-
Piumini imbottiti, caban doppiati e giacche a vento non reggono il confronto: il re dell'inverno è sempre stato ed è tutt'ora sua maestà il cappotto. D'altronde, loro sono arrivati solo in anni relativamente recenti a vestire il freddo di città: usciti dal tradizionale ruolo di capi sportivi, hanno cercato di minare la salda supremazia del re dei re. Ma senza riuscirci.
Un primato così, va celebrato. E non poteva farlo che il re dei cappotti, Max Mara. Nella bella mostra "Coats! Max Mara, 55 anni di moda italiana", il capo cult viene "scannerizzato" attraverso un percorso che ne racconta la storia con l'esposizione di incisioni, litografie, stampe e modelli dal 1500 al dopoguerra provenienti dalle collezioni Kostumbibliothek di Berlino e Kyoto Costume Institute. La parte recente è affidata al Gruppo Max Mara, che ha selezionato 70 cappotti dagli anni Cinquanta fino ai giorni nostri, supportati da numerosi schizzi provenienti dagli archivi aziendali, testimonanza dei rapporti di collaborazione avuti nel corso degli anni con stilisti del calibro di Karl Lagerfeld e Jean Charles de Castelbajac, Luciano Soprani e Guy Paulin. Le Immagini di Sarah Moon, Peter Lindbergh, Richard Avedon e Steven Meisel segnalano l'evoluzione dell'immagine in campagne pubblicitarie dal forte impatto evocativo.
Dopo il successo della prima tappa presso il Kulturforum di Berlino, la mostra approda a Tokio: dal 18 Ottobre al 25 Novembre 2007 è on stage al Mori Arts Center con il suggestivo allestimento curato dallo studio Migliore+Servetto Architetti Associati. Prossime tappe: Cina, Spagna, Stati Uniti, Italia.
Nella foto in alto: la copertina del catalogo della mostra edito da Skira e curato da Adelheid Rasche. Distribuito nelle migliori librerie di tutto il mondo, ospita, tra gli altri, i prestigiosi contributi critici di Colin McDowell, Marco Belpoliti, Enrica Morini e Mariuccia Casadio.