Da qualche tempo Maya, un pastore belga di 6 anni che abbiamo adottato 2 anni fa, ha cominciato a parlarmi. Lo fa in una lingua tutta sua, con tanti versetti e piccoli ululati. È il suo modo per dirmi che è contenta di uscire o, al contrario, per convincermi a restare a casa, perché sto preparando la sua pappa. Accompagna questi “discorsi” col linguaggio degli occhi e delle zampate ben assestate se non le sto prestando attenzione. A volte, quando siamo fuori per una passeggiata nei boschi, saltella avanti felice ma si gira a controllare per vedere dove sono e, se sto guardando il cellulare, mi tira la giacca con i denti per farmi capire che non è quello il momento giusto perché c’è lei; altre volte, quando siamo a casa, si accuccia sul suo cuscino e mi guarda di sottecchi, sempre all’erta per cercare di afferrare ogni mio movimento e stato d’animo.

Abbiamo instaurato un rapporto così speciale che basta davvero poco per capirsi. E non sono la sola. Sulla convivenza con un cane Leonardo Caffo ha scritto un libro delizioso, Il cane e il filosofo (Mondadori), in cui racconta della sua vita con Pepe, biondissimo meticcio «vissuto per circa quattordici anni in Sicilia, dal 2003 al 2017». Un legame forte, unico, dove cane e filosofo si specchiano l’uno nell’altro. E dove il mondo animale diventa insegnamento di vita. «Il detto popolare “il cane è il miglior amico dell’uomo” non è così stupido come sembra perché tra cane e uomo c’è stata, e c’è, una capacità di camminare insieme, di co-evolversi; e se ci si apre a questa relazione e ci si lascia guidare dal cane, si possono imparare molte cose: prima di tutto che il cane è il punto di vista su un’altra realtà» mi spiega.

Cosa si prova ad avere un cane

Ma cosa si prova ad avere un cane? «Ci sono due modi di stare con un animale» mi dice. «Quello passivo, mi prendo un cane per compagnia ma poi mi disinteresso di chi è e di cosa ha bisogno; e poi c’è quello che considera l’incontro con un cane come una specie di grande teoria dell’innesto con la diversità. In pratica assistiamo alla nascita di una terza persona che è una specie di umano-cane o di cane-umano».

Se ci penso ha proprio ragione. Il più delle volte un cane si prende per affetto. E quello che riesce a darti è impagabile: adorazione, lealtà, coccole. Ma un cane pretende anche. Ti insegna a prestare attenzione, a rispettarlo nei suoi bisogni, a darti altre priorità. E alla fine ti rendi conto che a poco a poco ti ha davvero cambiato la vita e ti ha insegnato altri modi di esistere. Il filosofo concorda: «Al di là delle frasi retoriche che di solito ci vengono raccontate – “il cane mangia, dorme, lo porti a spasso e sei a posto”- non è che appena prendi un cane sei immediatamente in grado di occupartene.

È complicatissimo sottostare alle esigenze di un altro individuo con cui non c’è una comunicazione linguistica. È una specie di grande palestra di cosa significa avere un neonato, dove tutto è sbilanciato sulla cura: significa portarlo fuori anche quando non ne hai voglia e magari piove, vuol dire stare appresso ai suoi malanni e alle sue necessità alimentari. È un rapporto che mette in piazza tutta una serie di complicazioni, emozioni e capacità di comprensione del mondo. Ma che poi ti ripaga con una grande educazione alla diversità, alla natura, a comunicare col corpo e non solo con le parole».

Scandire la giornata coi tempi del cane

Io, per esempio, non avrei mai immaginato di scandire la giornata coi tempi di Maya: la sveglia alle 6,30, l’uscita col freddo e le scarpe da trekking per passeggiare in mezzo al fango o nei prati bagnati dalla rugiada. La tuta che si sporca e chissenefrega. Le magliette bucate dai suoi denti. O di organizzare le vacanze in base alle sue esigenze. Caffo mi cita lo scrittore Paolo Cognetti che per una intervista ha voluto farsi fotografare col suo Lucky, amico inseparabile. Nella foto sono uno abbracciato all’altro e le loro teste, così ispide e selvagge, sembrano una cosa sola. Anche io da quando ho Maya la considero quasi come una mia appendice: dove vado io, viene lei. Dove vuole andare lei, io la seguo. Qualcuno dice che ci assomigliamo. La verità è che ci siamo adattati l’uno all’altra negli orari, nei bisogni, nel modo di stare insieme.

«Il cane è una bestia filosofica»

Maya mi guarda e nei suoi occhi leggo semplicità. La comunicazione e il legame tra noi non è inquinato da pregiudizi e complicazioni. Le regole sono chiare: se tu mi dai retta io ci sono. Se mi dici cosa devo fare lo faccio. Lei impara, ma io devo fare uno sforzo: non posso pretendere e basta, devo abbassarmi a capire cosa mi sta comunicando e cosa, in quel momento, la porta ad avere un dato comportamento. «Il cane è una bestia filosofica» mi risponde Caffo. «Rappresenta tutta una serie di cose che la filosofia, la religione, la meditazione, la cultura del benessere hanno cercato: il concetto di qui e ora, la presenza a se stessi, la capacità di stare in un luogo intensamente, la necessità di ascoltare il proprio corpo, il fatto che c’è un sistema di priorità che può essere molto diverso da un mondo fatto soltanto dagli umani e che esistono altri modi per stare al mondo».

La pet therapy

Quella che chiamano pet therapy e su cui ero un po’ scettica, ho scoperto che funziona: il mio cane ha un effetto calmante, è capace di mettermi di buon umore, di aiutarmi a sgombrare la mente da pensieri affannosi. «Ti aiuta a stare coi piedi per terra e non con la testa fra le nuvole» mi conferma Caffo. Saranno le passeggiate continue (minimo 3 al giorno), sarà che mentre stai facendo qualcosa a volte ti costringe a lasciare tutto per darle retta. Sarà per il suo vivere intensamente ogni attimo, per l’immersione in qualcosa che ha un legame con la natura selvaggia. Oppure la sveglia scodinzolante al mattino quando ancora sono a letto per dirmi: «Ciao è un altro bellissimo giorno. Usciamo?».

Il libro da leggere

Il cane e il filosofo. Lezioni di vita dal mondo animale (Mondadori) di Leonardo Caffo, è la storia dell’adolescente Edo – alter ego dell’autore – e di Pepe. Racconta la loro evoluzione con due voci alternate: parla il cane, parla Edo. E insieme formano un mondo.

Il filosofo Leonardo Caffo

Leonardo Caffo insegna Filosofia teoretica al Politecnico di Torino e Fenomenologia delle arti visive contemporanee alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Ha vissuto 14 anni con Pepe, meticcio adottato. Il suo ultimo libro è Essere Giovani. Racconto filosofico sul significato della adolescenza (Ponte alle Grazie).