Aveva la grazia di un fiore e la tenacia delle spine della rosa, il suo preferito. E pensare che, fino a poco tempo fa, di Catherine Dior, sorella dell’inventore del New Look, conoscevamo solo qualche frammento. Un profumo iconico era stato chiamato Miss Dior, in suo onore. «Una fragranza che sapeva d’amore» l’aveva definita il fratello Christian, il couturier francese che con le sue creazioni composte da giacche avvitate e gonne a corolla aveva incantato il pubblico al défilé di debutto, il 12 febbraio 1947. Nell’aria, quel giorno, al numero 30 di avenue Montaigne a Parigi, si respirava quella prima essenza della neonata maison: combinava galbano e patchouli al calore del gelsomino e alla delicatezza delle rose. Un omaggio dichiarato di Christian Dior a una figura silenziosa, confusa tra la folla, che era lì a sostenerlo in nome di quel sentimento puro e incondizionato che si può provare solo tra fratelli e sorelle.
Il nuovo libro su Catherine Dior
La guerra era finita e Catherine Dior, proprio come Christian che con la sua creatività stava facendo rinascere l’eleganza, rifioriva dopo un’eroica Resistenza. «Mentre Christian è diventato uno dei francesi più famosi al mondo, la straordinaria storia di Catherine Dior non è mai stata completamente esplorata» dice la giornalista Justine Picardie, che ha ricostruito nel libro Miss Dior – A wartime story of courage and couture (Faber&Faber) la vita della sorella di uno dei più grandi stilisti: una donna forte e libera, coraggiosa partigiana e regina di fiori.
Dall’infanzia in Normandia alla vita a Parigi
Nata il 2 agosto 1918, Ginette Marie Catherine Dior, era la figlia più piccola della coppia formata da Maurice Dior, industriale dei concimi, e Madeleine Martin, straordinaria botanica, la cui passione per il giardinaggio e le rose aveva trovato in Catherine e Christian terreno fertile: i due, divisi sulla carta da 12 anni d’età, in realtà condividevano un’affinità così grande che li terrà per sempre vicini. Nel meraviglioso parco della dimora della famiglia Dior a picco sul mare, sulle coste della Normandia, Les Rhumbs a Granville, i bambini furono educati alla bellezza dei colori e dei profumi delle rose, alla determinazione dei fiori con il loro ciclico sbocciare, al sapere aspettare, come insegna la natura, il momento giusto per rinascere ancora. La morte della madre nel 1931 e le perdite finanziarie del padre che seguirono poco tempo dopo segnarono l’esistenza dei fratelli Dior. Catherine passò dall’agiatezza in cui era cresciuta tra Parigi e Granville a ritrovarsi a Les Naÿsses, nel villaggio di Callian, una spartana fattoria in Provenza. A 19 anni, stanca della vita di campagna, scappò a Parigi per raggiungere Christian. Lui muoveva i primi passi come disegnatore per couturier e modisti, lei incominciò a lavorare come addetta alle vendite di cappelli e guanti per una maison e fu la prima modella utilizzata da Dior.
Il ritorno in Provenza e lo scoppio della guerra
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale li riportò in Provenza: insieme coltivavano rose, gelsomini e ortaggi che vendevano al mercato di Cannes. Nel 1941 Christian tornò a Parigi per cercare opportunità lavorative come designer, Catherine non lo seguì. Per lei il destino aveva in serbo un incontro travolgente che avrebbe cambiato la sua vita. Fu amore a prima vista in un negozio di radio, dove Catherine si innamorò del partigiano francese Hervé des Charbonneries. Lui la introdusse nell’organizzazione clandestina di Resistenza Rete F2 che, durante l’occupazione nazista, raccoglieva informazioni militari per gli Alleati.
Con il nome in codice di “Caro”, Catherine viaggiava sulla sua bicicletta per raccogliere e trasmettere notizie sui movimenti delle navi da guerra tedesche. Fu arrestata a Parigi dai nazisti ma, nonostante le torture, non tradì i suoi compagni di Resistenza salvando la vita a molti di loro. Finì deportata prima nel campo di concentramento di Ravensbrück, in Germania, poi in altri campi di lavori forzati. Christian, intanto, aveva cercato di salvarla mobilitando amici e diplomatici, senza risultato. Catherine, che non parlò mai dell’orrore di quei luoghi, riuscì a sopravvivere e a tornare in Francia.
Catherine Dior, dopo il campo di concentramento di Ravensbrück
In Provenza cercò conforto nei fiori e nelle rose per rinascere. Fu il suo ritorno alla vita a contribuire a spingere Dior nell’avventura della sua maison. Era per lei che aveva creato le donne fiore, che simboleggiavano la possibilità di sbocciare anche dopo il più rigido degli inverni. La vita di Catherine ricominciò a fiorire. Insieme all’amato Hervé decise di aprire un’azienda che vendeva fiori freschi al mercato di Les Halles a Parigi e fu sempre vicina a Christian, che le dedicò uno dei suoi abiti del cuore, il Miss Dior del 1949, ricamato con un tripudio di fiori.
Catherine nelle collezioni di Maria Grazia Chiuri
Alla scomparsa improvvisa del couturier nel 1957, Catherine si prese cura della sua memoria. A lei si deve l’istituzione del Musée Christian Dior Granville, in quella che era stata la loro casa di famiglia. Scelse infine di vivere a Callian tra rose e gelsomini, lontana dai riflettori della moda, fino al 2008, anno della sua scomparsa. Finché Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, non l’ha riportata in passerella: la collezione primavera 2020 era tutta per lei, la donna che coltivò, attraverso la passione per i fiori, libertà e indipendenza.
Un tributo al suo coraggio è nel nome della borsa Caro. E Catherine è di nuovo riapparsa come musa ispiratrice della sfilata prêt-à-porter dell’autunno-inverno 2023, ennesimo omaggio alla sua vita che è stata, come scrive Picardie, «un potente promemoria sull’importanza della libertà e del perché vale la pena sempre combattere».