani dai paraggi. Di provincia, ma mai provinciale. Così si considera questo luogo, dove per ammissione degli stessi cittadini è importante rimanere, anche se non c’è molto da fare. «Si guarda il Naviglio scorrere fino a Milano, e si sogna una vita nella città delle possibilità».
Franco prima di Moschino
Così è facile immergersi in quella che doveva essere la giovinezza di Franco, un sognatore che dal paesino è partito lungo la via del Naviglio e verso l’Accademia di Brera. È facile fare nostri i suoi desideri. Vivere di arte, far del bene nel mondo, diventare pittore. Creare ispirandosi alle nuvole, agli angeli, alle cose belle. Persino capire come mai ad un certo punto quei sogni li abbia abbandonati.
Oggi si può dire che Milano le opportunità non le offre a tutti, che non è facile accettare una vita squattrinata e umiliante con la mera consolazione di star seguendo un sogno. Allora no; allora si accettava e si andava avanti. Ci si reinventava. E Franco dall’accademia approda all’école di moda tra le più rinomate al mondo, l’Istituto Marangoni. Quella moda vista, studiata e imparata a memoria la affronta da outsider, sentendosi sempre un disegnatore tra gli stilisti, capitato lì come se l’avessero trasportato le sue amate nuvole.
Gli esordi nella moda
Chissà se si è sentito così, Franco Moschino, anche dopo essere stato scelto da un altro grande outsider, Gianni Versace, per diventare parte del team di Genny. Già allora brillava per la sua «tenera ironia», che unita alla conoscenza perfetta delle tecniche sartoriali lo rendeva un diamante impossibile da oscurare. Dopo 5 anni passati a fianco di Gianni, infatti, Moschino viene chiamato a sostituire Walter Albini per Cadette.
Lontano dagli atelier, Milano stava uscendo dagli anni di piombo. Il dopoguerra era un ricordo lontano e gli anni Ottanta portavano con loro promesse di sfarzo, leggerezza e progresso. La moda non poteva che essere il centro del nuovo mondo fatato che tutti sembravano promettere. E Franco, nato sotto il segno dei Pesci e sognatore per definizione, non poteva che scegliere quel momento per cominciare a brillare. Nel 1983 lascia Cadette per dare vita a Moschino Couture!, il suo brand. Con il punto esclamativo, come a dire “State a vedere”.
Odi et amo: Franco Moschino e la moda
Mentre il mondo della moda regna sovrano e detta le leggi per i nuovi borghesi arricchiti che sulle tendenze baseranno il loro social status, Moschino ha un obiettivo controcorrente: mostrare che il re è nudo, che la moda è una faccenda da prendere poco sul serio.
C’è chi pensa che Moschino non sia mai stato un amante di quel mondo, che il suo sguardo dissacrante derivasse dalla delusione di chi non ha realizzato i suoi veri sogni. Semmai, quel suo approdo alla moda per vie traverse gli ha regalato l’abilità di vederne il volto più oscuro. E lui – invece che disprezzarla – le ha strizzato l’occhio. Consumo, inaccessibilità, centralità delle élite e comunicazione basata su serietà, freddezza, apatia. Questo lato – di cui si è tanto parlato negli ultimi anni – appariva già allora a Moschino: ma se la moda è una forza che muove il mondo, deve pur esserci arte. Deve pur esserci amore, e, se non c’è, allora lo si può creare.
Le sfilate teatrali di Moschino
Questa, in sintesi, la filosofia di Moschino. Espressa fin da subito con quella devozione al caos, alla vita, che faceva animare le passerelle e storcere gli occhi dei conservatori. «I suoi show erano praticamente delle improvvisazioni: lui ci spiegava in due parole cosa voleva che i vestiti ci trasmettessero, poi stava a noi rappresentarli come meglio credevamo», racconta la modella Violeta Sanchez.
Le sue protagoniste erano scelte in base a personalità ed espressività, d’altronde un’altra delle sue passioni era il teatro. Alle sue ragazze chiedeva di dare vita ai vestiti, provare qualcosa e mostrarlo al pubblico, si fidava delle loro emozioni e di come le avrebbero tradotte al posto suo. «Una volta ci disse solo di essere sciure milanesi: ci siamo ritrovate con un bollitore al posto della borsetta, ma eravamo completamente calate nella parte, delle vere e proprie sciure».
Ironia, critica sociale, slogan mai banali
In quei pochi minuti che aveva a disposizione, non presentava soltanto nuove creazioni ma improbabili modi per guardare il mondo. «Erano momenti così carichi di significato, così intensi, che non era raro che la gente piangesse» racconta Elisabetta Invernici, giornalista esperta di costume. Sulle sue passerelle hanno sfilato i primi slogan ambientalisti e le critiche al consumismo sfrenato, ma anche parodie di personaggi iconici come la Regina Elisabetta o fittizi come Olivia di Braccio di Ferro, Pinocchio, Tom&Jerry.
La critica più dura era sempre quella rivolta alla moda, che non risparmiava nemmeno il suo stesso brand. Iconico il tailleur di Chanel rivisitato con lo slogan «This is a waste of money», la camicia con scritto «Too Much Irony». Ancora, il soprabito che sentenziava: «For fashion victims only». Delle sue creazioni – come il profumo Cheap and chic – diceva: «Fa schifo, non compratelo». Chissà quanto deve esser stato felice acquistando al mercato una maglietta con su scritto MOSCHIFO, quella che ruba la scena nella sua foto signature, che lo ritrae sorridente, con i baffi e lo sguardo del bambino che ha rubato la marmellata.
Franco Moschino: la moda che fa ridere
Quell’ironia tenera ma sovversiva non nascose mai il suo talento immenso, né la professionalità. Per questo non è esagerato parlare di genio quando si tratta di Franco Moschino, lo fanno tutti con leggerezza: ogni sua creazione era sartorialità impeccabile rivisitata con una punta di dadaismo e la giusta dose di serietà. Anche lavorare con lui era così: se ne ammirava l’impegno, la devozione, ma non si stava mai senza ridere.
«Quando mi ha chiamato a lavorare per lui, mi ha offerto molto meno di quello che prendevo di solito, ma non ho esitato» racconta Rossella Jardini, sua amica e collaboratrice per oltre undici anni, l’ultimo frammento del cuore di Franco. «Mi lanciava tre disegni – una giacca doppio petto, un pantalone da uomo, un accessorio – e mi diceva solo ‘E ora vai avanti tu’. Tra noi era così: lui iniziava una frase e io la finivo».
Franco e Rossella Jardini: una vita insieme
Insieme in vacanza, al lavoro, nella fase creativa e in quelle di organizzazione, bilancio. Sempre a ridere: «Insieme ci siamo anche presi certe sgridate… Un regista giapponese non ci sopportava perché odiavamo le modelle serie e tutte uguali che ci avevano presentato, noi non la smettevamo più di ridere!».
Erano insieme quando, già malato, Franco ha cominciato a realizzare il suo testamento-manifesto, che ancora oggi è quasi tutto il suo lascito: il progetto Moschino 1983-1993. X Anni di Kaos! X Years of Kaos!. E quando, ormai raggiunta la fase più critica della malattia, serviva trovare un’altra sistemazione.
Ne hanno discusso a lungo se affittare o no quella villa sul lago di Annone, che una nobildonna caduta in disgrazia metteva sul mercato a poco prezzo. Serviva un posto perfetto per chiudere il sipario sull’ultima delle sue esibizioni: un posto dove poter guardare le nuvole, circondato dagli animali e dalla natura. E dalle immagini dei reali che decoravano le mura nostalgiche e decadenti, che Franco amava tanto. Lo ha trovato lei, ce lo ha accompagnato, è andata a trovarlo un giorno sì e un giorno no fino alla fine.
«Guarda che torno»
Una fine che non è ancora arrivata, perché Franco le ha fatto promettere di continuare lei la tradizione di Moschino – facendo prosperare il brand e usando quella ricchezza per fare del bene.
Gli eventi della Gran Parade 2024-25 renderanno Abbiategrasso un place to be per gli amanti della moda che desiderano ripercorrere i passi del pioniere della dadaist couture. Mostreranno il genio e l’arte di Moschino, ma anche i luoghi che hanno fatto parte della giovinezza di Franco e quelli nati dalla sua dirompente gentilezza: uno fra tutto, l’hospice, nato in un periodo in cui l’assistenza ai malati terminali era pressoché nulla.
In questo periodo uscirà anche il libro di Rossella, che ha mantenuto la sua promessa e in cambio si è tenuta Franco, che non l’ha mai lasciata. In un volume piccolo, ha cercato di racchiudere la grandezza del suo amico. Racconterà dei discorsi che hanno fatto e quelli che ha fatto lui – in sogno – a lei.
Come in uno degli ultimi, dove è apparso sereno e le ha detto: «Guarda che torno, vai a fare un comunicato stampa, non sono mica andato via. Facciamo ancora una sfilata». E sotto questa Milano coperta dalle nuvole, ci sentiamo tutti come se stessimo prendendo posto, pronti per assistere all’ennesimo dei suoi scherzi.
Moschino Grand Parade: il programma
- 05/04/2024 – 21/04/2024 Apertura mostra dedicata presso i Sotterranei Castello Visconteo e Chiesa Santa Maria Vecchia
- 06/04/2024 alle 17:30 Banda Garibaldi celebra l’apertura e l’inaugurazione della mostra “Genius Loci. XXX anni dal kaos” presso i Sotterranei Castello Visconteo
- 06/04/2024 dalle 15:30 alle 19:30 Annullo filatelico con Poste Italiane e Associazione filatelica e numismatica AFNA
- 06/2024 Nel mese di giugno, Confcommercio Abbiategrasso organizza una Moschino Night Parade
- 09/2024 Mostra fotografica Associazione Sguardo sul mondo a tema
- 10/2024 Spettacolo teatrale associazione Teatro Monolite a tema
- 27/10/2024 Maratona dei narratori a tema Genius Loci
- 24/10/2024 Evento Hospice Abbiategrasso
- 11/2024 Premiazione Concorso Bando