Abiti sartoriali, lavorazioni preziose, tessuti pregiati e un tripudio di ricami, stampe inimitabili, tulli, decorazioni scintillanti come gioielli, abiti che sembrano opere d’arte. Ricercati e accattivanti anche i contest e le atmosfere ricreate, talvolta così eclatanti e fantasmagoriche da essere destinate a rimanere nella storia. È la Haute Couture per la primavera estate 2019 in scena a Parigi dal 21 al 24 gennaio con un parterre di stilisti internazionali, da Dior a Valentino. Pronte a entrare con noi in questo mondo incantato e ricco di magia? Le recensioni delle sfilate per voi!
Il Circo di Christian Dior
Maria Grazia Chiuri ci porta al circo nei giardini del Musée Rodin. È il Cirque d’Hiver dove Richard Avedon scattò nel 1955 la celebre foto della modella Dovima tra gli elefanti, immagine che tanto caro fu a Monsieur Dior e che nella stessa grandiosità tutt’ora rende l’importanza della couture.
E così in quest’atmosfera fantasmagorica, il 21 gennaio – Christian Dior nasceva proprio nello stesso giorno di 114 anni fa, era il 1905 – modelle travestite da acrobati in passerella si mescolano a vere artiste, quelle della compagnia circense Mimbre, composta da sole donne, come la sfilata, interamente al femminile. In pedana infatti ecco scorgere Arlecchini, Pierrot con facce piangenti, clown, allegri o tristi, e domatori o meglio domatrici di leoni, trapeziste anche. Che vestono abiti bustier, maxi inserti in tulle e chiffon, camicie trasparenti con giorgiere, tutine nude-look, con e senza ricami dall’effetto tatoo. Ai piedi le scarpe baby da vera ballerina e stivaletti scintillanti. Mentre in testa, a completare il look, cuffie con velette a coprire il volto.
Nessuno spazio per gli uomini in pedana, dunque, ma non mancano stili androgini fatti di pantaloni ampi, tute e pagliaccetti, blazer in versione abito, completi sartoriali. E infatti in scena c’è un tripudio di dicotomie: tra l’uomo e la donna, tra il bianco e il nero, tra il reale e il surreale, tra la moda e l’arte. Dove il clown, nella sua dimensione asessuata, diventa espressione di uguaglianza.
Il giardino mediterraneo di Chanel (senza Karl sul finale)
Il marchio della doppia C ci accoglie invece in una villa del 18esimo secolo, con piscina e giardino, dal fascino mediterraneo (che sorge all’interno del consueto Grand Palais). E una collezione di una riconoscibile opulenza che porta la firma di Karl Lagerfeld. Il direttore creativo però si è dato assente alla sfilata perché ‘stanco’ – come divulgato da un comunicato stampa – e a prendere il suo posto, sul finale dello show, è stata Virginie Viard, suo braccio destro che ha fatto la sua comparsa in pedana al fianco di una scintillante Vittoria Ceretti che infrange regole e consuetudini: è una sposa in costume da bagno tempestato di cristalli, con cuffia in coordinato e lunghissimo velo.
A precederle nel fashion show una palette di colori pastello delicatissimi e super golosi, un tripudio di leggerissime piume e di dettagli in tulle, maniche a palloncino e gonne a ruota e a sirena. Senza dimenticare gli iconici e immancabili tailleur in tweed con pantaloni alla caviglia e giacche, corte in vita o lunghe al ginocchio, con o senza bottoni. In sintonia con la frivolezza dello stile settecentesco, poi gli abiti “lingerie” in chiffon bianco si impreziosiscono di pizzi preziosi, balze e merletti.
‘Il conformista’ di Giorgio Armani Privé
Dopo un tuffo e un ‘bagno di sole’ in piscina, si va al cinema con Giorgio Armani Privé che porta in passerella un’opulenza che va oltre l’essenzialità iconica della maison. E e il richiamo alla pellicola de ‘Il Conformista‘, capolavoro del 1970 del regista Bernardo Bertolucci: la colonna sonora del film ha fatto da sottofondo alla sfilata. Ecco allora che nelle storiche mura dell’ Hôtel d’Evreux in Place Vendôme sfilano tessuti sontuosi, paillettes all over, lunghe frange in seta che si muovono a ogni passo, maxi balze di tulle tempestati di pois su abiti da grande soirée, pieghe fluttuanti.
Tutto declinato principalmente in due nuance a contrasto tra loro ma accostate di continuo: il rosso lacca e il blu klein. C’è seduzione, c’è audacia, ci sono richiami all’Oriente negli abiti che accarezzano le curve, ci sono le tute e per finire un abito da sposa minimal ed elegante oltremodo.
La scenografia fuori dalle ‘linee’ di Valentino
Una scenografia fuori dagli schemi che si materializza in linee vaporose ed eccentriche, che sembrano appena uscite da un sogno. Pierpaolo Piccioli porta sulla passerella di Alta Moda di Valentino una collezione di abiti principesci in fiore indossato da un cast di modelle tra cui Natalia Vodianova, Mariacarla Boscono, Kaia Gerber e la Venere Nera Naomi Campbell che si è commossa sul finale.
A imperare in pedana un tripudio di volant, balze e frange che esplodono in una palette cromatica vibrante. Poi ci sono anche le piume che si fanno protagoniste anche del beauty look: in versione maxi contornano gli occhi, rendendo lo sguardo ancora più magnetico. A sbocciare non sono solo i modelli, che ricordano boccioli fiorenti, ma anche le fantasie che presentano fiori in tutte le salse, che talvolta, quando scoprono le gambe, si abbiano a collant ricamati a tema. Fanno comparsa anche cappe, pantaloni maschili e gonne corte che danno vita a uno stile più casual e informale – almeno per l’Alta Moda.