Quante volte ti sarà capitato di acquistare un rossetto, una cipria o un fondotinta e di accorgerti che, per svariate ragioni, non era un prodotto adatto a te? Così, spesso, quegli acquisti rimangono a prendere polvere nei cassetti finché non li buttiamo via. Ora però, grazie anche alla nuova coscienza ecologista di questi anni, c’è chi quei prodotti li rivende e chi li compra.
In America e in Giappone è già tendenza: nascono infatti dei siti specializzati dove è possibile acquistare prodotti beauty “rigenerati”. Ne è un esempio Glambot, piattaforma americana fondata nel 2013 da Karen Horiuchi nel 2013 che ben presto è diventata un punto di riferimento per il mercato di seconda mano per i prodotti di bellezza.
Molto simile ai siti dove si possono acquistare capi e accessori usati (come Depop o Vestiaire Collective), anche Glambot permette di rivendere prodotti per la cura della pelle o per il trucco nuovi oppure poco utilizzati. Si crea un annuncio con delle foto che rispettano i parametri del sito e una volta convalidato quell’annuncio, si attendono le offerte degli utenti del sito e dell’app dedicata. Funziona così anche Poshmark, dove si possono trovare anche vestiti e accessori.
In Giappone, invece, va fortissimo Mercari, e-commerce fondato nel 2013 da Shintaro Yamada. Tra le ragioni del suo successo c’è anche Mercari NOW, un sistema di pagamento che permette a chi vende di ricevere il pagamento in maniera immediata. Ma prodotti usati si possono trovare anche su e-Bay.
I prodotti che funzionano di più
Come segnala in un approfondimento di Vogue Business, i prodotti più ricercati sono spesso quelli più in voga in quel momento, come profumi, palette di ombretti e rossetti in edizione limitata create da make-up artist, beauty influencer e celebrity, come Kylie Jenner o Jefree Star. Sono anche molto richiesti gli accessori più costosi o di tendenza, come il phon Dyson, e gli ultimi dispositivi di tecnologia cosmetica, come spazzole che massaggiano il viso e gli ormai celebri roll-on per il viso da utilizzare durante la skincare quotidiana.
Gli analisti interpellati da Vogue considerano il mercato del beauty usato un fenomeno interessante ma ancora in erba: esiste infatti da troppo poco tempo per avere un’idea precisa della capacità di allargamento del settore. Come rilevano alcuni studi, però, sono molto interessanti le motivazioni che portano a comprare prodotti cosmetici di seconda mano. Secondo un sondaggio condotto da Ipsos sempre per Vogue Business, ad esempio, «il 37% delle persone si è detto interessato all’acquisto di prodotti di bellezza precedentemente usati ma inutilizzati e non aperti». Una ricerca di WGSN, invece, segnala che sono i prezzi vantaggiosi, una certa propensione per il riciclo e il senso di “community” che si crea online fra gli utenti ad attirare verso questo tipo di mercato, soprattutto per Millennial e Generazione Z.
Ma è igienico utilizzare il rossetto di una sconosciuta?
Uno dei principali ostacoli a un eventuale boom del beauty usato, però, rimane la preoccupazione di molti consumatori riguardo la dannosità di prodotti acquistati di seconda mano. Se infatti oggi il mercato dell’usato coinvolge sempre più settori – lo segnala anche Glossy: sono sempre di più i rivenditori di sneaker e le piattaforme dove si possono vendere, acquistare capi o prendere in prestito capi e accessori firmati – sul beauty sembra esserci qualche preoccupazione in più. Saranno davvero inutilizzati? Chi li possedeva prima? Come sono stati conservati? È igienico mettere il rossetto di una sconosciuta anche se gli è stata tagliata la parte già utilizzata?
Per ovviare a questi dubbi e legittime preoccupazioni, siti come Glambot e Poshmark stanno cercando di mettere in atto delle speciali politiche di rigenerazione dei prodotti così da renderli sicuri per un successivo utilizzo. Ci stanno pensando anche gli stessi marchi del beauty: considerando che spesso l’invenduto viene distrutto, l’idea di riciclarlo o rivenderlo a prezzi più competitivi non è affatto sbagliata. Sarebbe un modo di dare una seconda vita a prodotti che altrimenti finiscono nella spazzatura: una cosa che, di questi tempi, non possiamo più permetterci.