Dopo le sfilate maschili, dal 20 al 23 gennaio si sono tenute a Parigi le sfilate di alta moda. Come sempre, abbiamo visto sfilare in passerella abiti da sogno, dalle spose in mocassini di Chanel alle signore eleganti di Valentino, dalle creazioni al limite della realtà di Iris van Herpen alle silhouette morbide di Dior fino alle principesse romantiche di Giambattista Valli, che ha scelto la presentazione statica. Abiti destinati a clienti molto facoltosi ma che certamente vedremo sul tappeto rosso dei prossimi Oscar, in programma il prossimo 9 febbraio.
L’ultima volta di Jean Paul Gaultier
È andata in scena anche la sfilata-evento di Jean Paul Gaultier, con cui lo stilista francese ha salutato le passerelle – «Questo sarà il mio ultimo spettacolo di Haute Couture. Accorrete – non potete perderlo», ha detto in un divertente video su Instagram – dopo cinquant’anni di carriera. Il suo progetto però non si interrompe: assumerà altre forme, come ha spiegato lui stesso.
Celebre per la sua celebrazione spensierata della sensualità, sia maschile che femminile, il designer del reggiseno a cono di Madonna (quello del Blonde Ambition Tour 1990) ha presentato quasi 200 look che riassumevano il suo stile, dalle righe da marinaretto ai tuxedo super sexy. Hanno sfilato per lui tutte le sue muse, da Rossy de Palma a Yasmin Le Bon: così il defilè si è trasformato in una festa.
Ma come funziona l’Haute Couture?
Per poter essere ammessi al calendario ufficiale della Couture parigina ci sono dei rigidi parametri, stabilite dal ministero francese dell’Industria e dalla Fédération française de la couture. Il regolamento prevede infatti che gli abiti vengano realizzati esclusivamente su misura, che il marchio possieda un atelier a Parigi per confezionare gli abiti, che in quell’atelier ci lavorino almeno 20 sarti a tempo pieno e che si presentino le nuove collezioni due volte l’anno, a gennaio e a luglio.
A differenza del prêt à porter, che è sempre avanti di una stagione, le proposte dell’alta moda sono per la stagione immediatamente successiva (in questo caso la Primavera Estate 2020, le cui proposte prêt à porter hanno sfilato invece lo scorso settembre). Gli abiti di alta moda sono il trionfo dell’artigianalità tessile: sono infatti il frutto di innumerevoli ore di lavoro, sono realizzati solo con materiali di alta qualità e spesso molto preziosi e oggi sfruttano anche le più avanzate tecnologie (come il taglio del pizzo al laser). Un singolo abito puà costare centinaia di migliaia di euro.
Chi compra quegli abiti costosissimi?
Ma chi sono i fortunati clienti che possono accedere a degli abiti che vengono realizzati per larga parte a mano e sono spesso esemplari unici? Come aveva spiegato Alexander Fury in un articolo per il T Magazine nel 2015, il magazine dedicato del New York Times, anche se l’Haute Couture sembra «il più grande anacronismo del 21esimo secolo», la ragione per cui ancora sopravvive è proprio perché rappresenta la punta più alta del lusso.
Le clienti provengono da India, Russia, Brasile, Cina e Medio Oriente. Nonostante i prezzi strabilianti, le maison di alta moda non guadagnano molto da questo mercato che – com’è facile immaginare – è estremamente ristretto. Per molti marchi, infatti, le principali fonti di guadagno rimangono gli accessori e le licenze cosmetiche, ma la couture è un distintivo d’eccellenza cui (quasi) nessuno vuole rinunciare: ecco perché marchi come Dior, Valentino, Armani Privé e Maison Margiela continuano a rimanere nel calendario ufficiale. Continuando a farci sognare.