L’adorabile olinguito, detto orso-gatto, del Bioparco di Roma. Il rinoceronte bianco del Parco faunistico Natura Viva di Bussolengo, vicino a Verona. I buffi pesci-sega dell’Acquario di Genova. Sono solo alcune delle specie animali in via d’estinzione accudite, accanto ad altre meno rare, nei parchi faunistici italiani: insieme alle cittadelle del divertimento “alla Gardaland”, sono visitati ogni anno da una media di 20 milioni di persone. Chiusi dalla quarantena, questi luoghi magici potranno riaprire a breve grazie al decreto Rilancio, anche se veterinari, operatori e volontari non hanno mai smesso di lavorare, e le specie in cattività non hanno mai rischiato la sopravvivenza.
«Nei Paesi del Nord europa la conservazione degli animali è considerata patrimonio della collettività e finanziata con fondi pubblici: da noi il 99% delle imprese sono private e non ricevono contributi statali»
Molti esemplari sono in attesa di essere restituiti allo Stato di provenienza, che ne è proprietario, in seguito ai sequestri dei Carabinieri forestali o grazie al network European Association of Zoos and Aquaria (Eaza) che li tutela. «Contrariamente ai Paesi del Nord Europa, dove la conservazione degli animali è considerata patrimonio della collettività e finanziata con fondi pubblici, da noi nel 99% dei casi le imprese sono private, senza contributo statale» dice Gloria Svampa, zoologa e presidente onoraria dell’Uiza, l’associazione che raccoglie 15 zoo e acquari italiani con finalità scientifiche ed educative, dallo Zoom di Torino al Bioparco della Capitale.
A Verona un cucciolo di gipeto, un grande avvoltoio, aspetta di rientrare nel suo habitat
Il rischio di rimanere chiusi in un periodo di alta affluenza come la primavera-estate è scongiurato, però ha rallentato i fondi necessari non solo al mantenimento di animali e lavoratori, ma anche a finanziare i programmi di ripopolamento delle specie estinte. Al Parco Natura Viva di Bussoleto (Vr), tra i progetti di reintroduzione in natura, «il più urgente riguarda un cucciolo femmina di gipeto, grande avvoltoio con una funzione unica nel mondo animale: si nutre delle ossa delle carcasse. Siccome non riesce a spezzarle con il becco, le lancia in volo sulle rocce per farle rompere in pezzi» racconta Cesare Avesani Zaborra, biologo e direttore scientifico dell’oasi che ospita 1.500 animali su 42 ettari.
«Prima della pandemia la piccola di gipeto era già pronta per essere portata sui massicci francesi dove contiamo di liberarla a giugno. Ma poi il Covid-19 ha bloccato tutto e ora che ha già 3 mesi bisogna fare in fretta, prima che perda la capacità di apprendimento propria dei cuccioli, necessaria a vivere in libertà». Un anno fa in Spagna è stato liberato anche il fratello, primogenito della coppia di avvoltoi affidati in tempi diversi al Parco dal Consorzio europeo specie minacciate. Dove si sono incontrati e piaciuti («non è una cosa scontata»).
«Sono uccelli longevi, vivono fino a 40-50 anni e fanno un uovo all’anno. Nei rari casi in cui invece si schiudano 2 uova, il cucciolo più forte, implume e cieco, attacca l’altro per conquistare la cura esclusiva dei genitori». Con un solo giorno di apertura nel 2020 il Parco Natura Viva, 160 dipendenti e un costo giornaliero a pieno regime di 24.000 euro, ha reagito alla crisi facendo appello al crowdfunding. «Sono arrivate donazioni per oltre 185.000 euro. Singoli cittadini e aziende hanno “adottato” sulla carta draghi di Komodo e panda rossi del Nepal» spiega Avesani Zaborra.
A Roma gli ex cavalli da corsa diventano stunt-horse sui set dei film
Stessa modalità dal basso per l’acquisto del fieno per i 15 cavalli dell’associazione Relived Horses, ospiti dell’ippodromo Capannelle a Roma. L’associazione fondata da Jacqueline Freda, una della poche donne fantino in Italia, ricolloca ex cavalli da corsa nel mondo delle comparse cinematografiche. Perché, se a 5 anni un purosangue ha concluso la sua carriera in pista, non necessariamente dev’essere destinato alle corse clandestine o al macello. «La nostra onlus intercetta questi cavalli con ancora molta vita davanti – si stima siano 1.000 all’anno – e li riaddestra mettendoli a disposizione del mondo dello sport, del sociale, affidandoli per esempio a centri di ippoterapia, e del cinema» racconta la presidente Sabina Findley.
«È il mio modo di pagare il debito di riconoscenza ai cavalli da corsa» aggiunge Jacqueline Freda che, figlia di un regista di pellicole d’azione, è stunt woman dal 1984 e ora horse master. «Accompagno gli esemplari sul set, sono presente nelle loro scene. Il primo ingaggio è stato Casanova, girato a Venezia; l’ultimo prima del coronavirus la serie Sky Anna di Niccolò Ammaniti girata in Sicilia. Il cavallo doveva correre all’interno del primo piano di un palazzo a Palermo seguito da ragazzini vocianti» racconta. In attesa che riparta il set di una serie americana girata a Cinecittà che «garantirà fieno e biada non solo per i cavalli attori ma anche per i “colleghi” quadrupedi in via di ricollocazione».
A Genova 2 tartarughe Caretta sono state curate e torneranno nel golfo di Portofino
Sono invece oltre 400 le specie di pesci, rettili, anfibi, uccelli e mammiferi marini ospitati dall’Acquario di Genova che attendono di ritornare al centro dell’attenzione «soprattutto dei visitatori bambini» racconta Laura Castellano, biologa marina e curatrice del settore Mediterraneo, mestiere che la porta a immergersi spesso tra gli squali in vasca. «Entriamo sempre in 2, uno controlla i parametri dell’acqua e l’altro tiene d’occhio i pesci. Se cambiano continuamente direzione o inarcano le pinne è segno di nervosismo. Allora meglio uscire».
Paradossalmente in questi mesi è stato più facile occuparsi dei pesci di grossa taglia che non dei cavallucci marini nati in un centinaio di esemplari, spiega la biologa. «Hanno bisogno di mangiare 5 volte al giorno! Stessa cura certosina l’abbiamo riservata a 2 tartarughe Caretta arrivate un anno fa con i carapaci fratturati e infezioni al piastrone inferiore. Ora sono guarite, pronte per esser liberate al largo di Portofino. Anche nel Porto Antico di Genova è partito il conto alla rovescia.
«Stiamo lavorando per riaprire in totale sicurezza» assicura Giuseppe Costa, presidente e a.d. di Costa Edutainment che gestisce 10 strutture (oltre all’Acquario di Genova, Livorno, Cattolica e Aquafan di Riccione). «La spesa annuale per il benessere degli esemplari si aggira sui 7,5 milioni di euro che al momento sosteniamo senza aiuti statali».
Come stanno leoni, tigri, elefanti del circo?
Nonostante secondo Eurispes oltre il 70% degli italiani sia contrario all’uso di animali nei circhi, già messi al bando in 50 Paesi nel mondo, da noi non esistono restrizioni all’uso sotto i tendoni di tigri, leoni o elefanti. «In questa crisi sono stati purtroppo come sempre: in sofferenza» spiega Gianluca Felicetti, presidente della Lav, associazione dalla parte degli animali. «Pur potendo contare ogni anno su finanziamenti pubblici, queste imprese sono in crisi». E in attesa dei 10 milioni di euro richiesti al governo a fine marzo, gli ospiti sopravvivono grazie alla solidarietà. A cominciare dagli agricoltori della Coldiretti, che dal Friuli alla Sicilia si sono mobilitati per donare tonnellate di carne, latte, verdura per nutrire le vittime collaterali dell’emergenza sanitaria.