Tanani, Måneskin, Laura Pausini, Achille Lauro, Jovanotti. Con tanti nomi straordinari (e molti altri ancora), Nicolò Cerioni – detto Nick – è tra i maggiori celebrity stylist in Italia. A Sanremo 2024 sono suoi i look di Angelina Mango e Il Volo. Ma attenzione a definirlo solo uno stylist: a chi gli chiede se lavora nella moda, preferisce dire che lavora nell’entertainment. Non è «un modaiolo fine a se stesso» e la moda gli piace quando fa sognare o parla del cambiamento dei tempi. «È la cultura che fa la differenza: non quella aulica, ma quella popolare. La mia cultura ha un’impronta pop: sono onnivoro di serie tv, fumetti, cinema, libri e tutte queste cose le canalizzo nel mio lavoro. Ma è un processo che viene da sé», spiega. Ci siamo fatte raccontare la sua storia. E le ragioni del suo successo.
Primi ricordi legati alla moda?
«Da piccolo, mia madre aveva una bellissima boutique in provincia di Ancona, dove sono nato. È una persona di grande gusto, minimalista: mi ha consentito di crescere tra le cose belle. Poi c’è la TV, che da bambino è stata la mia finestra sul mondo. Ricordo quando a cavallo tra anni ’80 e ‘90 c’erano Raffaella Carrà, coi costumi di Luca Sabatelli, e Madonna con le creazioni di Jean Paul Gaultier».
È nato lì il sogno di diventare stylist?
«Da bambino non dicevo mai “da grande voglio fare…”. Ho sempre esplorato. Mi piacevano le arti performative, il teatro, il cinema, la TV. E la musica in particolare, che per me è tutto. La vita mi ha portato a unire queste passioni in tempi in cui non era così scontato poterlo fare».
Come ci è riuscito?
«Nel 2007 iniziai a lavorare a MTV, una scuola enorme per me. Affiancavo la mitica Susanna Ausoni, al tempo responsabile del reparto styling. Lei è stata una delle prime in Italia: una stylist in un’epoca di costumisti. Ha portato un altro tipo di moda in TV: non più borghese, ma moderna, punk, Brit-pop. Ha fatto da spartiacque, improvvisamente ha vestito i giovani di un mondo più moda, più redazionale. Per me è stata un mentore importante: mi ha insegnato un modus operandi. Assorbivo osservandola: sono molto pratico, Capricorno, marchigiano, di origine contadine. Per me il fare è importante».
E poi ha spiccato il volo…
«Ho affiancato Susanna come assistente, finché nel 2010 ho iniziato a lavorare da solo. E ha funzionato anche grazie alla nascita dello studio creativo con colui che è poi diventato mio marito, che è fotografo».
Quand’è che ha percepito la svolta?
«Con la fiducia di Jovanotti, con cui ancora collaboro dal 2011. Un mito. Lavorare con lui è un grande onore».
Nel tempo ha maturato una sua unicità: cosa la rappresenta?
«Ho un gusto mio, che non lascia indifferenti. Non amo le cose sicure, sono sempre andato verso la linea rossa che separa il successo dal disastro. È lì che nascono look iconici: osando».
Ma alla fine disastri ce ne sono mai stati?
«Dipende come concepisci il disastro. Ci sono cose andate bene e cose che per il pubblico lo sono andate meno. Però le ricordo comunque come cose che hanno funzionato, perché nel tempo il gusto della gente cambia. Mi spiego: nell’entertainment in USA e Gran Bretagna ci sono stati artisti come David Bowie, Elton John, Cher, Madonna, Michael Jackson. Avevano look molto forti, oltre che talento. Invece, in Italia, verso gli anni ’90, a un certo punto questo fenomeno si è perso. Penso a Renato Zero, Patty Pravo, Loredana Berté, icone che hanno fatto la storia anche con i look e non solo col talento musicale. Un fenomeno che è tornato: oggi a Sanremo non si ascolta solo la canzone, ma si osserva anche cosa fa l’artista sul palco. Una grande conquista di questi anni».
Cos’è il Festival per lei?
«Un palco inclusivo senza distinzioni di età, classe, genere, Sud o Nord. Tutti guardano Sanremo, bambini, genitori e nonni. Io spero che attraverso il mio lavoro qualcuno possa sentirsi confortato e spinto a sentirsi se stesso».
La libertà di essere è un messaggio a lei caro…
«Sì e spero che attraverso il mio lavoro continui a venire fuori il coraggio di essere liberi. Anche un look può ribadire che libertà è felicità, il fine ultimo, un baluardo. Non è scontato, soprattutto per le generazioni nuove: quando vengono messi in discussione i diritti delle donne, della comunità LGBTQ+, di pensiero, io spero che attraverso il mio lavoro anche solo una persona possa sentirsi abbracciata».
Cosa aspettarci quest’anno?
«Non posso svelare nulla! Con Il Volo ribadiremo il concetto di eleganza attraverso una particolare ricerca delle forme, più contemporanee. Anche Angelina Mango porterà un progetto interessante, lei ha una carica pazzesca».