Come faccio a ricordarmi il Time? Semplicemente perché c’era Giorgio Armani in copertina. E io, giornalista di moda alle prime armi (avevo vent’anni giusti giusti) sapevo chi fosse e avrei ucciso per un suo soprabito (parola che ora non si usa più). Mi sembrava il più elegante di tutti, il più giusto. E lo è ancora a distanza di tanto tempo. Lui ancora così bello a novant’anni.

Courtesy of Giorgio Armani

Giorgio Armani e le prime sfilate a Milano

Ricordo le mie prime sfilate nel teatrino di casa sua, in via Borgonuovo a Milano. Per tanti anni è stato lui a chiudere la settimana della moda milanese (ancora non si chiamava fashion week): con un gruppetto di amiche colleghe più grandi di me ci si accordava per il dopo sfilata, tutte al cinema, a volte anche per un cartone animato. Per liberare la testa da tanta moda, per sedersi in poltrona senza pensieri del lavoro e archiviare il quaderno degli appunti. Perché allora non c’erano i computer, tantomeno i cellulari con la fotocamera. Ci si vestiva di nero per poter essere perfette dalle otto del mattino a tarda notte. Nessuno ti fotografava per strada e ci si muoveva con i propri mezzi, pochi gli autisti. Preistoria. E la sfilata di Giorgio Armani era, a maggior ragione, un appuntamento irrinunciabile.

Courtesy of Giorgio Armani

Noi come tante suore (ma ci chiamavano anche scarafaggi) e lui, Giorgio Armani, che in passerella faceva sfilare il suo greige e tante meraviglie. E non ha mai smesso di farlo: se il termometro è il pubblico di non addetti ai lavori, conosco tante signore (la mia libraia, la mia vicina di casa, mia cugina per dire alcune) che lo amano come fosse una rockstar. Sono delle fan scatenate che pagherebbero oro per assistere a un suo show. Per la proprietà transitiva sono diventata anch’io un mito perché negli anni ci siamo incontrati e ho scritto di lui tante volte. L’ho beccato spesso a mettere mano agli allestimenti per il Salone del mobile (il plaid sul divano come lo fa cascare lui…) e alle vetrine; l’ho intervistato, lui riluttante, ma alla fine simpaticissimo (preferisce definirsi ironico); ho assistito a innumerevoli conferenze stampa: non le manda a dire a nessuno. Sa essere tremendo ma, alla fine, ha sempre ragione lui.