«Cercavo un luogo tranquillo dove scrivere e un giorno ho deciso di provare ad andare in albergo. Il posto era bellissimo, il personale premuroso e l’atmosfera calma: ho finito per rimanerci 6 mesi» ha raccontato J.K. Rowling, che nella stanza numero 552 del Balmoral Hotel di Edimburgo ha scritto l’ultimo capitolo della saga di Harry Potter. E non è l’unica star ad aver scelto un albergo come dimora: David Beckham, appena arrivato al Real Madrid, si è trasferito con Victoria e figli nella doppia suite presidenziale del centralissimo Santo Mauro e Robert De Niro è così innamorato del suo attico allo Chateau Marmont da farne casa sua ogni volta che gira un film.
Ma se finora il comfort e l’eleganza dei grandi alberghi sono stati un privilegio per pochi, oggi gli hotel di lusso sono sempre più “luoghi da vivere” anche per i comuni mortali: «L’idea tradizionale di albergo, riservato solo agli ospiti e con orari rigidi di check in e check out è ormai sorpassata» spiega Giorgio Ghiselli, consulente nel settore ospitalità e partner della società Hotel Seeker. «Oggi l’hotel è uno spazio aperto e fluido dove lobby, bar e area coworking si fondono in un unico ambiente in cui tutti, clienti e non, possono incontrarsi a mangiare, chiacchierare e lavorare».
L’ultima tendenza è il “microstay”
Le porte di camere e suite a 5 stelle si aprono a chiunque sia in cerca di un “break” di poche ore. «In tempi in cui viaggiare è un miraggio, uscire a cena impossibile e anche i ritrovi con gli amici sono da evitare, permette di godersi un tè con servizio in camera, organizzare una riunione di lavoro in remoto con mezzi e assistenza tecnica professionali, ma anche festeggiare un evento speciale» sostiene Ghiselli. Una tendenza che ha preso il volo in questi mesi: secondo il sito di booking ByHours, le prenotazioni orarie da maggio a oggi sono più che triplicate rispetto al 2019.
La vacanza si fa “staycation”
E se qualche ora non basta, in tempi di Covid, la vacanza si fa “staycation”: uno o due giorni per godere dei servizi di hotel di lusso e per sentirsi turisti nella propria città. Succede anche al celebre Walford Astoria di Beverly Hills, dove l’85% dei clienti, oggi, sono del posto. E anche per gli “staycationer” nostrani si moltiplicano i pacchetti in hotel a prezzi super.
Non è soltanto l’effetto pandemia. Le trasformazioni in atto sono lo specchio di bisogni più radicati: «Una volta nei grandi alberghi si veniva alla ricerca di lusso e privacy, oggi le persone sono a caccia di esperienze immersive e originali» nota l’esperto. «Un esempio per tutti: la nuova figura del “business concierge” che ha il compito di presentare gli ospiti con interessi comuni e affinità elettive, per creare connessioni e condividere momenti attraverso un calendario di appuntamenti, tutto organizzato dalla struttura».
Gli alberghi del futuro?
I Condo hotel o i Serviced apartment, suite indipendenti che rispecchiano le esigenze del singolo ospite, con spazi flessibili per lavorare, riposare o cucinare, da soli o in compagnia. Il tutto con servizi alberghieri personalizzati e su misura.
La conferma arriva dal nuovissimo Ariosto Social Club, ex hotel Ariosto, a Milano (ariostosocialclub.com): «Sulle ceneri di un albergo tradizionale con 50 stanze abbiamo creato 20 appartamenti, che uniscono la libertà e l’intimità di casa con il meglio degli hotel extralusso» racconta l’ideatore del progetto, l’albergatore Emanuele Vitrano Catania. Vuoi decidere personalmente la temperatura da trovare al tuo arrivo o la musica da ascoltare ancora prima di entrare in casa? Puoi farlo tramite app. Ma puoi anche ordinare fiori freschi, champagne o una cena goumet con tanto di chef servita in camera. E all’interno dell’edificio ci sono anche un ristorante, un caffè, una palestra e un parrucchiere. Chissà se questa nuova formula riuscirà a conquistare anche la Rowling e a ispirarle il tanto atteso sequel di Harry Potter!