Oltre la soglia della manifattura di Borsalino ad Alessandria, si nasconde un mondo di gesti ancestrali e antico sapere. Un passo oltre e siamo già dentro, la porta alle spalle si chiude, e ci ritroviamo indietro nel tempo, 166 anni fa. L’odore sembra familiare, forse perché ricorda quello dei vecchi atelier, ed è unico: il risultato di tre componenti – acqua, vapore e pelo di coniglio – che sono sempre gli stessi dal 4 aprile 1857, data in cui Giuseppe Borsalino avviò nella cittadina piemontese il suo piccolo laboratorio di cappelli. Tutto il resto è savoir faire, l’insieme di competenze manuali sedimentate nel tempo e trasmesse di generazione in generazione.
Il nuovo Museo Borsalino ad Alessandria
Una tradizione unica nel suo genere che è celebrata adesso nel nuovo Museo Borsalino, inaugurato proprio questo 4 aprile. Emblematico è anche il luogo. «Il museo è collocato nella sede originaria della manifattura: un luogo storico dai connotati iconici» racconta Mauro Baglietto, managing director di Borsalino. I visitatori vivranno un’esperienza immersiva nella storia dell’azienda, dai video interattivi che illustrano il sapere degli artigiani al percorso dedicato alla storia del marchio. «In mostra sono esposti più di 2 mila cappelli» prosegue Baglietto «tutti custoditi in mobili d’epoca originali e provenienti dal cappellificio del tempo».
Come nasce un cappello Borsalino?
L’amore per il proprio passato nutre l’essenza del marchio: lo si percepisce muovendosi in manifattura, osservando gli artigiani al lavoro. Per realizzare un singolo cappello Borsalino, occorrono 52 passaggi, le mani di 60 artigiani e 7 settimane di lavorazione manuale. Ma l’azienda, ovviamente, guarda al futuro, in primis coltivando il talento degli artigiani più giovani.
«Abbiamo una scuola interna per le nuove leve» conferma Baglietto. «Questo non è un lavoro semplice: oltre alla manualità in sé, si sta molto a contatto con il vapore. Lo spartiacque si presenta in media dopo 10 giorni, quando i nuovi artigiani capiscono se vogliono proseguire realmente in questo mestiere. Chi ne fa una scelta professionale viene costantemente formato, imparando i passaggi necessari alla costruzione di un cappello. Il nostro scopo è tramandare e mantenere vivo il savoir faire, tutti i processi artigianali realizzati così come si è sempre fatto».
Il segreto dei cappelli Borsalino
Artigiano dall’esperienza trentennale è Gerry, una delle figure storiche dell’azienda: oggi dalle sue mani nasce la forma data all’ala del cappello di feltro classico, di cui si producono circa 70 mila esemplari all’anno. Nella sua vita professionale Gerry ha confezionato più di 2 milioni di cappelli, lavorando a mano con una macchina di fine Ottocento, senza linee guida, senza unità di misura, completamente e perfettamente a occhio.
Ma prima di arrivare a lui, un Borsalino passa attraverso una fase che nessun’altra azienda è riuscita ancora a riprodurre nello stesso identico modo: un processo che ingrassa il feltro in maniera robusta attraverso un macchinario giunto in Italia dal Massachusetts negli anni ’50.
Il rapporto con il cinema
Oggi, con il nuovo Museo Borsalino, il marchio scrive un’ulteriore pagina della propria storia, senza dimenticare i valori cardine. «È importante per noi conservare lo stesso spirito che contraddistinse Giuseppe Borsalino, grande innovatore e viaggiatore» conferma Baglietto. Il viaggio tra passato e futuro si snoda anche attraverso la consacrazione del cappello a Hollywood: la settima arte permea la storia del brand e sarà infatti celebrata nel museo attraverso un percorso itinerante che va da Casablanca degli anni ’30 all’omonimo film Borsalino del 1970.
«La nostra è stata una delle prime manifatture che si siano legate al mondo del cinema» conferma Mauro Baglietto. E l’attrazione fatale fra il brand e i linguaggi multimediali trova anche oggi conferma nel nuovo canale YouTube che Borsalino ha appena lanciato insieme a un cortometraggio ambientato negli anni ’70, Tornando a casa. Scritto dal brand curator Giacomo Santucci e diretto dal fotografo Joseph Cardo, lo short movie celebra il Dna del marchio: la protagonista Gabriella, interpretata dall’attrice Caterina Murino, compie un viaggio fra realtà e finzione nei luoghi della sua infanzia, che rivivono nel cortometraggio attraverso Palazzo Borsalino, ex sede della manifattura di cappelli, e la dimora Villa Guerci nel centro storico di Alessandria.
Due luoghi simbolo del territorio, che nel 1914 raggiunse l’apice della produzione: 2 milioni e mezzo di cappelli in un anno. Un picco mai più ritornato, ma che non ha mai messo in discussione la devozione con cui ancora oggi, di mano in mano, di gesto in gesto, di artigiano in artigiano, ogni singolo cappello Borsalino prende vita.