La tendenza era nell’aria, con l’avvento dell’athleisure. Poi la pandemia ci ha convinto del potere di tuta e ciabattine flat per andare in ogni dove. Ora è tempo di un upgrade, e non c’è collezione che non l’abbia capito: ci piace stare comode, ma con gran classe. Amiamo vestire con capi capaci di regalarci comfort totale e altrettanta chiccheria perché è di questo che abbiamo bisogno. Aneliamo alla semplificazione. Desideriamo ridurre al minimo le perdite di tempo così come i problemi: perché permettere a un vestito di renderci la vita più complicata di quello che è?
Tutte amano il lazycore
È un sentire comune, che ha coinvolto sia le giovani generazioni (perfino Gigi Hadid, Hailey Bieber & Co. passano più tempo con jeans, magliettone e scarpe da tennis che inguainate in mise che non hanno niente a che vedere con il comfort), sia le signore che di stile ne sanno (hai visto Miuccia Prada al Met Gala? Blusa, pantaloni e giochi di colore: niente di più).
Probabilmente la stessa necessità la stai provando anche tu: quando è stata l’ultima volta che ti sei alzata e hai pensato: «Oggi ho proprio voglia di strizzarmi in un corsetto»? Top mozzafiato (nel senso che li indossi e fai fatica a respirare), gonne il cui orlo non riesci a dominare o jeans a vita bassa che rendono un incubo qualsiasi movimento sono solo tre delle tipologie di capi da cui ormai ci viene spontaneo stare lontani. Qualcuno dà la colpa all’economia in caduta libera e chiama questo stile recession-core, in ogni caso i tentativi della moda di rendere il comfort ultra chic stanno dando buoni frutti. Anzi, bellissimi. Ed è bellissimo anche il fatto che non implichino nessun tipo di sforzo. Che liberazione!
Il tempo dell’indolenza fashion
La moda comoda e chic si potrebbe definire con il termine lazycore: uno stile che spinge al massimo sulla pigrizia, sulla poca voglia di infilarsi in un abito strutturato e ultraslim, in capi che richiedono ore davanti allo specchio per essere sistemati, aggiustati e che poi, seppur bellissimi, vorresti toglierti un secondo dopo perché non ti ci senti a tuo agio, troppo complicati, troppo esigenti…
Ecco, in questo senso la pigrizia guiderà questa primavera-estate: siamo stanche di barcollare su tacchi troppo alti, di lottare con un paio di collant sottili all’ennesima potenza che si smagliano appena li guardi, di sentirci intrappolate. Le nuove collezioni hanno intercettato perfettamente questa ondata di indolenza fashion e sono state un trionfo di volumi ampi al punto giusto, abbinati a borse e scarpe facili, lineari. Mocassini classici, sneaker storiche o sandali ugly-chic, pratici zainetti o tracolle passepartout preferiscono toni neutri come il bianco, l’avorio, il perla, che si abbinano con tutto senza che tu debba riflettere nemmeno un secondo sulla riuscita dei tuoi mix cromatici.
Lazycore come riscoperta dell’essenziale
Comodi sì, informi mai. Gli outfit che scandiranno la nostra estate si possono definire morbidi, fluidi, scivolati, lievi, tanto che ti viene voglia di averli addosso dalla mattina alla sera. Te li infili e te ne dimentichi. Ma non saranno mai informi né penalizzanti, questo è il bello: lo stile lazy, cioè pigro, c’entra poco con quelle tute da ginnastica amorfe che Karl Lagerfeld, storcendo il naso, accusava di indossare quando la vita cade a pezzi, sebbene Irina Shayk abbia fatto la sua bella figura abbinando jogger azzurri a una canotta e a un paio di tacchi vertiginosi all’ultimo party a cui è stata invitata.
Guarda, per esempio, le tuniche nelle quali sembra di galleggiare proposte da Ports 1961; i pantaloni effetto calzamaglia leggera da abbinare a maglioni o felpe over; le camicie e i pantaloni ampi e setosi di Bally; le tute con panta-palazzo di Max Mara abbinate a grandi cappelli effetto Deauville; i maxi abiti floreali di Laura Biagiotti; i tailleur in denim dalle silhouette soft di Calcaterra… Non ti viene voglia di viverci dentro?
Parliamo di una moda funzionale, versatile, moda funzionale, versatile, comodissima ma estremamente chic, e per questo capace di adattarsi senza batter ciglio al tempo, alle mode, ma anche a tante diverse occasioni e, perfino, ai cambi di taglia. Perché la prima cosa che devi ricordarti è quella che insegna Amal Clooney dall’alto della sua tunica tricot portata con un paio di super basic Adidas Stan Smith: se vuoi stare bene nei tuoi panni, sentirti sempre a tuo agio è la priorità numero uno.
Lazycore: l’esempio delle francesi
Le parigine in questo sono bravissime: loro sì che hanno fatto dello stile lazycore un marchio di fabbrica! Sembra sempre che escano di casa con la prima cosa che hanno trovato nell’armadio, ma hanno un tasso di charme alle stelle. La stessa abilità innata di Phoebe Philo, storica direttrice creativa della Maison Céline (quando ancora si scriveva con l’accento) dal 2008 al 2018, sparita per anni dalle scene e pronta a un ritorno il prossimo settembre con una sua linea che porta il suo nome e che è già attesissima.
Alla osannata designer va il merito di aver ridefinito i codici del guardaroba femminile mostrando alle donne come sentirsi se stesse indossando linee più morbide e accoglienti, silhouette dalla costruzione semplice ma raffinatissima. Nessuna si è mai dimenticata di lei, ecco perché non vediamo l’ora di scoprire cosa ha in serbo ancora per noi, stilosissime pigre.
La lezione di Re Giorgio
Ma se francesi non siamo, che chance abbiamo di fare nostro lo stile lazy? Noi abbiamo dalla nostra parte il maestro Giorgio Armani, fresco della sua quinta laurea honoris causa, che non si stanca mai di ripeterci: «Eliminate il superfluo, enfatizzate la comodità e riconoscete l’eleganza del poco complicato».
Se vuoi abbracciare l’estetica lazy, sarà facile lasciarti guidare dal suo mantra. E pazienza se non hai messo mano al ferro da stiro prima di uscire (anzi, meglio! Significa che avrai più tempo per te e che hai capito lo scopo finale di questo stile): Miuccia Prada e Raf Simons, due delle menti creative e intellettuali più fervide del panorama fashion, artefici di capi tutta una grinza, stropicciati ad arte e poeticamente sgualciti, dicono che va bene così.
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