Se vuoi stupire la persona che ami ma non puoi regalarle gioielli di Cartier? Passa al piano B: aspetta l’arrivo della primavera e portala a Londra. Dove potrai fargliene sognare 350. Il Victoria and Albert Museum di South Kensington inaugura, dal 12 aprile al 16 novembre, una delle mostre più sfolgoranti che siano state ospitate da 30 anni a questa parte nel Regno Unito, interamente dedicata a Cartier. La Maison parigina è pronta ad abbagliare il pubblico con una serie di gioielli, pietre preziose e orologi iconici. Provengono dal V&A, dalla Cartier Collection, dai principali musei internazionali, da collezioni private e dalla Royal Collection della Corona Inglese, completata da disegni inediti e tante storie, che da sole valgono il viaggio.
La storia dei gioielli di Cartier
La storia della famiglia Cartier, prima di tutto, coincide con quella di un marchio che da 178 anni continua a creare capolavori, a influenzare il mondo della gioielleria di lusso, a mietere fan anche tra le giovani celeb, ad alimentare i desideri di tutti. L’avventura ha inizio nella Parigi del 1847, anno in cui Louis-François Cartier, allievo gioielliere, rileva l’atelier del suo maestro Adolphe Picard. Gli affari procedono senza scossoni fino al 1856, quando la principessa Matilde, nipote di Napoleone I e cugina dell’imperatore Napoleone III, sceglie proprio Cartier per fare i suoi acquisti. Saranno seguiti a ruota dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III.
Il gioielliere dei re
La voce si sparge. Da ogni dove le corti inviano ambasciatori per investigare sul lodato gioielliere, le cui prospettive vengono stravolte. Grazie all’enorme richiesta, Cartier trasferisce la sede in Boulevard des Italiens. Innovatore e classicista insieme, è abile come nessuno dei suoi contemporanei nel combinare infinite varietà di stili con una purezza di linee distintiva. La sua cifra stilistica lo rende in brevissimo tempo il gioielliere più prestigioso del mondo.
Il re dei gioiellieri
Nel 1898 lo scettro di Louis-François viene ereditato da Alfred che, oltre a spostare l’azienda nell’attuale sede in Rue de la Paix, la strada più elegante del mondo, si espande all’estero. È Edoardo VII, principe del Galles, che proclama Cartier “gioielliere del re, re dei gioiellieri” e che per la sua incoronazione nel 1902 gli ordina 27 diademi. Da allora Cartier diventa il fornitore ufficiale di molte famiglie reali. Alfred coinvolge anche tre dei suoi quattro figli. Jacques nel 1909 gestisce il primo negozio londinese in New Bond Street.
Di padre in figlio
Pierre conquista il mercato americano con la sede di New York sulla Fifth Avenue e nel 1916 realizza una delle più audaci operazioni immobiliari. “Scambia” una collana di 128 rare perle coltivate, del valore di 1 milione di dollari, con la villa di Morton e Maisie Plant, che quel collier se lo sognava giorno e notte. Louis, infine, diventa direttore della casa madre di Parigi. È lui il genio audace che spingerà ancora più verso l’Olimpo la Maison. Sotto la sua guida e grazie ai suoi collaboratori (fra i quali l’impareggiabile Jeanne Toussaint, “la pantera”, che porta il repertorio zoomorfo della gioielleria verso incredibili forme), i gioielli di Cartier e i suoi orologi sono fra più belli che il mondo abbia mai visto. Compreso il primo segnatempo da polso creato per l’amico pioniere dell’aviazione Alberto Santos-Dumont. E molti di questi sono ospitati proprio alla mostra del V&A.
I gioielli di Cartier alla conquista del mondo
Un Cartier è più di un gioiello, è uno status symbol. Non si contano le leggende dell’élite internazionale che hanno giurato amore eterno alle sue creazioni, simbolo di classe, buongusto e raffinatezza. Da Jean Cocteau, primo estimatore dell’anello Trinity (che compie un secolo eppure sembra essere nato ieri) a Truman Capote. Ma anche da Lady Diana, Alain Delon, Michelle Obama e Kate Middleton fino a Dua Lipa e Timothée Chalamet, solo per citarne un’esigua manciata.
Per incoronazioni e fidanzamenti
La gente che conta e che ha un certo stile sceglie Cartier. Wallis Simpson e il duca di Windsor: nei loro gioielli facevano incidere messaggi segreti. Richard Burton e Elisabeth Taylor. Il diamante da quasi 70 carati acquistato all’asta da Cartier New York, nel 1969, sarà poi regalato da Richard a Liz. Grace Kelly riceve da Ranieri di Monaco ben due anelli di fidanzamento, l’Eternity Band di rubini e diamanti e un enorme diamante taglio smeraldo di 11 carati,. Così amato dalla futura principess che lo indossò anche nel film Alta società. E che è uno dei pezzi forti esposti al Victoria and Albert Museum.
Le sorprese alla mostra dei gioielli di Cartier
Ogni prezioso in mostra ha una storia da raccontare, altrettanto magnetica. Come la spilla Williamson Diamond, commissionata dalla regina Elisabetta II nel 1953: comprende il rarissimo diamante Williamson da 23,6 carati color rosa bubblegum, sfumatura che nemmeno la scienza sa spiegare. La Scroll Tiara illuminata da 1.040 diamanti, sulla testa della contessa di Essex all’incoronazione di Edoardo VII nel 1902, poi su quella di Clementine Churchill all’incoronazione di Elisabetta II nel 1953. E infine sulla chioma di Rihanna, immortalata, nel 2016, come una sovrana post-atomica sulla copertina di W Magazine. E ancora l’eccezionale collana a serpente, completamente snodata, con squame di diamanti e smalti colorati, per la star del cinema messicano María Félix nel 1968.
Gioielli di Cartier: 300 pezzi, 300 storie
L’elenco continua con la collana Patiala (siamo nel 1928) per il maharaja Bhupinder Singh, che in origine custodiva 2.930 diamanti: al centro il gigantesco De Beers, il diamante giallo sfaccettato più grande del mondo. O, ancora, la collana di giada più costosa di sempre (che Cartier ricomprò all’asta per oltre 27 milioni di dollari) della socialite Barbara Hutton, con 27 sfere di giada di un verde mai visto. L’aveva creata Cartier negli anni ’30 come regalo di buon auspicio del padre all’ereditiera per le sue nozze con il (finto) principe Alexis Mdivani. Non ha funzionato: la Hutton ha divorziato 7 volte, la sua vita è stata costellata da abbandoni e solitudine, ma la collana non ha mai smesso di essere alleata fedele della sua esistenza. Guardandola, si resta ammaliati da quel verde che ispira armonia, infonde speranza e dà la carica. Ci piace pensare che le bastasse mettersela al collo per sentirsi molto, molto meglio.