Sono sempre più numerose le donne con i capelli al naturale. Che senza girarci troppo intorno, vuol dire non tinti, grigi o bianchi. La tendenza è forte, si vede negli eventi del cinema e della moda, nella pubblicità ma le celeb non sono un’avanguardia coraggiosa. Sono solo la parte amplificata di un drappello di donne che incrociamo tranquillamente per strada. Perché aver rinunciato al parrucchiere durante il lockdown e il generale clima di body positivity, cioè di accettazione del proprio aspetto e di quello altrui, ha reso più libera la scelta di non tingere.

I capelli al naturale a molte stanno bene e, in una reazione a catena, quelle che smettono con il colore accendono una scintilla nelle altre. Del resto, il rifiuto della donna con i capelli naturali è un’abitudine, uno stereotipo: non tingere è “da vecchia”. Ma i capelli cominciano a scolorire ben prima della vecchiaia, in genere, intorno ai 40. Non è raro dopo i 35. Un fatto che più viene accettato e mostrato, meno ci sembra brutto o strano.

Serve benevolenza verso se stesse

La maggior parte delle donne over 40 si fa bionda a prescindere dal colore di partenza e va benissimo così. La resistenza verso i capelli al naturale infatti non è solo estetica. Si pensa che sia segno di trascuratezza, di perdita di combattività e seduzione e forse un pizzico di verità c’è, visto che la maggior parte delle donne che ora li mostrano hanno interrotto la tinta durante il lockdown perché “tanto nessuno mi vede”. La novità è che le limitazioni della pandemia e il pressappochismo hanno portato alcune a una rivelazione positiva.

Come ha raccontato l’attrice Andie MacDowell che si è presentata sul red carpet di Cannes con i ricci brizzolati: «Durante la pandemia, non stavo più facendo la tinta ai capelli e si vedevano le radici, le mie figlie continuavano a dirmi che sembravo più tosta. E l’idea mi è piaciuta. Così li ho lasciati crescere e li adoro. Voglio scacciare il pregiudizio che c’è su chi decide di abbracciare il suo colore naturale. Non è che io mi sto lasciando andare, non la vedo così». La MacDowell e le donne famose come lei vengono chiamate dalle persone gentili silver fox, volpe argentata, animale affascinante, aggressivo e per niente trasandato. Dalle donne-nemiche-delle-donne, un fetta ancora consistente delle commentatrici dei social, invece, be’ ve lo immaginate come vengono appellate, no?

Conoscete il vostro colore naturale?

È vero che chi abdica alla tinta si lascia andare. Non alla sciatteria. Piuttosto a un cambiamento, a una nuova idea di sé e anche alla curiosità. Come sono in realtà i nostri capelli? Poche donne dopo i 40 saprebbero rispondere. La novità è che dopo averlo scoperto ci si può anche piacere, senza soffrire il peso del giudizio proprio e altrui.

Oltre all’ovvio senso di liberazione – dalla ricrescita, dal costo del parrucchiere, dai lunghi trattamenti – si assapora una certa leggerezza e benevolenza verso se stesse e verso le altre. Un effetto collaterale importante, visto che nel generale discorso sulla normalizzazione dei corpi, l’argomento “capelli non tinti” resta ancora una zona franca di viperaggine dove sono frequenti e ammessi commenti del tipo: “Stanno malissimo, invecchiano e te lo dico per il tuo bene”. Commenti che, come la dichiarazione di Andie MacDowell suggerisce, vengono non tanto dalle giovani, quanto dalle coetanee, in un gioco di specchi che è facile intuire. Secondo una ricerca di Toluna per Dove, realizzata su un campione di 1000 donne in Italia tra i 12 ed i 55 anni, il 69% delle donne ha vissuto in prima persona o ha assistito a episodi di “pregiudizi legati ai capelli” e il condizionamento è sentito in particolare sul lavoro, dove si esercita una pressione tacita ad adeguarsi a stereotipi e modelli tradizionali.

I capelli al naturale e il colore silver non sono la stessa cosa

Sgombriamo il campo da un equivoco: l’argento e il brizzolato non sono la stessa cosa. Il silver è complicato da ottenere e da mantenere. Si raggiunge con l’aiuto di un colorista esperto (non tutti accettano di farlo) e lunghissime sedute di decolorazione dall’esito incerto, ricolorazioni, uso intensivo di riflessanti, shampoo antigiallo e maschere blu-viola. Più i capelli sono lunghi più è facile rovinarli. Quando il parrucchiere di fronte alla timida affermazione: “Ehm, stavo pensando di non tingerli più…” vi sciorina un lungo elenco di motivi a sfavore non lo fa per tornaconto ma per mettere le mani avanti. Se si ha un’idea glamour dei capelli grigi e la si vuole raggiungere in una sola seduta con l’aiuto di un hair stylist bisogna preparasi a investire molto tempo e molti soldi. Sette, otto ore e il relativo prezzo per aver impegnato un ottimo professionista per una giornata intera. Fatevi pure il conto.

La colorazone-decolorazione silver può essere un modo per saltare i tempi della ricrescita, ma il risultato non sempre avvicina al proprio colore naturale. A volte porta in un’altra direzione ancora, come quando le brune iniziano a virare al biondo per limitare l’esasperazione della ricrescita netta in mezzo alla testa. È un cambio di look ma non è la transizione al grigio.

Quanto tempo ci vuole per tornare al naturale

Se non si vuole più ricorrere alla tinta o a giochi strategici di colorazione, bisogna aver presente che i capelli perdono colore in modo anarchico, a ciuffi, a zone, a fili. Vale soprattutto per le brune, le castane o le rosse, certo per le bionde è meno evidente, ma non è scontato. Se si hanno 40-50 anni, difficilmente li ritroverete bianchi e luminosi come il manto dell’unicorno. Se lo sono, siete davvero fortunate e nessuna vi criticherà, ovvio, sembrerà che siete passate al platino, il biondo di Marilyn Monroe, fantastico. Purtroppo non saranno nemmeno grigio-blu come quelli della fata turchina. Saranno ribelli. Il che fa simpatia ma poi chissà, bisognerà scoprirlo come sono veramente, e ci vuole pazienza, più di un anno, a meno che non si taglino cortissimi. Signora mia, è pronta per tutto ciò?

Gli esempi di #greytransition su Instagram

Passare al naturale è come smettere di fumare, mettersi a dieta, allenarsi con un obiettivo. Richiede convinzione e costanza. Vanno messi in conto ricadute, ripensamenti. Non c’è di mezzo la salute e quindi non c’è niente di irreparabile nel cambiare idea in qualunque momento. Tutta la faccenda può restare nel perimetro del gioco, dell’esperimento, senza caricarla di troppi significati. Ma se la decisione è presa, si tratta di affrontare un cambiamento ed è normale cercare solidarietà e approvazione. Se tra le amiche è merce rara, si può guardare Instagram. Il social è ricco di profili rintracciabili con #greytransition, #greyhairtransition, #silversisters, #greyhair, #saltandpepper. Una volta curiosato tra questi hashtag, l’algoritmo provvederà a inondarvi di suggerimenti sempre nuovi.


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Le donne #greytransition

Le donne #greytransition spesso sono belle a prescindere dai capelli e questo può falsare un po’ le cose, bisogna ammetterlo. Contribuiscono però a chiarire il concetto che i capelli al naturale non sono una sciatteria. Il loro feed è una sorta di diario fotografico che racconta la personale transizione al grigio. In pratica, una carrellata di selfie. Si parte dalla ricrescita appena visibile proseguendo centimetro dopo centimetro, tra cuoricini grigi, frasi incoraggianti (e un po’ scontate) sull’accettazione di sé e l’autodeterminazione, solenni dichiarazioni tipo: “10 months #dyefree”. Dieci mesi di astinenza dalla tinta. Lo dicevamo, è come smettere di fumare.

Resistere ai ritocchi

La sfida in questi profili è estetica ma anche esistenziale. Per vincerla diventa importante non cedere al ritocco temporaneo con lo spazzolino, alla tinta fai-da-te che va via dopo 10 shampoo (e vi lascia magari certe sfumature verdastre…), allo shatush che camuffa, al cortissimo strategico: linea dura e pura. Le eroine di queste narrazioni spesso hanno i capelli lunghi fino alle spalle o anche di più. Quando la crescita arriva alle orecchie è un momento cruciale, quasi intollerabile. Ma per superarlo spesso si ricorre al raccolto: intorno al viso i capelli già al naturale e, dietro, un intreccio di chiaroscuri suggestivi. L’effetto è fiabesco o creepy, da regina o da strega, dipende dai punti di vista. Ma più lo vedete moltiplicarsi sul vostro smartphone più vi sembrerà accettabile. Anzi, la sensazione è che i capelli metà naturali e metà colorati siano diventati una tendenza a sé. Tanto che le ragazzine lo riproducono con colorazione e decolorazioni. C’è anche il momento della spuntatina o del nuovo taglio, una grande fonte di ispirazione.

Quando si è pronte per il cambiamento

Spesso a chi vuole farsi crescere i capelli al naturale, viene suggerito lo scalato, il corto, il taglio facile da gestire. Una comodità che si abbinerebbe naturalmente alla scelta di non tingere. Ma non è una ricetta buona per tutte. Rifiutare il colore può essere un bisogno di disimpegno rispetto all’appuntamento fisso con il parrucchiere ma non equivale ad andare a vivere in un monastero con i calzari ai piedi. Anzi, il più delle volte, ci si sente pronte per un taglio particolare, spregiudicato. O si è disponibili a fare maschere lucidanti, impacchi idratanti e styling con la cera o la piastra. Si desidera insomma trattare i propri capelli in un modo diverso rispetto a una routine sempre uguale dai 30 anni all’eternità. Un hair stylist che coglie questo bisogno e lo sostiene, difficilmente perde la cliente. Anche se è fisiologico (e liberatorio) abbandonare quello che vi vede – e vi guarda – da sempre nello stesso modo.

Tornando ai profili Instagram delle silver fox, quando il traguardo è raggiunto, immancabile, c’è lo scatto del prima e dopo. È un altro momento cruciale che mette a confronto due look ma soprattutto due fasi della vita. Se da spettatrici anziché intristirvi e inorridire siete sorprese da un certo miglioramento, forse è il momento di iniziare la transizione.