È molto più di una semplice attrazione. È ormai una solida storia d’amore, quella tra moda e sport: due mondi che si ispirano a vicenda e insieme riscrivono le regole creando rivoluzioni che non smettono di sorprendere e di catalizzare l’attenzione. Come a inizio luglio, quando i riflettori si sono accesi sul borsone porta-racchette firmato Gucci del tennista italiano Jannik Sinner, nella top 10 della classifica mondiale maschile.
Moda e sport: un amore di lunga data
Stile anni ’70, di tela monogram, con la famosa doppia G intervallata dal nastro bicolore web, la sacca personalizzata con le iniziali dell’atleta ha scritto la storia del tennis e quella del torneo di Wimbledon. Che, in accordo con la Federazione internazionale e il circuito professionistico mondiale maschile ATP, per la prima volta in 146 anni di storia ha aperto il suo rigido regolamento in fatto di loghi e codici di abbigliamento, concedendo a un giocatore di presentarsi con un accessorio sponsorizzato da una maison di lusso. Che moda e sport siano intrecciati fino a fondersi non è una novità, ma mai come di recente, complice il potere amplificatore dei social e nuove consapevolezze che uniscono atleti e moda, strategie di branding e potere dei vestiti, il rapporto si è cementato al punto da non potere più fare a meno l’uno dell’altro.
Moda e sport a Parigi: due mostre anticipano le Olimpiadi
A celebrare questo connubio è Parigi, già in fermento per un appuntamento epocale: i Giochi Olimpici del 2024. Per l’occasione il gruppo francese del lusso LVMH, tra i premium sponsor della manifestazione, ha già annunciato la co-lab con almeno tre delle sue maison: Vuitton, Dior e Berluti. E la città sta già iniziando ad accendere il fuoco della fiamma olimpica nei suoi luoghi di cultura, dedicando spazi e momenti di approfondimento all’intreccio sport, moda, tendenze e arte. Al museo Palais Galliera ha aperto la mostra La mode en mouvement, fino al 7 settembre 2025 (palaisgalliera.paris.fr) che avrà tre allestimenti diversi a rotazione per ripercorrere tre secoli, dal ’700 a oggi, attraverso un fil rouge: il dialogo tra l’evoluzione dei corpi in movimento e l’abbigliamento. Dai costumi da bagno ai completi per il ciclismo, fino alle tute da jogging e al fenomeno delle sneakers. Altra esposizione ad affrontare il tema è Mode et sport. D’un, podium à l’autre ideata dal Musée des Arts Décoratifs in partnership con l’Olympic Museum di Losanna e sponsorizzata da Lacoste, fino al 7 aprile 2024 (madparis.fr). È un viaggio attraverso 450 indumenti e accessori, fotografie, riviste, dipinti, sculture e video che indaga l’influenza dello sport sulla moda contemporanea.
La rivoluzione sui campi di Wimbledon
1921: sono passati più di 100 anni da quando Suzanne Lenglen, una delle più grandi tenniste della storia, si presentò a Wimbledon con un completo realizzato dallo stilista francese Jean Patou. Era tutto bianco, come impone, dal 1877, il regolamento di uno dei tornei di tennis più prestigiosi del mondo. Il look fece scalpore. Composto da una fluttuante gonna plissé che scopriva le gambe velate da calze di seta e da una pratica ed elegante blusa senza maniche, rivoluzionò l’abbigliamento, dettando una tendenza che di-lagò anche al di fuori dai campi da gioco. Fu lo stile sportivo a intercettare il desiderio di autonomia e indipendenza delle donne liberandole da corsetti e bustini, incrociando praticità e stile. Ed è proprio negli anni ’20 che inizia la storia moderna dell’amore tra moda e sport, con la creatività di stiliste come Coco Chanel, con la sua rivoluzione del tweed attinta dal mondo equestre, e i negozi di abbigliamento sportivo di Jeanne Lanvin o di Elsa Schiaparelli, la creatrice italiana dei maglioni più desiderati e copiati degli anni ’20 e ’30.
Le pioniere dello sport
È l’era delle pioniere dello sport che rompono gli stereotipi con modernità e audacia, come Amelia Earhart, prima aviatrice della storia a compiere la trasvolata in solitaria dell’Atlantico nel 1937, che creò una sua linea di abbigliamento sportivo, chiamata Active Living e distribuita in 50 negozi. Mentre ciclismo, con la bicicletta simbolo di emancipazione, alpinismo e sci portarono nel guardaroba femminile i pantaloni. Calcio e rugby diedero agli uomini l’opportunità di indossare le prime maglie. Poi, il tennista francese René Lacoste trasformò il suo soprannome, “coccodrillo”, nel simbolo della sua casa di sportswear, che ha appena festeggiato i 90 anni.
E ancora i tessuti tecnici, come il nylon di Prada. Dai podi alle passerelle, in un affascinante gioco di specchi, lo sport ha continuato a fondersi con la couture. Sperimentando e innovando stili e materiali da Off-White a Dior, da Versace a Chanel, tra prêt-à-porter e alta moda, tra abbigliamento sportivo e streetwear, comfort e glamour. Continuando incessantemente a indirizzare la creatività a ogni latitudine senza mai perdere la forza di poter essere anche, e soprattutto, strumento di cambiamento. Ed è ancora una volta Wimbledon a confermarlo: per la prima volta, quest’anno le tenniste hanno potuto scegliere di indossare un intimo sportivo che non fosse di colore bianco per riuscire a giocare serenamente tutti i giorni del mese. Ti sembra poco?