Pochi ma buoni: è questo il nuovo mantra da tenere a mente per l’estate 2020. La tendenza che invita ad avere meno abiti e più attenzione ai tessuti risponde alle nuove esigenze di sostenibilità ambientale, tanto care agli stilisti emergenti così come a quelli affermati, e va incontro ai venti di crisi causati dall’emergenza sanitaria. Così, per goderti a lungo tutta la bellezza dei tuoi capi, ecco alcuni consigli da seguire, sia che tu stia per rinnovare il guardaroba, sia che tu voglia sfruttare al meglio gli abiti “vintage” di cui magari pensavi (ingiustamente) di disfarti.
Leggi sempre l’etichetta
«Lavaggio e composizione sono le caratteristiche più importanti di un capo da controllare» spiega Jacopo Tonelli, buyer e proprietario del luxury store L’Inde Le Palais di Bologna e del gruppo Jato. «Sono questi 2 elementi che determineranno la vita dell’abito, la sua durata nel tempo». Se il tuo armadio è un tripudio di cotone, lino e seta, hai già fatto le scelte migliori, perché i tessuti più adatti ai mesi caldi sono quelli naturali.
Non lo dicono solo gli stilisti, da Stella McCartney (paladina della moda eco e sostenibile) a Etro e Ferragamo, che hanno proposto meraviglie di cotone soffice o croccante, morbido lino, seta suadente. Ancora più belli in bianco e beige, «nuance capaci di esaltare la loro naturalità e da impreziosire con bijoux di legno e di conchiglie, con borse di paglia e scarpe di corda» consiglia Anna Turcato, docente di Storia della moda. Lo dicono soprattutto le nostre scelte come consumatori: per Jacopo Tonelli, abituato a tastare il polso della clientela e a captare le nuove esigenze, «cotoni, voile e canvas naturali sono il trend del momento, ma i gusti si stanno orientando anche verso materiali riciclati e organici, che rappresentano l’unica vera sostenibilità per la moda, concetto ormai caro a tutti».
Scegli con gusto (senza dimenticare l’etica)
«I tessuti naturali hanno il vantaggio di accompagnarci a lungo e, se sono realizzati in modo ecologico, con il loro smaltimento si inquina di meno» dice Anna Turcato. «Ogni anno vengono prodotti circa 80 miliardi di nuovi capi, ma dei 5,8 milioni di tonnellate di rifiuti tessili solo un quarto viene riciclato: pensiamoci e optiamo per acquisti più eco. Il cotone organico, per esempio, è meglio di quello standard perché ottenuto senza l’uso di pesticidi e di un altro centinaio di inquinanti». Ormai lo sappiamo: l’etica green non prescinde più da stile ed estetica. Esiste perfino una collezione di abiti da sposa (di Cangiari, marchio calabrese) realizzata solo con filati bio.
Controlla le certificazioni
Ricapitolando: per il cambio di stagione, bisogna puntare su tessuti naturali, riciclati e sostenibili. Ma “naturale” non fa sempre rima con “sostenibile”: il cotone è la fibra che sfrutta più risorse ambientali per venire coltivato. Né va a abraccetto con con “vegan friendly”: per produrre la seta il baco viene praticamente lessato nel bozzolo, tanto che lo stilista Tiziano Guardini e Mantero hanno creato capi in Peace Silk ricavata dai bozzoli abbandonati dalle farfalle. Così come “green” non è per forza anche etico e non garantisce che la manodopera non venga sfruttata. Ecco perché, se trovi un capo con un’etichetta che indica una certificazione Gots (Global Organic Textile Standard), compralo subito e tienilo caro: attesta che il filato è stato prodotto in modo sia sostenibile sia etico. Fai lo stesso se ti imbatti in un’etichetta Oeko-Tex, che assicura l’assenza di sostanze tossiche per la pelle.
Ogni anno vengono prodotti circa 80 miliardi di nuovi capi, ma dei 5,8 milioni di tonnellate di rifiuti tessili solo un quarto viene riciclato
Ci sono poi informazioni merceologiche che sarebbe meglio imparare prima di ogni acquisto, ma non è semplice ottenerle: per esempio, i cotoni migliori sono Pima, Sea Island ed Egiziano, ma difficilmente li troverai indicati sull’etichetta.
Come fare, allora? Guarda la camicia che vuoi acquistare in controluce: se noti irregolarità nella trama o eccessiva trasparenza, la qualità non è al top. Il lino è ideale sotto il sole: nobile e antico, resta insuperato per traspirabilità e resistenza, in più la sua coltivazione richiede poca acqua. Occhi aperti e mani pronte, perché spesso alcuni prodotti sono in realtà confezionati in ramiè ma, mentre il lino si coltiva in Europa, il ramiè è di provenienza asiatica e fa parte della famiglia delle urticacee, per questo risulta piuttosto rigido e pungente. Il vero lino lo riconosci perché è fresco e morbido ed è caratterizzato da grumi irregolari ed evidenti (le “fiammette”).
Riserva la seta per la sera
Questo tessuto mantiene il corpo fresco e a temperatura costante, però si macchia con il sudore: per questo va usato al calar del sole. La vera seta diventa leggermente calda se la strofini tra le dita e ha un prezzo elevato perché lo è il suo costo di produzione. «Abituarsi a toccare il prodotto e osservarne caduta e compattezza aiuta a distinguere un buon tessuto» rivela Jacopo Tonelli «così come bisogna imparare a diffidare dei prezzi molto bassi, che non sono attuabili con tessuti di qualità». Purtroppo capita che anche alcune griffe utilizzino materiali scadenti in collezione, ragione in più per capire l’importanza di riconoscere una stoffa naturale di pregio e, di conseguenza, un abito che si meriti davvero di far parte del proprio guardaroba d’estate.