Sono circa 20.000 gli oggetti custoditi nei 9.000 metri quadri del Dipartimento di Arti Decorative del Louvre: armature e ceramiche, mobili e arazzi, reliquiari e gioielli dall’epoca bizantina fino al Secondo Impero. Mai un abito. Mai un paio di scarpe. Una mostra di moda al Louvre sembrava impossibile: troppo pop per occupare la raffinata Galerie d’Apollon o i fastosi appartamenti di Napoleone III. Poi è arrivato Olivier Gabet, che di questo dipartimento è direttore dal 2022 e che ha curato la mostra Louvre Couture: Art and Fashion – Statement Pieces, un’esposizione che bisognerebbe fare in modo di visitare (c’è tempo fino al 21 luglio).

Fendi collezione Autunno/Inverno 2019. Foto: Nicolas Bousser

La mostra di moda al Louvre: un ponte meraviglioso

Gabet è convinto che «la moda sia il ponte più meraviglioso che si possa trovare tra la cultura popolare e la collezione del museo più famoso e visitato del mondo». Così 45 designer e maison hanno prestato la loro moda al Louvre: un centinaio tra abiti e accessori, dal 1960 ai nostri giorni, che intessono con le opere d’arte legami unici, svelando ispirazioni che hanno permesso la nascita di memorabili collezioni e plasmato l’immaginazione di tanti stilisti.

Balenciaga collezione Primavera/Estate 2020. Foto: Nicolas Bousser

Grandi stilisti, grandi collezionisti

La moda è sempre stata calamitata dall’arte. Non si contano i designer che con le loro creazioni hanno reso omaggio a grandi artisti o che, insieme a loro, hanno realizzato pezzi straordinari (dal surrealista Lobster Dress di Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì alla collab tra Alexander McQueen e Damien Hirst, a quella tra Louis Vuitton e Takashi Murakami, solo per citarne alcune). Difficile trovare una maison che non finanzi mostre o restauri, che non sostenga progetti dedicati a giovani artisti. Difficile imbattersi in un fashion designer che non sia appassionato di arte. Yves Saint Laurent donò centinaia di oggetti della sua collezione di moda al Louvre; Jeanne Lanvin era fan di Renoir e Degas; Hubert de Givenchy aveva opere di Mark Rothko e mobili del ’700 francese. Christian Dior aveva lavorato in una galleria che proponeva opere di Picasso, Mirò, Ernst e De Chirico. L’appartamento di Coco Chanel ospitava oggetti d’arte da tutto il mondo, soprattutto paraventi cinesi di Coromandel con cui Mademoiselle fece ricoprire anche i muri del suo ufficio.

Jean-Charles de Castelbajac collezione Bambi Autunno/Inverno 2010. Foto: Nicolas Bousser

Gli abbinamenti di arte e moda al Louvre

È sorprendente constatare come i capi di questa mostra di moda al Louvre appaiano a proprio agio in questi prestigiosi ambienti. Con il suo strascico di velluto rosso, l’abito Dior by John Galliano del 2004 si accorda ai sontuosi appartamenti di Napoleone III. Il tailleur pantalone color avorio di Alexander McQueen per Givenchy, posizionato vicino al trono di Napoleone I, richiama i motivi di tutti gli altri oggetti nella sala. L’abito Versace in faille di seta creato da Donatella, disseminato di foglie d’acanto dorate, si abbina a un letto a baldacchino stile Secondo Impero. Le creazioni di Chanel occupano un posto di rilievo: Karl Lagerfeld conosceva a memoria la collezione del Louvre, tanto che spedì una foto della cassettiera blu e bianca realizzata da Mathieu Criaerd nel 1742 alla casa di ricami Lesage per creare un abito con lo stesso disegno, destinato alla sua ultima sfilata di Haute Couture nel gennaio 2019.

Alexander McQueen Primavera/Estate 2010; Bottega Veneta Autunno/Inverno 2023. Foto: Nicolas Bousser

Moda contemporanea e arte antica

E ancora: un cappotto in broccato di seta e fibre metalliche di Nicolas Ghesquière per Louis Vuitton del 2018 fa bella mostra in un armadietto stile Luigi XIV, come se fosse sempre stato il suo posto. Un abito di Alexander McQueen per Givenchy del 1997 ha un alto colletto bianco che sarebbe piaciuto molto a Bonaparte, il cui ritratto campeggia sullo sfondo. Il tailleur Bambi di Jean-Charles de Castelbajac fa compagnia al cervo incastonato negli arazzi di caccia del XVI secolo. Perfino la Pigeon Clutch che JW Anderson ha fatto sfilare nel 2022 (sfoggiata da Sarah Jessica Parker in un episodio di And Just Like That…) fa il paio con una colomba di Limoges nata 812 anni prima.

Le Armadillo Shoes disegnate da Alexander McQueen per la sua ultima sfilata, la Plato’s Atlantis Primavera/Estate 2010. Foto: Nicolas Bousser

La moda al Louvre diventa arte

Ogni capo scelto per la mostra di moda al Louvre ritrova una risonanza intellettuale, emotiva o poetica nelle opere del Dipartimento di Arti Decorative e collega il bagaglio di tradizioni artigiane, competenze e passioni dalle quali moda e arte nascono e fioriscono. E se fosse questo il modo giusto per creare un ponte tra generazioni e musei? Questa mostra sta dicendo che è ora, per i musei, di aprirsi a un nuovo pubblico. E, per la moda, di non farsi più considerare solo attraverso fatturati e cambi di direttori creativi, ma anche come arte dispensatrice di bellezza e generatrice di sogni e desideri, abile come nessuno nell’interpretare un mondo che cambia veloce. La moda dimostra così di essere un’arte generosa a cui servono continui stimoli per offrire a noi, creature bisognose di idee ed emozioni, impulsi sempre nuovi per rendere non solo un museo ma il mondo intero un posto migliore.