Un libro straordinario, dedicato a uno dei personaggi più discussi della moda del XX e XXI secolo: Karl Lagerfeld. Frutto di una serie di interviste inedite concesse dal grande couturier alla giornalista francese Marie Ottavi, autrice del libro, Karl è una biografia che ripercorre la vita del suo protagonista, dall’infanzia fino alle ultime, struggenti ore, con grande intensità. Con la Ottavi, Lagerfeld si è aperto anche su temi che nelle interviste non aveva mai voluto affrontare, primo fra tutti l’amore immenso e tormentato per Jacques de Bascher. Tanti gli aneddoti e le curiosità, zero i gossip. Piuttosto un’esplorazione a 360 gradi dei sessant’anni di moda, attraverso le relazioni e le creazioni di colui che veniva chiamato il “Kaiser”. Abbiamo incontrato Marie Ottavi, che qui ci racconta il suo libro, con alcuni particolari inediti.
Come ha conosciuto Karl e qual è stata la difficoltà nell’avvicinarsi a un personaggio dal carattere notoriamente “particolare”?
«Stavo lavorando al mio primo libro dedicato alla figura di Jacques de Bascher (compagno di Lagerfeld, amante di Saint Laurent e definito il “ragazzo più ambito di Parigi”, ndr) e avrei voluto anche il punto di vista di Lagerfeld, persona centrale nella vita di Jacques. Caroline Lebar, fedele collaboratrice di Karl mi aveva risposto più volte che sarebbe stato impossibile: non si apriva su questo tema così doloroso per lui. Eppure con mia grande sorpresa, un giorno una telefonata mi annunciava che Karl accettava di ricevermi. Ci siamo dati appuntamento un mese dopo, ma ero incinta e due giorni prima dell’incontro mi sono venute le doglie. In ospedale ho provato a convincere il medico a lasciarmi uscire, ma niente da fare. Ho dovuto annullare l’intervista con Karl Lagerfeld che se la prese molto: non mi avrebbe mai più voluta vedere. Ma quando Caroline gli spiegò che la mia assenza era dovuta a un buon motivo e lui chiese: “Quale sarà mai questo buon motivo?”, fu magnanimo. E, cosa più unica che rara, mi fissò un appuntamento successivo».
Karl Lagerfeld e i media
Che rapporto aveva Lagerfeld con i giornalisti e gli influencer?
«Karl ha sempre avuto un grande rapporto con la stampa. La prendeva sul serio, gli piaceva raccontarsi attraverso i media. E amava essere al centro dell’attenzione. Conservava dei grandi archivi con tutte le recensioni delle sfilate di Chanel. Quanto agli influencer è difficile dirlo: lui era già avanti con gli anni. Probabilmente avrebbe amato quelli più attenti alla cultura, all’approfondimento. E sicuramente non avrebbe avuto pregiudizi sul mezzo, ma sul contenuto sì. Credo avrebbe ignorato quelli più frivoli, poco interessanti». In Italia Karl è associato alla moda, da Chanel a Fendi e Chloé.
Qual è la percezione del personaggio in Francia?
«Da noi interveniva spesso in televisione per dare un suo parere su qualsiasi tema gli venisse richiesto. Era un protagonista della moda, ma appariva anche sui media non di settore. Io stessa da ragazza ne ero stata colpita e mi chiedevo chi fosse questo personaggio così sgradevole, così cattivo: in televisione appariva così e lui amava dipingersi come tale. Poi incontrandolo ho avuto una percezione immediata positiva: era una delle persone più sensibili che io abbia conosciuto».
Karla Lagerfeld: amori e scandali
Qual è stato lo scandalo più grande che lo ha coinvolto?
«Sono davvero tanti. Il più celebre è quello amoroso che riguardava Jacques de Bascher che all’epoca aveva una liaison anche con Yves Saint Laurent. Quando Pierre Bergé (compagno dello stilista e cofondatore della maison, ndr) l’ha scoperto, a Parigi non si parlava che di questo triangolo. Poi, alla fine degli anni ’90, Lagerfeld ha avuto grossi problemi con il fisco (fu sospettato di aver nascosto più di 20 milioni di euro, attraverso intrecci finanziari complessi tra diverse società, ndr). Negli ultimi anni non ha perso occasione per provocare con dichiarazioni sui temi controversi come il #MeToo o i commenti acidi sulle donne in sovrappeso. Quando la top model Heidi Klum posò nuda per la copertina dell’edizione tedesca della rivista GQ, il Kaiser dichiarò che né lui né Claudia Schiffer conoscevano Klum. Non aveva mai lavorato a Parigi, era insignificante nel mondo dell’alta moda».
Cosa ci può dire di Jacques de Bascher, unico grande amore di Karl?
«Soprattutto come Karl abbia accettato molto, anche di doloroso, in questa relazione. Sembra scontato dirlo ma non lo è, la malattia che colpì Jacques all’epoca (che morì di Aids nel 1989), poi i suoi comportamenti scandalosi, le tresche, la vita dissoluta di Jacques: Karl accettò tutto». YSL e Karl, amici-nemici.
Quali le similitudini e quali le differenze?
«La stessa passione per la moda, lo stesso grande talento, il gusto di piacere e di stupire, la stessa sensibilità. E anche il fatto di aver vissuto la propria omosessualità in modo complicato in quel periodo. Però ci sono grandi differenze nel modo di intendere la moda, di vestire le donne: da una parte abbiamo Yves che voleva restare nella storia, creare qualcosa di iconico, importante. Karl, invece, pensava a vendere e a creare dei desideri. Era diverso anche il modo di avvicinarsi alla cultura, di collezionare opere di design o opere d’arte. Lo facevano entrambi, ma in modo molto differente».
Cosa ha apprezzato di più della personalità del couturier?
«La sua capacità di “reinventarsi”, il suo estro e la sua instancabile creatività. Lavorava in maniera intelligente sull’identità della sua moda e della sua comunicazione. Pensiamo a Chanel degli anni ’80: lui riprendeva quello che rendeva interessante e riconoscibile la Maison Chanel (il tweed, la camelia, la figura della parigina), ma anche ciò che poteva essere desiderabile per le donne. Poi, anno dopo anno, lo reinventava, lo rendeva attuale».
Karl Lagerfeld: chi è il suo erede?
Cosa ha lasciato Lagerfeld al mondo della moda? E chi crede possa esserne l’erede?
«La sua intelligenza, la genialità nel marketing, le strategie di comunicazione. Ma se si parla di moda dobbiamo guardare ai fatti: non ha mai realizzato niente di veramente iconico, come sono stati l’invenzione della minigonna o dello smoking. Quello che è certo è che lui sapeva fare vestiti che vendono, accessori che tutt’oggi sono desiderati. Forse come eventuale erede che ricalchi il suo “modus operandi” potremmo pensare a Hedi Slimane. Slimane è molto diverso, più misterioso di Karl, ma come lui è un uomo di grandissima cultura, con una curiosità insaziabile, una spinta continua a cercare nuove forme espressive oltre la moda. Certo è che Lagerfeld è riuscito a mantenere uno spirito indipendente e a imprimere al suo lavoro uno stile riconoscibile, al di là delle maison per le quali ha lavorato».