Per provare a capire cos’è Twitch, immagina una tv piena di programmi fatti in diretta dagli stessi spettatori, ognuno nella propria casa. Questa è la piattaforma rivelazione del 2020 fondata da 2 ragazzi nel 2011 e comprata nel 2014 da Amazon per 1 miliardo di dollari. Obiettivo: diventare la tv della Generazione Z, ospitando le dirette di qualsiasi utente in tutto il mondo. All’inizio le live erano sessioni di videogiochi. I gamer (chiamati «streamer») giocavano condividendo lo schermo di gioco. Chi si collegava come spettatore poteva guardare la partita, scrivere commenti, donare dei soldi allo streamer. Poi è arrivata la pandemia e milioni di ragazzi si sono ritrovati in casa davanti al pc.

Solo ad aprile 2020, Twitch ha registrato 1,6 miliardi di ore guardate al mese (il doppio rispetto al 2019), 26 milioni di visitatori al giorno e 4 milioni di utenti italiani al mese. E ha iniziato a ospitare ogni tipo di diretta: videogame, eventi musicali, talk show, lezioni di fitness. Sulla piattaforma sono sbarcati politici, realtà editoriali e personaggi di spettacolo. Fedez trasmette il suo show dalla sua casa milanese, Alessandro Cattelan ci parla di attualità, Bobo Vieri ci ha aperto la sua BoboTv. I creator possono guadagnare in 3 modi: con le sottoscrizioni degli abbonati al loro canale (da 5 a 25 dollari al mese), con eventuali donazioni in tempo reale degli utenti e con le pubblicità gestite dal portale che compaiono durante le dirette. Facile? Tutt’altro. Gli streamer nel mondo sono 6 milioni: un numero altissimo, che rende l’idea di quanto sia spietata la concorrenza e difficile la possibilità di capitalizzazione. Per ora, meglio che i ragazzi trattino la piattaforma per quello che è: un’opportunità di gioco.